Ci sono domande che possono mettere in crisi quelli che sono abituati a vivere secondo la razionalità.
Quel giorno si erano chiamati per una stupidaggine, ma anche una stupidaggine era una scusa per sentirsi, c'erano 616,6 km tra loro, ma questo non importava, si sentivano praticamente sempre, magari non tutto il giorno, ma il giusto.
Si sostenevano a vicenda, non come volevano, ma c'erano sempre l'uno per l'altra.
Quel giorno pioveva, Gian fissava pensieroso il pc leggendo i report sul Pc nella sala comune con i suoi colleghi, quando ricevette una videochiamata richiamò la sua attenzione: "Silvana" lesse sullo schermo.
Ringraziò il cielo che era in CRI e non a casa, dove Giulia , ogni volta che li sentiva in chiamata cercava di prendergli il telefono e fare casino.
"Hey, ti disturbo?"
"No tranquilla. Dimmi pure."
"Sei in servizio vero?"
"Sono in servizio. Però ho del tempo per la mia ragazza."
"Tutto bene?"
"Sai che non mi devi chiedere questa cosa."
"Tu stai bene?"
"Io sto abbastanza."
"Puoi parlare?"
Gian fissò il piazzale automezzi vuoto bagnato dalla pioggia, tre squadre erano fuori in quel momento però le sorrise.
"Dimmi pure."
"Stavo pensando, che non ti ho mai chiesto una cosa."
"Cosa?"
"Che cosa provi per me?"
A quella semplice domanda attirò l'attenzione dei presenti nella sala comune che lo fissarono incuriositi, contrariato Gian prese il PC e si diresse verso una saletta riservata che faceva da cucina.
"Ma che domande mi fai?"
Esclamò sentendo le guance imporporarsi:
"Rispondi alla domanda Gian."
Gian la fissò "Cosa intendi?"
"Cosa provi per me? Come hai capito che eri innamorato di me?"
Quella domanda lo mise in crisi mentre notò che dalla porta era apparsa Ambra ed altri della squadra che entrarono nella stanza fingendo di fare altro ma con le orecchie tese verso di lui.
"Silvy, posso dirti cosa provo per te quando siamo soli?"
"No."
"Ma...sono in servizio."
"Gian, per favore."
Fece un sospiro profondo e le sorrise
"Si tratta di una cosa difficile da spiegare."
"Allora vai, spiega pure."
"Mi sono reso conto che ero innamorato di te dopo poche ore da quando eri arrivata in villaggio, all'iniziò è stato un semplice pensiero un "Wow, che carina." poi però questo sentimento è diventato più profondo.
A mano a mano che andava avanti la nostra vita in villaggio mi sono reso conto che ero innamorato di te perché rispetto agli altri tu mi facevi spuntare subito il sorriso, non quelli di circostanza, o di cortesia.
Poteva essere stata una giornata pesante, a fine serata, il mio unico desiderio era andare a letto, però poi, arrivavi tu, entravi in camera, ti lamentavi per l'odore della nostra stanza, ti lamentavi per il disordine, quando al tua camera era un disastro, ti lamentavi dei miei compagni di stanza, ti lamentavi di tutto insomma, poi però ti sedevi, o meglio, occupavi il mio letto e ti sdraiavi sopra ridendo, parlavamo di cose a caso o magari restavamo in silenzio a fissare il cuore che si era formato sul soffitto quando l'avevano stuccato, te ne eri accorta tu, se gli altri erano in stanza parlavamo poco, quando andavano via, i nostri discorsi erano interrotti da baci o frasi zuccherose.
Non importava quanto fossi stanco, con te la stanchezza spariva sempre. Amo quel tuo essere bellissima da struccata, la tua corsa goffa, gli sguardi che mi lanciavi quando rischiavo di farmi male o per avvisarmi di cambiare espressione visto che la mia faccia diceva tutto.
Mi sono reso conto di quanto tu mi facessi star bene quando, un giorno ci hanno messo il riposo in giorni diversi, sorridevo sì, ma quando ti ho visto passare vicino alla piscina mi hanno detto che mi sono illuminato."
