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*HARRY*
Tutto era fin troppo tranquillo, ovvio, nella mia vita deve sempre esserci una folata di vento che faccia crollare il mio castello di carte.

"POTEVATE ANCHE FARE QUALCOSA NO?"urlo innervosito, ai ragazzi, che hanno semplicemente guardato Daisy chiudersi la porta alle spalle.

"Harry calmati, non potevano fare nulla per impedire che lei lo guardasse, nemmeno sapevano che lui fosse diventato famoso."interviene Louis per difendere i due.

"Si certo, ma invece di fargli guardare quella merda potevano spegnere la tv o fare qualsiasi altra cosa per distrarla."ribatto ancora, prendendo poi il mio cappotto indossandolo di tutta fretta.

"Io vado da lei."li informo, prendendo le chiavi dal cassettino del mobiletto posto accanto alla porta.

"Non vorrà parlarti, la conosciamo bene e in questi momenti vuole solo essere lasciata sola."tenta di fermarmi Liam con in braccio la bambina, solitamente mi guarda con ammirazione, ma al momento ha solo paura di me.

"Non mi importa, staremo in silenzio se è quello che vuole, ma vado da lei."sentenzio uscendo subito dopo di casa.

Corro per le scale, ringraziando un paio di volte Dio per non essere rotolato a terra, ed esco finalmente dal palazzo.

La intravedo a passeggiare lungo il marciapiede, le mani nelle tasche del giubbotto, alcune ciocche di capelli che ricadono sul viso scompostamente, mi avvicino a lei a passo svelto ma cauto.

"Harry..."sospira stancamente dopo qualche metro percorso in totale silenzio.

"Che ci fai qua?"aggiunge.

"Non ti lascio sola."
"Voglio che tu te ne vada."
"Perché?"
"Perché non voglio averti tra le palle in questo momento."
"Senti... Io so che è difficile ok? Ma non puoi pretendere che io ti stia lontano, stai male e lo capisco, ma così facendo fai del male anche a nostro figlio."cerco di farla ragionare, lei pianta i piedi sull'asfalto e si gira a guardarmi, gli occhi sgranati.

"È proprio questo il punto, non dovrebbe essere nostro figlio. Dovrebbe essere mio. Mio e di Niall, non tuo!"sbotta con rabbia.

"Non puoi averlo detto davvero!"mormoro  scioccato, sperando davvero con tutto il mio cuore che quello che ho sentito sia stato solo uno scherzo delle mie orecchie.

"Si che l'ho detto, l'ho detto chiaro e tondo, perché è così che dovrebbe essere!"
"Stai parlando di mio figlio. MIO E NON DI QUEL COGLIONE CHE TI HA MOLLATA CON UNA CAZZO DI LETTERA."urlo l'ultima frase, le sue parole mi hanno ferito.

"QUELLO CHE MI HA MOLLATA CON UNA CAZZO DI LETTERA, PER LA CRONACA È ANCORA MIO MARITO."risponde a tono.

"È tuo marito solo perché tu vuoi che lo sia, ha firmato da quattro cazzo di mesi quel divorzio."dico gesticolando, forse un po troppo, per la rabbia.

"E io non voglio farlo invece, non voglio firmare, per me non è ancora finita."
"Per lui si, è finita, guardalo come si diverte a strimpellare con la sua chitarra, le fans, i soldi, le donne o pensi che nessuno gli faccia delle avance? Pensi che sia ancora tuo e solo tuo? Non lo è più! Se n'è andato e se non fosse stato così tu adesso non avresti avuto questo bambino che tanto odi e ripudi. Mi sbagliavo sai... L'egoista non era lui, ma tu."sputo, con troppa disperazione, mentre le sue cinque dita mi si stampano sul viso.

"Vattene Harry!"mormora, con gli occhi lucidi, per le lacrime che si stanno accumulando veloci.

"No!"esclamo con decisione.

"Vattene."
"Non me ne vado."
"Dio! Ma perché dev'essere così difficile con te?"
"Perché ti amo, ti amo cazzo. E mi fa male vederti stare così, mi fa male vedere che non accetti che quel fagiolino che sta crescendo dentro di te sia anche mio, mi fai troppo male e tu non te ne rendi nemmeno conto."rispondo portandomi le mani sul viso nervosamente.

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