In un giorno di vacanza

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Il sole che filtrava dalle finestre fece sbattere le palpebre ad Alessia che s'alzò stiracchiandosi e si guardò attorno, il giorno prima era andata a una festa in maschera per Halloween, si era travestita da prigioniera con vestito a righe, Gian invece era rimasto a casa, l'ultima volta che l'aveva visto prima di uscire, l'amico era seduto di fronte allo schermo del suo PC a cercare di capire cosa scrivere. 
Non era andato con lei perché quella festa era il mix di tutte le cose che Gian detestava, ovvero, alcool, gente che ballava in uno spazio ristretto, musica troppo alta per i suoi gusti e travestimenti mostruosi, lo stesso Gian che passava mesi a cercare gli abiti per fare cosplay non amava vedere persone travestite da zombie o altro.

Uscì dalla sua stanza e si guardò attorno, da ormai due anni vivevano assieme in quel piccolo appartamento a Torino, era un trilocale, c'erano un salotto attaccato alla cucina, due camere da letto ed un bagno, sul balcone della cucina c'era un armadio con le scope e il materiali per pulire, l'avevano preso dopo molto tempo di risparmi, lavori part-time, ripetizioni, lavori al Museo Egizio di Alessia e tre mesi di stipendio di Gian. 

L'appartamento aveva preso rapidamente vita, dopotutto entrambi avevano una vita piuttosto frenitica, Gian di solito era il primo che si alzava e andava a mettere la caffettiera perché "Il caffé della Moka è migliore di quello della macchinetta." Aveva decretato Alessia mentre Gian si era limitato ad annuire "Io tanto bevo il mio the al bergamotto." quel the al bergamotto, che veniva custodito in una scatolina di alluminio gialla con sopra la scritta "EARL GREY TEA" sopra una delle mensole in cucina, vicino ai barattoli di spezie che Gian tanto adorava mettere quando cucinava.

Quell'appartamento l'avevano rimesso a nuovo loro due, avevano passato intere serate a discutere su quale colore sarebbe stato meglio sulle pareti. 

Il salotto era il posto in cui stavano di più, era occupato da un divano a L di pelle nera, di fronte a un tavolino che ospitava i libri che Alessia leggeva di frequente, quello stesso tavolino che Gian occupava la mattina presto con tutte le cose che doveva mettersi addosso suscitando le ire dell'amica "Ti ho detto mille volte di non lasciare il tuo distintivo sul mio tavolino, poi te lo dimentichi." diceva porgendogli il porta placchetta. Gian le sorrideva mentre si sistemava l'uniforme, beveva la sua tazza di the e poi usciva per andare al commissariato. Alessia lo seguiva poco dopo dirigendosi con la macchina verso il Museo Egizio.

Il salotto si era lentamente riepito, erano state aggiunte mensole, una nuova libreria presa all'Ikea assieme a due Pouf azzurri e a un peluche a forma di foca gigante. Quella libreria su cui c'erano libri letti e riletti almeno mille volte e le copertine dei DVD o dei videogiochi dell'Xbox. 
Di fianco alla libreria c'era la televisione con Netflix, Prime e Disney+, il cui telecomando diventava lo strumento di una contesa e in cui frasi come "Guardiamo Vampire Diaries okay?" "Ma veramente io volevo guardare Sherlock..."  "Non importa è il mio turno." suonavano in quel piccolo appartamento alla fine entrambi si sedevano a guardare il film sul divano. 

Quel divano, posto di fronte alla televisione era diventanto anche il posto in cui i due riflettevano su argomenti seri sulla vita o anche momenti in cui le parole lasciavano il posto a un abbraccio e alla frase "Sei umano anche tu." o "Non sei sbagliata, e non devi cambiare per nessuno." o frasi come "Non era la ragazza giusta, ma non ti preoccupare, verrà presto.". 

Quel divano ospitava anche riunioni solo femminili che venivano con una semplice frase "Scommetto che tu in questo giorno sarai in servizio Croce Rossa la notte, dico bene?" e Gian che la fissava e alzava le spalle "Si, sarò in servizio e poi mi troverò con gli altri per giocare a monopoli in parrocchia." di cosa parlassero le ragazze in quelle serate Gian non l'avrebbe mai saputo.

