Gian era appena rientrato dopo un turno di pattuglia notturno, appena entrato in casa aveva salutato Alessia e poi era andato a dormire, il suo riposo però era durato poco, infatti aveva sentito suonare alla porta e poi Alessia era entrata in camera sua.
"Gian, c'è la signora Mariangela." Stancamente Gian si era trascianto fuori dal letto e si era messo la tuta da casa, appena aprì la porta della sua stanza si trovò di fronte due paia di occhi azzurri "Alice, Elisa?" commentò con finto entusiasmo "Perdonatemi per lo scarso preavviso ma devo andare via per un impegno urgente e la loro babysitter è malata, posso affidarle a voi?" Chiese Mariangela, la vicina del settimo piano le due bambine lo fissarono e lo stesso fece Alessia "Assolutamente si. Non è un problema." "Grazie mille, vi lascio le chiavi di casa nel caso vi servisse qualcosa, ci vediamo domani sera." Gian le sorrise "Figurati, nessun problema." La madre le abbracciò strette "A presto." Gian fissò Alessia "Chiamo il capitano." esclamò chiudendo la porta.
Alessia fissò le due bambine e i loro zainetti "Bhe, allora che dire, facciamo colazione?" Le due avevano annuito, erano due sorelline gemelle, con i capelli biondi e gli occhi azzurri, avevano entrambe 9 anni, la signora Mariangela si era trasferita nel loro palazzo dopo il divorzio del marito e si era presentata ai due una sera dopo una riunione di condomio, la prima a fare conoscenza delle due bambine era stata Alessia dando loro ripetizioni di storia. Scaldò due tazze di latte poi le guardò "Oggi andate a scuola?" "Si." Esclamò Elisa sorridendole con i pochi denti che aveva in bocca "La fatina dei dentini è tornata di nuovo?" Alice annuì "Ma cadono solo a lei." Gian apparve di nuovo con addosso l'uniforme nera e verde "Le accompagno io." Alessia alzò un sopracciglio "Ma..." "Farò doppio turno così da avere stasera e domani liberi." Alessia annuì "Non ti stancare troppo." Gian le sorrise "Va bene." poi si rivolse alle bambine "Coraggio, salutate Alessia e auguratele buona fortuna, oggi apre una nuova ala sui vasi canopi." gli occhi di Alice s'illuminarono "Ma dentro quei vasi ci sono davvero gli organi degli Egizi?" Alessia annuì "Possiamo vederli?" Alessia sorrise loro "Vedremo." Gian aggrottò le sopracciglia "Poi sono io quello che fa discorsi non adatti ai bambini." "Non dovevi accompagnarle a scuola?" commentò Alessia "A più tardi."
Gian salì in macchina e controllò che le bambine si fossero messe la cintura di sicurezza e le porto fino all'A.Meucci poi si diresse verso la caserma.
Alessia invece andò verso il Museo egizio e si diresse nel suo ufficio, una volta entrata iniziò a leggere il materiale riguardante il suo intervento all'università di Torino due giorni dopo: "Accidenti, devo controllare anche le mie due presentazioni." esclamò accendendo il suo portatile "Un'altra giornata di lavoro ha inizio."
"Come mai hai scelto la Croce Rossa?" Gli chiese Elisa seduta nel tavolo in cucina, Gian le sorrise mentre preparava la merenda"Perché l'uniforme scout mi stava stretta." "Sei ingrassato?" domandò Alice "No...anche... voglio dire che ho deciso di smettere d'indossare l'uniforme Scout per indossare l'uniforme di Croce Rossa." Commentò versando il the fumante nelle tazze "Ma come mai hai deciso di lasciarli?" riprese Elisa troppo curiosa per accontentarsi di una semplice risposta "Si tratta di fare una scelta." "E tu hai dovuto scegliere tra una cosa vecchia e una nuova strada?" Gian annuì sedendosi vicino a loro "Io ho visto nella Croce Rossa una possibilità di servizio più ampia e un aiuto maggiore alla popolazione." commentò "Ho tolto la mia camicia consumata per mettere una polo rossa, ma non solo quella, sono diventanto ancora un animatore in parrocchia ed ho avuto il mio bel da fare con il mio primo gruppo parrocchiale, poi ho preso un secondo gruppo che sto portando alla Cresima." "Ma cosa ti hanno detto i tuoi compagni quando hai detto loro che avresti lasciato gli scout?" Gian alzò le spalle "Hanno detto che ci saremmo rivisti, in un modo o nell'altro. Ma io ho preso una strada diversa da quella che mi ero tracciato, sono cambiato come tutti." Alice fece cadere un nuovo biscotto nella tazza "Hai mai rimpianto la tua scelta." Gian alzò sopreso le sopracciglia "Sono molto più grandi di quanto mi aspettassi." pensò.
