LIE

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Gian era seduto vicino a Benedetta che di nuovo piangeva, stavolta l'aveva trovata di fronte a se quand'era rientrato da un lungo servizio di SAR con Luna e il suo unico desiderio era quello di togliersi l'uniforme e sdraiarsi sul divano a fissare senza pensieri lo schermo della televisione. 

E invece l'aveva trovata di fronte a sé, con il trucco sfatto, la felpa bianca macchiata dal mascara che era colato "Benny..." aveva mormorato, mentre Luna si era avvicinata uggiolando.

Benedetta aveva alzato lo sguardo e Gian aveva visto in quello sguardo il suo riflesso.

"Credevo fosse quello giusto." aveva mormorato una volta entrati in casa, Gian aveva annuito, avevano ripreso a scriversi da quando Gian l'aveva aiutata mesi prima, all'inizio c'era stato un leggero imbrazzo a causa del bacio che lei gli aveva dato, ma Benny si era ben presto resa conto che per Gian non c'era stato niente. Si era fidanzata di nuovo e come tante altre era sparita dalla sua vita o forse si era semplicemente allontanata, ma per Gian, non aveva importanza, seguiva la sua linea. 

Era stata lei a cercarlo quella sera, una volta seduta sul divano Gian le aveva porto un bicchiere d'acqua, niente alcolici, doveva essere vigile. "Ti sei mai sentito usato?" chiese dopo aver bevuto, Gian la fisso "Intendi dire che trovi una persona, la aiuti e un giorno lei ti dice: grazie per essermi stato accanto, ora ho trovato una persona con cui essere felice, Addio" ?" pensò Gian, ma poi decise che non avrebbe lanciato una frase del genere in cui si, anche lei si sarebbe ritrovata, ma decise di lasciar perdere quella risposta troppo violenta per un banale "Si.". 
Benedetta lo fissò e capì dal suo sguardo quello che pensava "Scusami." "Non importa, l'hanno sempre fatto tutti." poi le sorrise "Ho imparato ad andare avanti, sempre, qualcuno una volta mi ha detto che il fango alla fine si stacca dagli scarponi, ci vuole tempo, ma alla fine lo schifo si toglie da solo." 

"Ti hanno mai detto delle bugie?" chiese stringendo il bicchiere "Vuoi vedere le mie chat archiviate di Whatsapp?" rispose ironico Gian "Io ci sono mai finita?" chiese Benedetta "Non vuoi conoscere la risposta." replicò Gian finendo di bere e Benedetta capì la risposta. 

"La bugia più grande che hai subito?" Gian le sorrise "Vuoi davvero saperla?" Benedetta lo fissò "Se te l'ho chiesto?" Gian le sorrise.

"Si chiamava Ilaria, era una ragazza simpatica, stava nella casa accanto a quella di mia zia, in Toscana, durante l'estate eravamo molto uniti o almeno così credevo era una persona importante per me, le nostre chat durante l'anno erano piene di "Ti voglio bene", "Io non ti lascerò mai." "Ci sarò sempre per te." "Sono contenta che tu sia il mio migliore amico.". I nostri giardini erano comunicanti e da piccoli avevamo creato un telefono collegando due barattoli di conserva, erano rimasti appesi su quel muro per 6 anni. 

Avevo 16 anni ero arrivato in paese senza dirglielo per farle una sopresa, lasciai i bagagli e mi diressi al bar nella piazzetta centrale, la vidi in braccio a Mario, mi fermai semi nascosto dietro il deor e mi limitai ad ascoltare "Quindi il Katao-vietcong, viene anche quest'anno?" domandò sorridendo, di solito Ilaria si arrabbiava quando mi chiamava così ed invece rise "Si, viene anche quest'anno, che palle, mi viene dietro da un casino, ma vado con lui soltato perché sua zia è amica di mia madre, ci esco perché mi obbligano, mi è sempre attorno e a volte è molto utile." "Ma non è il tuo tipo vero?" Domandò Mario, Ilaria sorrise "Ma va, ti pare che uno come lui sia il mio tipo, durante l'anno ci sentiamo a malapena, ma potrebbe anche non scrivermi, lo fa solo quando ha problemi con la scuola o simili." Sorrisi amaramente, la settimana prima ero stato io ad ascoltarla ogni sera perchè sarebbe stata rimanda di storia.  

Uscì allo scoperto e tutti i presenti seduti al tavolo smisero di ridere, Ilaria si volse e divenne pallida, non dissi nulla, mi voltai e me ne andai.

