Altro giro, altra esperienza.
Gian camminò tranquillo per le strade afose di Torino, l'asfalto trasudava calore ma non voleva prendere la metro, aveva bisogno di camminare e non perché così avrebbe guadagnato passi con "WeWard", doveva pensare.
Aprì il telefono e scorse le chat, Alessia gli aveva appena augurato la buona notte, lo facevano tutti i giorni, magari poi non dormivano subito però lo facevano lo stesso.
Continuò a percorrere la via che l'avrebbe condotto a casa, passò oltre il suo vecchio liceo che si ergeva spento come un contenitore svuotato, l'atrio illuminato solo dalle luci a neon dei distributori.
Si fermò un momento e improvvisamente un nome apparve sulla schermata "LUCREZIA." rimase un momento perplesso. Non aveva archiviato quella chat? Aggrottò le sopracciglia, probabilmente c'aveva pensato ma poi non l'aveva fatto, qualcosa lo bloccava.
Lasciar perdere qualcuno fa molto male, lei era stata una delle persone più importanti della sua vita, l'aveva amata? Si. L'amava ancora? Ad alta voce avrebbe detto di no ma a dentro di se avrebbe sentito un specie di vuoto, mentiva a se stesso per non stare male.
Le aveva voluto troppo bene, era diventata quasi una sua droga eppure, era una cosa a un solo canale, quand'era andata in america per sei mesi s'erano sentiti poco quasi nulla, lui era andato avanti, o almeno così si ripeteva, lei aveva smesso di andare in parrocchia, si sentivano sempre meno, magari la sera, poi un giorno guardando le notifiche sui gruppi di Croce Rossa vide il suo numero apparire, uno dei suoi sogni era diventato realtà ma quel sogno era invecchiato male, fecero un solo servizio assieme, parlarono poco, lui forse fu troppo impersonale, lei si comportò come sempre in sua presenza.
Non si sentirono più, ma ormai a lui andava bene così, andò avanti con la sua vita, si occupò del suo gruppo parrocchiale, si occupò della sua situazione universitaria, fece i suoi servizi, conobbe nuove persone, eppure quella sera, in un momento di bebolezza era tornato sul suo contatto, le sue dita avevano digitato veloci un messaggio:
"Hey, so che non ci sentiamo da tanto ma ti volevo sentire.
Non sono al massimo per numerosi motivi, non ho intenzione di spiegarteli ora, sono parecchio stanco, solo che come sempre sto conducendo una crociata con il solo sostegno di Ale, da dopo Federica sono a terra sull'aspetto emotivo.Ho fatto parecchio servizio, ti penso a volte, ma so che rispondi dopo secoli quindi ho smesso di pensare di scriverti se sto male. Spero tu stia bene, per la maturità e tutto il resto. Vorrei dirti che mi manchi, ma tanto non cambierebbe nulla."
Sorrise amaramente mentre "Il tuo nome" di Il Tre entrava nelle sue cuffie facendo da cornice a quella relazione che non era degna di essere chiamata in quel modo. Guardò la schermata poi scosse il capo. Non sarebbe tornato indietro per troppo tempo aveva fatto affidamento su di lei era ora di dire basta. Cancellò il messaggio. Premette "archivia" facendo sparire la conversazione e si mise il telefono in tasca "Dovresti eliminare il contatto lo sai?" Gli chiese la sua coscienza "Lo farò, presto lo farò."
Perdere un amico, è la cosa peggiore che possa capitare ad ogni essere umano presente sulla terra.
Ma perdere un amico a volte è inevitabile, no non è cattiveria ma noi cambiamo ogni giorno, o forse le strade da percorrere sono diverse e ci portano lontano gli uni dalle altri
(S. Shan)
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Random - L'ordinario in mini racconti
Short StoryNella monotonia della nostra routine siamo sempre di corsa, tendiamo a vedere le cose da una sola prospettiva, crediamo che esista un solo modo di vedere le cose. Ma siamo realmente sicuri che ciò che vediamo sia solo quello che i nostri occhi e la...