Concluse Gian fissando l'immagine della fidanzata sullo schermo, aveva gli occhi che brillavano
"Sai, ho visto una serie TV, nella stagione 8, c'è questo personaggio Klaus, che dice «C'è una parola, in tedesco, Lebenslangerschicksalsschatz. E la traduzione più vicina è "Il regalo del destino di una vita". E Victoria è wunderbar, ma non è la mia Lebenslangerschicksalsschatz. É la mia Beinaheleidenschaftsgegenstand, capisci? Vuol dire "la cosa che è quasi quella che vuoi... ma non esattamente". Questa è Victoria per me».
Uno dei protagonisti gli chiede: «Come fai a sapere che non è la Lebenslangerschicksalsschatz? Voglio dire, forse, col passare degli anni, diventerà più Lebenslangerschicksalsschatz-osa». E Klaus risponde: «Oh, nein, nein. Il Lebenslangerschicksalsschatz non è una cosa che si sviluppa con il passare del tempo. È una cosa che si crea all'istante. Una sensazione che ti attraversa impetuosa come un corso del fiume che ti riempie e ti svuota allo stesso tempo. La percepisci in tutto il corpo, nelle mani, nel cuore, nello stomaco, sulla pelle e ovviamente anche nello Schlauchmachendejungen. Scusa il francesismo. Ti hanno mai fatto sentire in questo modo?»
Il protagonista dice: «Sì, io penso di sì.» e Klaus risponde: «Se devi pensarci, non lo hai provato.»
Io con te non ci ho dovuto pensare, ho capito che mi piacevi da subito, è come qualcosa che ti smuove da dentro, quando dietro le quinte di scambiavamo un bacio prima di salire sul palco e ci dicevamo "In gamba." Sapevo che sarebbe andato tutto bene, perché ci sei sempre."
Silvana sorrise:
"Hai mai provato questa cosa con altre ragazze?"
Gian alzò lo sguardo e vide che Ambra, vicino al piano cottura. Poi la fissò:
"Non sarei sicero se non ti dicessi che mi è successo un'altra volta."
"E questa ragazza la vedi ancora?"
"Si."
"Ed ora ti fa ancora battere il cuore?"
"Ho solo una persona che mi fa battere il cuore."
"E chi sarebbe?"
Gian la fissò contrariato mentre Silvana sorrise
"Allora, chi è?"
Le guance di Gian s'imporporarono mentre il resto dei colleghi ridacchiava:
"Sei tu Silvy."
"Lo so Gian, ma è bello sentirtelo dire."
"Ti piace mettermi in imbarazzo vero?"
"Anche."
In quel momento le radio gracchiarono e l'aria cambiò:
"Attenzione, richiesto supporto per sospetta fuga di gas, inviare personale per allestire PPSA e tende gonfiabili."
Tutti i presenti corsero alle giacche e Gian fissò Silvana:
"Ti scrivo quando finisco, o quando sono a casa."
Silvana annuì:"Fai attenzione."
"Tranquilla. Ha chi bada a lui."
Esclamò Ambra porgendogli il suo casco, Gian la ringraziò con un cenno della testa poi mandò un bacio a Silvana prima di chiudere la chiamata ed uscire assieme alla collega diretto ad un Land Rover Defender.
Poco prima di salire Ambra lo fissò:
"Davvero io ti facevo sorriere?"
Gian si sistemò il casco e poi le fece un sorriso di circostanza:
"Erano tempi diversi Ambra, il tempo cambia le persone ed i sentimenti."
Rispose prima di chiudere lo sportello dell'automezzo che partì rombando uscendo dal cancello del Comitato, sotto la pioggia sempre più battente.
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Random - L'ordinario in mini racconti
Short StoryNella monotonia della nostra routine siamo sempre di corsa, tendiamo a vedere le cose da una sola prospettiva, crediamo che esista un solo modo di vedere le cose. Ma siamo realmente sicuri che ciò che vediamo sia solo quello che i nostri occhi e la...