L'avrebbe incontrata di nuovo, dopo sette mesi l'avrebbe incontrata di nuovo.
Era molto confuso per la situazione in quanto molte cose erano cambiate col tempo e i sentimenti che provava oramai erano come foglie secche, era successo di nuovo, era diventata parte del quotidiano.
Si era reso conto che quando leggeva i loro messaggi li vedeva piatti, vedeva una profonda rassegnazione in quei messaggi, vedeva l'ordinario.
Tante persone attorno a lui scherzando gli avevano detto che quando si sarebbero rivisti probabilmente le sue emozioni sarebbero tornate, però parte di lui ormai sapeva di star seguendo un vago miraggio.Si era rassegnato? No. Aveva smesso di credere in quel miraggio.
Aveva deciso di smettere di mettere 100 quando sentiva che l'altra parte metteva forse 50.
Doveva concentrarsi su di se, di nuovo.
Non maniera egoistica ma per autodifesa e conservazione.
Doveva pensare al suo presente, come aveva fatto molte volte, il futuro sarebbe arrivato ma avrebbe trovato le difese allestite in quel presente.
Aveva riflettuto su quello che le avrebbe dovuto dire quando si sarebbero rivisti ma la maggior parte dei suoi discorsi andavano su un solo scenario, quello in cui si sarebbe voltato chiudendo la porta alle sue spalle e lui questo non lo voleva anche se ormai sapeva bene che c'era soltanto più in filo a tenerlo legato a lei.
Un filo fatto da ricordi.
Aveva in mano le forbici che avrebbero potuto rompere quel filo eppure per qualche ragione non aveva mai voltuo usarle.
"Ci sono persone che sono legate da un elastico e non lo sanno. A un certo punto prendono e partono, ognuna per la sua strada, ognuna per i fatti suoi, e l'elastico le lascia fare, le asseconda, al punto che di quell'elastico alla fine quasi ci si dimentica. Poi però, arriva il momento estremo, quello al limite dello strappo, e l'elastico reagisce, non si spezza, anzi, piuttosto, con un colpo solo, violentissimo, le fa ritrovare di nuovo faccia a faccia..."
Esclamò una voce facendolo voltare di scatto:
"Giulia?"
Esclamò sorpreso mentre l'amica posava lo zaino e si sedeva di fianco a lui:
"L'aula studio è piena dei tuoi pensieri, il che è sorprendente."
Rispose con un sorriso:
"Allora, che cosa sta pensando la tua fervida mente?"
"A nulla."
"Si bhe, lo so che non pensi a niente molto spesso, ma questa volte penso che tu stia pensando anche ad altre cose."
Gian la fissò sapendo che aveva ragione, lo conosceva troppo bene.
"Sto pensando."
"Non ti sforzare troppo o ti caghi nei pantaloni..."
Stavolta la guardò furente:
"Giu..."
"Scusa, dicevi?"
"Che sono stanco della situazione, mi sembra che stiamo camminando su due binari paralleli, ogni tanto uno si sbilancia verso l'altro che è pronto a sostenerlo ma poi passato quel momento si riprende a camminare da soli. Poi mi sembra si seguire un lieve miraggio, seguendo la fioca luce di vacui sentimenti a cui basta un soffio di vento per spegnerli."
Giulia lo fissò un momento: "Sai che sei veramente melodrammatico?"
"Ti hanno mai detto che sei una rompipalle?"
Giulia rise:
"Ascoltami Gian, non puoi mettere la vita degli altri davanti alla tua e pensare che quello sia amore. Magari hai provato cose e magari si provi ancora qualcosa, ma ormai stai cambiando, come tutti, non sei la stessa persona dello scorso anno e nemmeno lei. Guarda già solo come hai afforntato le cose che sono avvenute durante quest'anno, un anno fa ti avrei dovuto recuperare con una cariola.""Lo so."
"Senti, non so come andrà a Roma, magari risolverete, magari no, so cosa hai provato per lei e ora sei davanti ad un grosso bivio ma io ti dico un consiglio: Accetta tutto quello che accadrà."
"E se va male?"
"Bhe, non credo che andrà male, entrambi tenente all'altro, magari è l'ora di una metamorfosi definitiva e abbandonare questo micidiale e terribile limbo in cui siete da ormai 7 mesi."
Gian rimase un momento in silenzio:
"Giu, posso chiederti un favore?""Dipende che genere di favore."
"So che mi conosci, se capisci che è andata male, lunedì, prima di dirmi "Te l'avevo detto" Puoi darmi un abbraccio?"Giulia sospirò pesantmente: "Vedo quello che posso fare."
Le sorrise grato:
"Puoi anche promettermi che se va male non la vai a cercarla?"
In risposta ottenne un'occhiata tagliente:
"Non posso promettertelo."Gian ridacchiò anche se poco convinto:
"Sai, Gio ieri mi ha chiesto se avessi gossip."
"E tu che le hai risposto."
"Che non ne avevo, perché è la verità, non ho gossip, ho solo dubbi."
" E quei dubbi cosa diventeranno se le cose vanno bene?"
"Forse gossip."
"E se invece andranno male?"
"Saranno dei Random."
La fissò con un sorriso e continuò a sorridere nonostate il destro che ricevette sul braccio:
"Sai cosa detesto dei tuoi pugni?"
Esclamò dopo essersi morso il labbro:
"No, dimmi." cinguettò innocentemente Giulia
"Il fatto che fanno più male dopo rispetto a quando li ricevo."
"Perché io lascio il segno." replicò Giulia con un sorriso.
"Già." ammise Gian: "Tutti lasciano un segno."
"Gian." lo chiamò nuovamente Giulia:
"Dimmi?"
"Se dici un'altra frase drammatica ti tiro un secondo pugno." Lo minacciò mostrandogli la mano chiusa.
"Ricevuto." Rispose ridacchiando Gian.
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Random - L'ordinario in mini racconti
Short StoryNella monotonia della nostra routine siamo sempre di corsa, tendiamo a vedere le cose da una sola prospettiva, crediamo che esista un solo modo di vedere le cose. Ma siamo realmente sicuri che ciò che vediamo sia solo quello che i nostri occhi e la...