A volte si ha la sensazione di camminare come su una corda da funambolo, devi tenere sempre l'equilibrio. A Gian queste riflessioni venivano spesso in pullman, unico posto in cui per forza di cose era costretto a restare seduto.E quindi pensava.
Venne distratto dalla vibrazione del suo telefono e abbassando lo sguardo vide che si trattava di un messaggio di "Komi-San" la sua partner di servizio in Croce Rossa ma anche amica fidata.
Era un messaggio che non lasciava spazio a fraintendimenti, che annunciava la fine di una storia.
Rimase in silenzio incapace di saper cosa scrivere visto che non ci sono parole adatte, specialmente se sono parole che passano attraverso strisce di codice.
Lasciò che si sfogasse, aiutandola e guidando a volte il suo pensiero, sapeva fare quello, ascoltare, lo faceva sempre. Ascoltava sempre gli altri, ma quand'era che gli altri ascoltavano lui?
Se fosse stato più nelle sue corde l'avrebbe solo abbracciata, come era successo una volta in servizio quando non c'erano di nuovo state parole ma solo gesti, per consolarla e sostenerla in quel momento di debolezza, vista la situazione che avevano appena vissuto, ed era stata anche la prima volta in cui era stato lui ad abbracciarla e non il contrario.
Si rimpromise che l'avrebbe stretta di nuovo facendole capire che le era accanto anche in quel momento, sopratutto in quel momento.
Erano sempre stati diversi nella loro vita, per interessi, amicizie, caratteri, età, altezza, lei lo superava di almeno 15 cm.
Erano diventati amici, uniti grazie alla divisa di Croce Rossa.
In servizio lui era quello pazzo scatenato, pronto a saltare nel fuoco in compagnia di Jackson mentre lei era quella più razionale e composta del gruppo, un giorno nonostante il turno iniziasse dalle 6 del mattino, mentre Gian sprizzava energie da tutti i pori Komi sembrava ancora mezza addormentata e l'aveva minacciato di morte se non si fosse calmato.
Il loro gruppetto era formato anche da Jackson e Ilaria, Jackson era l'unico allegato T del gruppo, tutti quanti condividevano il motto: "Servire, Proteggere e non fare casino.".
Anche nelle zone d'intervento erano diversi, Gian preferiva le assistenze agli eventi, quelli di rappresentanza, quelli di movimento e dinamici mentre Komi preferiva i turni nel sociale e a contatto con la popolazione, Gian era quello estroverso, Komi quella più riservata.
Ma Gian sapeva che con o senza divisa si sarebbero coperti le spalle perché erano amici, disfunzionali, spesso opposti ma non per questo diversi.
Mentre gli parlava dei suoi problemi Gian riconobbe in certe riflessioni dell'amica alcuni suoi pensieri e alcuni dubbi che spesso l'affliggevano, dubbi per cui molto spesso non c'erano soluzioni rapide, tutte richiedevano tempo e lavoro, dubbi legati al come comportarsi in una relazione e nel relazionarsi con altri.
Nonostante la distanza e i continui impegni di Gian ogni tanto si riuscivano a vedere o in servizio o nella vita "civile", nonostante la sua distanza dalla Chiesa era venuta comunque a dargli una mano a preparare i materiali dell'oratorio (dietro la promessa di una birra) ma era venuta senza problemi pronta a dargli una mano e a dipingere i giochi per le attività.
Le fece capire che ci sarebbe sempre stato per lei, nonostante i suoi mille impegni e attività, perché sapeva che c'era anche lei quando lui era in difficoltà, anche perché era con lei che parlava delle cose che magari accadevano in servizio, sopratutto perché solo chi era in CRI poteva veramente capire cosa si provasse in certe situazioni non via in giro a dire a tutti i problemi che ti sei trovato in servizio, anzi, spesso non dici nulla agli altri per far preoccupare nessuno o forse non capirebbero e ti direbbero di lasciare.
Le promise che una sera avrebbero guardato un film assieme.
"Tu prometti sempre e non mantieni mai."
Fu la risposta che ricevette:
"Ti ho detto che una sera lo faremo, mica ho detto che dovremo per forza farlo in quest'anno, una sera ci sarà il tempo, l'occasione e il momento."
"Allora aspetterò quella sera."
Gian sorrise fissando il messaggio mentre il pullman riprendeva a muoversi:
"Vado a dormire Gian, sappi che nei prossimi giorni ti scriverò, e ti romperò le scatole."
"Tranquilla, ti copro le spalle."
Le rispose prima di chiudere la chat e tornare a guardare la strada che scorreva lungo il finestrino.
STAI LEGGENDO
Random - L'ordinario in mini racconti
Short StoryNella monotonia della nostra routine siamo sempre di corsa, tendiamo a vedere le cose da una sola prospettiva, crediamo che esista un solo modo di vedere le cose. Ma siamo realmente sicuri che ciò che vediamo sia solo quello che i nostri occhi e la...