Avete quel momento in cui ti vorresti fermare, sdraiarti sul letto, metterti le cuffie e ascoltare della musica? Questo era il desiderio di Gian, ma qualcosa glielo impediva e quel qualcosa erano 70 ragazzini urlanti che dovevano fare la doccia.
In quel momento era di fronte alla porta dei bagni maschili in cui si sentivano risate, prese in giro e odore di bagno doccia, vide passare i ragazzi più grandi che facevano battute da camerata, voltandosi vide Alessia mentre controllava le animate in mano teneva un asciugacapelli, gli sembrava particolarmente stanca, ma la capiva, avevano fatto una gita lunga 8km sia all'andata che al ritorno, in più mentre rientravano aveva iniziato a piovere, Gian aveva percorso 5 km con Gaia, una bambina del gruppo di Dario, era una ragazzina particolare, la sera prima aveva passato metà della cena a fare battute squallide facendola ridere assieme ai suoi compagni mentre Alessia e Dario avevano nascosto la faccia nel piatto o minacciato di morte.
Durante il ritorno Gaia non aveva fatto altro che chiedergli quanto mancava alla fine, poi l'aveva tempestato di domande sul suo zaino e infine l'aveva convinto a percorrere una strada diversa da quella che avevano percorso all'andata, risultato, le sue scarpe erano fradice, inoltre due metri prima della casa era riuscita a scivolare e questo per Gian era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Si staccò dal muro e guardò Marco: "Lascio a te gli altri, io sono in camerata." disse imboccando il corridoio pieno di scarpe. L'ambiente era saturo dell'odore dei piedi sudati misto a quello del bagno doccia.
Entrò nella sua camerata dov'erano presenti otto coppie di letti a castello, andò al suo e si tolse la felpa appendendola per il cappuccio al letto, poi fu il turno della suo marsupio tattico verde con dentro telefono, portafoglio, penna, blocco note e coltello multiuso, lo teneva sempre a destra a portata di mano.
Dalla tasca cosciale trasse fuori una scatolina bianca avvolta nel nastro telato arancione "Non si era detto che le avresti lasciate a casa?" disse una voce che conosceva fin troppo bene "Solo una." rispose voltandosi "Ti prego Ale." disse fissandola negli occhi "Mi hai fatto una promessa." rispose avanzando verso di lui "Però sono tanto stanco e nervoso, non posso ascoltare la musica, non posso stare con la mia migliore amica quindi lasciami almeno queste." disse mostrandole la scatolina "Mi hai promesso che non avresti mangiato più gomme alla menta per tutto il campo." "Ma ho comprato due pacchetti prima di partire." "Lo so bene." Rispose avvicinandosi a lente falcate fino a quando non fu di fronte al ragazzo "Ale, qualcuno ci potrebbe vedere." le disse fissandola negli occhi "Inoltre sei la mia migliore amica e..." Alessia sorrise "Lo so." sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra, poi rapida gli sfilò la scatola con le gomme e gli mise in mano un phon "Ecco a te." disse allontanandosi con un sorriso "Mi hai ingannato." esclamò "No, ho soltanto dato al mio migliore amico l'attrezzo che potrà utilizzare per asciugare i capelli ai ragazzini evitando che si prendano un brutto raffreddore." rispose con un sorriso, Gian alzò gli occhi al cielo "Però se fai il bravo potresti ricevere una gomma alla menta." rispose allontanandosi.
"Mi asciughi i capelli?" domandò Pietro avvicinandosi scrollandosi come un cane, Gian annuì con un sospiro mentre fissava l'amica afferrare un nuovo asciugacapelli e dedicarsi alle sue animate. Gian annuì accendendolo e iniziando a frizionare con forza i capelli del ragazzino davanti a lui.
Molti ragazzini dopo Gian scese nel refettorio cercando un posto in cui sedersi quando vide una la scatola porta gomme vicino a un piatto, la prese e se la mise in tasca, appena si sedette due mani si misero sui suoi occhiali "Chi sono?" chiese una voce che avrebbe saputo riconoscere ovunque "Una persona che brama la morte visto che mi ha messo le mani sulle lenti degli occhiali." rispose svincolandosi e voltandosi verso Alessia che gli sorrise "Sappi che ti ho fatto una bella foto mentre asciughi i capelli ai ragazzi." commentò sedendosi sulla sedia di fianco "Come mai ti siedi comunque?" domandò Alessia fissandolo "Perché ho fame." Alessia gli indicò il cartellone con i compiti "Si, però la tua squadra oggi serve quindi...Porzione normale, con parmigiano." rispose dandogli il piatto "Scusami?" commentò Gian fissandola "Devi rispettare i turni, dopotutto sei uno dei capi squadra quindi devi dare l'esempio." lo stuzzicò Alessia, con un sorriso Gian alzò gli occhi al cielo poi però posò il piatto "Che fai?" domandò Alessia in risposta Gian trasse fuori una gomma dalla scatola "Prendo una gomma e me la mangio." rispose con un sorriso prima di voltarsi verso il carrello dei cambusieri lasciandola con un sopracciglio aggrottato e le braccia incrociate.
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Random - L'ordinario in mini racconti
Historia CortaNella monotonia della nostra routine siamo sempre di corsa, tendiamo a vedere le cose da una sola prospettiva, crediamo che esista un solo modo di vedere le cose. Ma siamo realmente sicuri che ciò che vediamo sia solo quello che i nostri occhi e la...