Quell'appartamento era perfetto per loro due, piccolo ma pieno di episodi, come le maratone di Harry Potter, Maze Runner, Hunger Games, film marvel e Star Wars. Serate in cui la televisione restava spenta e Alessia leggeva tranquilla un libro e Gian scriveva sul suo PC prima di andare a dormire nelle rispettive camere. Quell'appartamento che si riempiva di urla quando Gian puliva e Alessandra camminava sul pavimento bagnato o quando Gian lasciava in giro i parte della sua uniforme di Croce Rossa che a differenza dell'altra era sempre sparsa, si era riempito anche di fogli volanti e appunti strani "Non toccare, domani ho una relazione importante." diceva Alessia quando Gian si lamentava dei fogli volanti sparsi ovunque. Quell'appartamento che passava da Shaw Mendes a "Lady of The Dark" dei Sabaton quando lo pulivano.

 Il salotto era anche sede di riunioni di programmazione per decidere le attività parrocchiali magari consultando anche i vecchi libretti che Gian custodiva gelosamente nella sua stanza in mezzo a una sua foto degli scout e una in cui era rappresentato il suo gruppo parrocchiale, quel divano aveva visto tante persone sedersi, come quando il tavolino veniva coperto con un tabellone del risiko e ospitava anche ciotoline con patatine ed altri snak e bottiglie di birra e l'aria si riempiva di risate e di "Stavolta conquisto al Kamchaca." o "Sei finito sulla mia centrale elettica, mi devi 3000$.".

Entrò in cucina e sorrise vedendo su una mensola i ricettari di Gian vicino al Bimby, guardò il frigo grigio metallizato con sopra tutte le calamite dei posti in cui Gian era andato "Un'altro magnete? Sai che potresti prendere anche altro quando vai in viaggio?" Gian si era limitato ad alzare le spalle "Durano di più e sono utili." commentava sempre quando ne attaccava uno nuovo e Alessia annuiva erano davvero utili per tenere la tabella con le sue lezioni universitarie, i suoi impegni con il museo, i memo di Gian sulle cose che mancavano nel frigo, i suoi turni in Croce rossa, foto che si erano fatti con gli amici durante gite e vacanze. 

Mise su la Moka e un pentolino per l'acqua calda del the poi preparò il tavolo con la colazione sistemandosi i capelli biondi in una coda. In quel momento vide uscire Gian dalla sua stanza, indossava dei pantaloncini della tuta e una maglietta che sembrava masticata da un cane "Buongiorno Gian." Gian si limitò a mugugnare qualcosa poi entrò in bagno uscendone dopo un poco "Dormito bene." Gian annuì "Com'è andata ieri?" le chiese appoggiando la testa sul tavolo "Oh, bene, ti saresti divertito." Gian le sorrise "Nahh, sai bene che detesto quelle feste." poi l'aveva guardata "Ho sentito Sara, ha detto che portano da bere, noi del cibo per stasera." Alessia sorrise, quell'appartamento ogni giorno si riempiva di odori alcuni provenienti dal piano cottura che ogni sera Gian doveva pulire o da contenitori che arrivano grazie ai Rider. 

In quel momento però il rumore di una suoneria li destò "Gian, è il tuo." l'amico annuì "Si, decisamente." commentò alzandosi e andando in stanza. Ritornò poco dopo "Era mia madre." poi le sorrise "Allora, che cosa vogliamo fare oggi?" Alessia lo guardò "Film, tanto è vacanza." Gian annuì "Va bene." commentò finendo la colazione e mettendo tutto nella lavastoviglie "Allora mi vado prima a fare la doccia." commentò Alex, Gian annuì "Va bene, ah, cosa vuoi mangiare per pranzo?" Alessia alzò le spalle "Fai tu." Gian la fissò dalla porta della cucina "Ok." rispose alzando gli occhi al cielo "Va bene. E vedi di non stare troppo in bagno per la doccia." Alessia lo guardò "Sai già che ci starò il tempo necessario." Gian annuì "Lo so."  

Quell'appartamento sembrava così normale, quasi noioso e prevedibile, troppo per quei due amici la cui unica cosa normale era sapere che avrebbero potuto sempre contare l'uno sull'altra ma non l'avrebbero cambiato per nulla al mondo quel posto perché in fondo a loro andava bene così. 







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