"Un giorno mentre stavo studiando con la musica di sottofondo mi venne in cuffia una canzone "Strade di Coraggio" cantanta dall'Oristano 1. I versi di questa canzone mi aiutarono a tracciare il ponte tra lo scoutismo e la Croce Rossa, il primo verso fu "[...] ora sei grande e cammini fiero, quella promessa non l'hai fatta invano.[...]" che mi ricordò come la promessa Scout è parte di me poi "[...] Sogni di oggi, pilastri di un domani, guarda il futuro che arriverà, non aver paura di quello che accadrà, vivi coraggio è ciò che verrà[...]" In cui io vedo una spinta ad andare avanti a testa alta, perché la strada è una e non possiamo tornare mai indietro, possiamo solo seguire il sentiero di fronte a noi senza cercare scorciatoie, in fine la frase più importante "[...] Fece una scelta di umile uomo: Fede, servizio e comunità [...]" sono entrato negli scout per servire e con la croce Rossa questo servizio è diventato reale, ma non solo, con la parrocchia, il mio lavoro nei VVFF e l'associazione dove vado come volontario. Questi servizi non li metto come medaglie, non lo faccio per avere qualcosa indietro, lo faccio perché credo che sia la cosa giusta da fare e basta." Elisa lo guardò "Ma ti hanno mai ringraziato?" "Si, ma non so mai come reagire ai "Grazie."o alla gratitudine degli altri." come in un flashback gli venne in mente la mamma di una sua animata quando l'aveva ringraziato per aver aiutato sua figlia in un momento difficile.
"Quando mi ringraziano mi viene spontaneo rispondere che non ho fatto niente di speciale, perché è vero, valgo tanto quanto i miei colleghi, gli altri volontari e tutti coloro che ogni giorno si mettono a servizio del prossimo senza aspettarsi nulla ma decisi a seguire il bene. Non siamo eroi, siamo persone comuni che hanno deciso di mettersi in gioco, di non ignorare e andare avanti, hanno deciso di smettere di dire "Ci penserà qualcun'altro, perchè devo fare qualcosa io?" "Vorrei fare qualcosa" ma poi non fanno niente. Siamo quelli che nonostante gli insulti, i cori, le offese, nel momento del bisogno arriveranno sempre in aiuto." poi sorrise alle bambine "Vorrei entrare anch'io in Croce Rossa." mormorò Elisa Gian le sorrise "Allora un giorno, quando sarai grande ti aspetterò." "Hey, eccomi, come va? Ragazze, perché non andate in salotto a guardare un cartone?" Disse Alessia mentre le bambine corsero in salotto "Che aveve fatto di bello?" Gian le sorrise "Merenda e poi le ho raccontato della Croce rossa." rispose mentre udivando un telefono suonare "Ti prego dimmi che non è il tuo." Gian corse a vedere "Che coincidenza, è CRI che chiama, devo andare Matteo sta venendo a prendermi." commentò andando in stanza e mettendosi l'uniforme rossa con i catarinfrangenti, Alessia alzò gli occhi al cielo "Che è successo?" "Bho, appena so ti dico." commentò chiudendosi la giacca "Hai il colletto messo male." esclamò avviciandosi e aggiustandoglielo "Come mai sei rosso in faccia?" Domandò Elisa, Gian le sorrise "Perché è il riflesso della divisa." poi si volse e guardò Alessia "Io vado." poi prese il suo zaino e le sorrise "Hey, signor " valgo tanto quanto i miei colleghi". Fai attenzione." Gian le sorrise "Ti voglio bene, ragazze, obbedite ad Alessia e andate a dormire presto." Poi guardò Elisa e diede il suo cappello con la visiera "Tiello tu, me lo ridarai quando torno." Elisa lo fissò "Ma torni vero?" Gian le sorrise "Poi torno." poi guardò Alessia "Farò attenzione." Alessia legò i suoi occhi ai suoi "Sarà meglio." "Non ti preoccupare se ti scrivo che sono su un'ambulanza." "Vai, o andari in ritardo." commentò Alessia roteando gli occhi "A presto, ti voglio bene, buona notte." commentò uscendo di casa "Come mai non gli hai detto che gli vuoi bene?" domandò Alice ad Alessia "Perché lui lo sa già." poi guardò le bambine "Va bene ragazze, che dite facciamo cena?" Le bimbe annuirono "Si." "Sentiamo cosa vorreste mangiare?" "Ordiniamo la pizza?" domandò Elisa Alessia annuì tirando fuori il telefono "Va bene, ordiniamo la pizza." "Ne prendiamo una anche per Gian?" Alessia sorrise "No, perché non se la merita.".
Gian rabbrividì "Tutto bene?" gli chiese Matteo di fianco a lui "Si, solo un brivido freddo." Matteo sorrise "Attenzione ED-346, Giallo, Parco del Valentino." Gian sorrise allacciandosi la cintura "Accendi la sirena, siamo in ballo." commentò, Matteo sorrise "Andiamo." Con un lungo ululato la sirena dell'ambulanza si accese assieme alle luci blu mentre il mezzo con un ruggito del motore si mosse.
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Random - L'ordinario in mini racconti
Historia CortaNella monotonia della nostra routine siamo sempre di corsa, tendiamo a vedere le cose da una sola prospettiva, crediamo che esista un solo modo di vedere le cose. Ma siamo realmente sicuri che ciò che vediamo sia solo quello che i nostri occhi e la...