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"Un altro pacco consegnato." commentò Gian fissando la lista che tenevano in mano "Quanti ne mancano ancora?" chiese Giulia sistemandosi i capelli castani "Cinque e sono tutti indirizzi sparsi per Torino." commentò Gian tamburellando con la matita sulla cartelletta "Per fortuna non fa freddo." "Facile per te, non sei tu quella che scende a consegnare i farmaci." Rispose Gian mentre Giulia guidava la panda con la Croce Rossa sopra nel traffico del pomeriggio "Era da tanto tempo che non facevamo servizio assieme." commentò Giulia "Bhe siamo entrambi occupati però hai visto, alla fine siamo riusciti a fare "CrixTe" oggi." rispose Gian "Siamo arrivati." terminò Giulia facendo frenare bruscamente il mezzo.

Una volta consegnato il pacco dei farmaci all'utente Gian  salutò ed uscì per tornare al mezzo quando la suoneria del suo telefono lo fece sobbalzare, aveva ricevuto due messaggi:

Alex: "Stasera torno tardi, mi fermo con Silvia e Daniela ad un aperitivo."

Il secondo lo lasciò perplesso:

Iside: "Ti aspetto in comitato. Ti devo parlare, è importante."  

Una volta risalito in macchina mostrò il messaggio a Giulia "Forse ci spiegherà il motivo per cui non è più venuta in servizio." commentò mentre ripartivano sfrecciando per il corso "Giulia, ti ricordo che siamo un mezzo non in emergenza e non dobbiamo diventare noi l'emergenza." commentò dopo che l'amica aveva preso un dosso con troppa velocità "Inoltre stai guidando una panda e se si ammacca lo senti tu il capo Parco Automezzi." l'amica lo guardò "La prossima parola e giuro che torni a piedi in comitato." Gian si sistemò il capello con la visiera "Come mai te lo tieni? Siamo a dicembre." "Come mai non guidi lentamente? C'è il limite di velocità." Giulia alzò le mani dal volante "Non capisco come faccia Alessia a sopportarti." "Rimetti le mani sul volante." Giulia lo ignorò "Voglio dire, anche a casa sei così?" Gian la fissò "Giulia. Rimetti le mani sul volante." "Ma..." "ORA." Giulia sorrise e lo fissò "Come siamo nervosi." commentò sogghignando "Sei tu che mi fai venire il nervoso e ora sbrighiamoci con questo servizio."


Quando rientrarono nel comitato il buio era ormai sceso e una leggera piogga aveva iniziato a cadere. 

Nel piazzale si riconoscevano i volontari e il personale medico solo grazie alle bande catarinfrangenti poste sopra le uniformi, i due parcheggiarono l'auto e videro venire verso di loro altre sei persone "Così ha chiamato anche voi." Commentò Giulia "Così pare." rispose un ragazzo dai capelli rossi. In quel momento apparve una ragazza con i capelli castani ricci "Elena?" "Oh, eccovi, venite, Iside vi sta aspettando." 

Salirono le scale ed entrarono in un'aula dove si trovarono davanti una ragazza con i capelli castani, dai riflessi blu, occhi color nocciola "Eccovi." disse abbracciandoli "Vi devo dire una cosa." tutti si sedettero chi sui tavoli chi su una sedia "Volevo dirvi che ho terminato il mio percorso di studi e per la mia tesi devo andare in Argentina, dove dovrò stare per sei mesi e visto che non posso permettermi due case, ho deciso di ritornare a casa, a Pavia." disse tutto d'un fiato "Quando parti?" chiese Luca, Iside sorrise a tutti "Domani mattina ho il treno." 

Seguì un momento di silenzio poi s'udì un tonfo e videro che la sedia su cui era seduto Gian per terra e chi c'era seduto sopra era sparito.

Giulia uscì e vide l'amico fissare il piazzale automezzi dalle finestre del corridoio "Allora..." mormorò cercando d'iniziare il discorso "Non provare a farmi ragionare." rispose Gian fissandola male "Poteva mandarci un messaggio e dircelo quand'era già partita o magari poteva non dircelo e sparire." commentò "Abbiamo affrontato turni, servizi stancanti, pianto per la stanchezza, riso per stemperare la tensione." commentò fissandola "E adesso se ne va..." Giulia alzò le spalle "Gian..." L'amico scosse il capo "Non lo accetto. Ma sai cosa, non importa, perché tutti sono fatti così con me. Ad un certo punto spariscono." poi si chiuse la giacca "Salutala da parte mia." commentò rimettendosi il cappello "Gian..." disse Giulia mettendogli una mano sulla spalla "No. Adesso no." rispose scostandosi e uscendo dalla palazzina.