"Faceva male, tanto male, corsi fino a casa ed entrai in camera mia e vidi il mio riflesso nello specchio, colpì duro, un pugno secco che spezzò il vetro e mi fece sanguinare la mano. Poi iniziai a piangere, piansi fino a quando mia cugina maggiore, Sara rientrò a casa e mi vide seduto in un angolo della stanza in mezzo ai cocci di vetro, non disse nulla, mi portò in bagno, mi medicò le ferite sulle mani, mi chiese cosa mi fosse successo, le raccontai tutto e quando terminai mi strinse a se e lasciò che piangessi accarezzandomi i capelli. Disse a Zia che giocando a palla in camera avevo rotto uno specchio, la verità l'avremmo saputa solo io e lei. Sara divene la mia sorellona, iniziammo ad andare in spiaggia assieme, nonostante avessimo 4 anni di differenza, aveva il suo gruppo di amici con cui si vedeva al pomeriggio, la mattino veniva con me in spiaggia. Ilaria provò un paio di volte ad unirsi a me, ma bastò un occhiata di Sara per farle capire che non era persona gradita. E io iniziai ad ignorarla, ignorai la sua voce che mi chiamava  mettendomi le cuffie, aumentando le pedalate quando la vedevo in bici, cambiando posto quando si metteva seduta vicino a me al parco mentre leggevo.  L'estate finì e io tornai a casa, una sera, mi suonò il telefono, era lei. Non risposi mai."  concluse Gian mentre un tuono rumoreggiava nel cielo.

Benedetta lo guardò "Siete rimasti amici?" "Fu la prima chat che archiviai." replicò Gian "Non ha senso mentirsi, meglio tagliare i ponti, sopratutto con chi vuole che tu sia sempre sincero con loro e poi quando ti esponi e dici loro tutta la verità si arrabbiano, e ti dicono che hanno bisogno di tempo. Sono tutte bugie, fai prima a tagliare i ponti, soffri? Si. Fa male? Tanto. Ma non importa, non ha senso cercare di tappare un buco su un ponte che rischia di cadere a pezzi, piazzi la dinamite alla base e lo fai cadere e interrompi i contatti, è la soluzione migliore o non starai mai bene. Devi eliminare ciò che ti fa stare male, io eliminai tutte le foto che avevo con lei per non vederla, ma conservo ancora le sue lettere e i suoi regali, dopotutto è un ricordo. " Rispose Gian "Ma se lei, un giorno tornasse, tu la perdoneresti?" chiese Benedetta "Io ho un ciclo lungo di reboot, la prima fase tristezza, seconda fase, rabbia, terza fase, riflessione, quarta fase, accettazione, quinta fase, equilibrio." Benedetta sorrise "Ora hai raggiunto l'equilibrio?" Gian le sorrise "Non ancora quindi per ora la risposta è no. Non sarei in grado di avere un rapporto sincero con lei, non me la sentirei e voglio smettere di ripetere la frase "Se lei è felice io sono felice." perché sto mentendo, ovvio che non sono felice, quale pazzo sadico può essere felice? Ad un certo punto devi pensare alla tua felicità e stare con le persone che ti fanno star bene." rispose osservando le cicatrici sulla sua mano sinistra. 
Benedetta sorrise "Anche lui mi ha lasciata e ora dice che vuole che restiamo amici." "Mandalo a fanculo." rispose Gian bevendo un bicchiere d'acqua. Benedetta annuì "Ti dispiace se mi fermo per la notte?" Gian le sorrise "Ho una camera vuota, dopotutto, lei è andata via e quindi ho un letto in più, mettiti pure comoda." replicò Gian andandosi a cambiare e porgendole una tuta da ginnastica, si sedetto sul divano, stavolta con due birre in mano "Prima hai parlato di una lettera, che tipo di lettera?" Gian le sorrise "L'ultima che mi ha scritto l'ho trovata di fronte alla porta della casa di mia zia." Esclamò porgendogliela  "Caro Gian, sono quasi cinque anni che non scrivo una lettera con una penna vera su un vero foglio di carta, ma ho pensato di farlo perché ti ho sempre scritto una lettera, penso fosse giusto raccontarti tutto quello che è successo. Ma poi ho capito che forse è meglio se non sai nulla, non so in quale parte del mondo tu sia, adesso, so che ho perso il diritto di sapere queste cose molto tempo fa, ma non importa quanti anni passino, so che una cosa è certa come lo è sempre stata. A presto Gian." Benedetta si volse verso Gian "Non le hai risposto?" Un giorno lo farò, ma fino ad allora sarà un semplice pezzo di carta." commentò bevendo dalla sua bottiglia, Benedetta si strinse a lui "Possiamo restare così?" Gian le sorrise "Va bene." " Comunque ricordati che il tempo alla fine si esaurisce sempre e può essere che anche se tu hai messo in pausa, per lei siete già ai titoli di coda e non ti devi raccontare bugie. Perché vivere in una bugia, ti nasconde una nuova verità." Mormorò Benedetta addormentandosi mentre Gian dopo averla sollevata, spense le luci e la portò in camera.  La mise sotto le coperte e quando le braccia di lei lo trattennero non fece niente per liberarsi si sdraiò ascoltando il lieve respiro della ragazza addormentata di fianco a lui e cullato dal suono della pioggia che scendeva scese nel suo sonno vigile. 



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