Gian camminò fino al cancello di uscita, salutò il piantone e si diresse verso l'auto una volta salito accese la radio e partì.

Ale[07/12/2035, 20,42]: "Sono rientrata ora...Dove sei?!?"

Giulia: [07/12/2035, 20,45]"Iside ha detto che le dispiace...."

*Chiamata persa da Ale*

*Chiamata persa da Ale*

Ale:[07/12/2035, 20,54] "Mi puoi rispondere?"

Giulia[07/12/2035, 21,00]:"Mi ha chiamato Alessia, chiede se so dove sei. Dove sei?"

Lo schermo del telefono di Gian era appoggiato sul sedile dell'auto, il proprietario era seduto sul cofano dell'auto a fissare il cielo grigio.

"Quindi... se ne va..." disse una voce, Gian si volse e vide una ragazza dai capelli castani, con una ciocca blu "Era da tempo che non ti vedevo..." la figura si strinse le spalle "Forse perché tu non mi volevi vedere Gian..." "Sei solo un ricordo. Non sei reale Cinzia, non lo sei da molto tempo." seguì un momento di silenzio poi Gian alzò le spalle "Ma cosa importa, sarò sempre un numero primo... sarò sempre il numero 19, sarò sempre un numero primo." Esclamò facendo uscire una nuvola di condensa "Dopotutto, hai fatto così anche tu Cinzia. Te ne sei andata, di te mi è rimasto questo stupido ricordo. Sei solo una voce nella mia testa." commentò fissando il piazzale deserto del parcheggio "Torni ancora qui. Compri ancora le Fonzies e sei lattine di coca cola e ti seidi qui come se si potesse fermare il tempo, come se potessi ancora apparire in sella alla mia bici e sedermi con te a guardare il tramonto." Gian guardò il terreno "Ancora non capisco cosa ti abbia portato a buttarti da quest'edificio." La figura lo guardò "Gian...non è stata colpa tua..." Gian alzò le spalle "Eri la mia partner in squadra. Abbiamo un legame forgiato su un qualcosa di veramente serio, su esperienze forti, ero convinto che ci saremmo coperti per sempre le spalle. Proprio come con Iside e adesso, perdo di nuovo un'amica. Anche lei non mi ha detto nulla, semplicemente se ne va..." poi scosse il capo "Sai, tutti il giorno del tuo saluto piangevano, io non ci sono riuscito, non ne sono stato in grado, nemmeno quando ti abbiamo salutato con le sirene delle due ambulanze, non ci sono riuscito a piangere, volevo solo delle risposte. Risposte che però, non avrò mai." 

"Non tutte le rispose le otterrai restando chiuso con i tuoi pensieri Gian." disse una voce, togliendogli il visore VR sbatté gli occhi confuso "Alessia?" l'amica gli sorrise "Ho detto che andavo a fare un aperitivo, ma poi ho ricevuto al chiamata e ora ti trovo qui con questo visore..." disse fissandolo severamente. 

"Ne vuoi parlare?" Gian scosse il capo "Non fa niente, ormai sono abituato ad essere lasciato solo." Alessia a quelle parole gli tirò uno schiaffo "Stupido." esclamò "Non sei solo, mettitelo bene in testa, sta cambiando città, ma non se ne sta andando. Ti ha avvisato perché ci tiene a te. Devi sostenerla, ha paura anche lei ma non mostra. Non sei solo, hai i tuoi ragazzi, i tuoi genitori, i tuoi amici, i tuoi colleghi e hai me. Anche se tutti ti lasceranno solo, io ci sarò. Non vuoi andare stasera? Va bene, scrivile una lettera, falle un video, ma salutala come si deve, perché avete passato esperienze dure assieme ed è doverso salutarla. Il cammino di ognuno di noi è un mistero, chi lo sa se non la incontrerari ancora tra un po'. Non lasciare che questo tuo momento di rabbia distrugga tutto." commentò mettendogli una mano sulla spalla e fissandolo negli occhi "So come sei fatto, tieni tutto dentro, ma non farlo con me, io ti capisco anche quando hai i tuoi silenzi o quando vuoi stare solo, ma ti prego, non fare mai più una cosa del genere e un visore VR non ti aiuterà, a volte è meglio lasciare andare." 

Colpito da quelle parole Gian la strinse a se "Scusa." le sussurrò mentre una lacrima scorreva sulla sua guancia "Sono qui Gian, non ti lascio." mormorò Alessia passandogli una mano tra i capelli ispidi mentre il ragazzo iniziava a piangere, Alessia guardò oltre la spalla del ragazzo il sacchetto di patatine e la lattina di coca cola "Riposa tranquilla, veglio io su di lui." una folata di vento li avvolse e Alessia percepì una voce proveniente dal visore che disse "Lo so.". 


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