108. E poi? (parte 1)

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(Dam's pov)

Dicembre 2027

Eravamo tutti scesi per la colazione, ma non tu. Mi ero offerto di venirti a chiamare, guadagnandomi lo sguardo carico d'ira di Marta.

Salii le scale di marmo dell'albergo, diretto alla tua stanza. Avevo la chiave. Ce l'avevo sempre.

Aprii la porta e la richiusi alle mie spalle. Mi ero avvicinato al tuo letto e mi ero seduto in fondo, con delicatezza.

Tutto era ancora immerso nel buio, nonostante fuori fosse già mattina.

Domani ne riparliamo. Stanotte pensate bene a che cosa dire. Stavolta siete nei guai.

Quelle erano state le uniche parole della nostra manager, dopo che ci aveva visti in corridoio, a baciarci in modo tutt'altro che dolce.

Le lacrime avevano minacciato di scendere sulle tue guance ed eri corsa via. Se avessi saputo che quello sarebbe stato il nostro ultimo bacio avrei prestato più attenzione. Avrei assaporato meglio il tuo sapore per averne memoria. Avrei toccato il tuo corpo perfetto soffermandomi più a lungo sui particolari per immaginarti meglio nei miei sogni.

Avrei voluto abbracciarti un'ultima volta, meravigliandomi per l'ennesima volta, ricordando di quella bambina così diversa dalla donna che eri diventata, quella bambina che mi aveva fatto perdere la testa, quella bambina che mi aveva rubato il cuore e l'anima.

«Non farlo», avevi sussurrato in tono aspro.

Io avevo sussultato.

Accendesti la lampada. Il tuo aspetto mi stringeva il cuore. Quanto avevi pianto prima che il sonno ti portasse via?

«Non farlo», avevi ripetuto.

Ti eri avvicinata, nonostante tutto. Non potevamo impedire l'istinto. Dovevamo guardarci negli occhi.

«Non fare cosa?»

«Darti la colpa», avevi risposto. «So che stai pensando che avresti dovuto comportarti diversamente, che avresti dovuto pensare che qualcuno poteva vederci. Ti prego. Stiamo già cadendo a pezzi, non darti anche la colpa, non lo sopporterei. Siamo entrambi responsabili.»

Ero seduto sull'orlo del letto anziché sdraiato al tuo fianco. E il solo pensiero che non avrei dovuto farlo, che non avrei dovuto lasciarmi andare a te, era intollerabile.

Mi avevi sfiorato la guancia dolcemente.

Rabbrividii e ti strinsi il polso.

«Vic», avevo sospirato.

Dall'espressione che avevi assunto capii che non eri riuscita ad interpretare il mio tono di voce. Non era arrabbiata, era implorante. Ma tu non avevi capito che cosa volessi da te.

«Che cosa possiamo fare?», avevi sussurrato. «Sono la tua migliore amica, Dam, ho bisogno di te. Non voglio perderti.»

Le tue pupille erano dilatate, terrorizzate al punto che l'azzurro dei tuoi occhi era solo un piccolo contorno sfuocato.

«Alzati.»

Mi guardavi con gli occhi socchiusi ora, ma avevi obbedito. Eravamo in piedi, vicinissimi, tanto da percepire il calore dei nostri corpi sulla pelle.

Avevo lasciato che la felpa ti scivolasse giù dalle spalle. Avevo afferrato la tua camicetta e l'avevo strappata. Non ti eri neanche messa il pigiama prima di rifugiarti sotto le coperte e sfogarti nel pianto.

Avevi sgranato gli occhi, ma non avevi fatto niente per fermarmi. Finii di strappare ogni bottone e la gettai a terra. Mi ero chinato per sfilarti i pantaloni e, una volta rialzato, tu mi guardavi con le sopracciglia inarcate e un ghigno sulle labbra.

«Non avrai mica intenzione di strapparmi anche le mutande?»

«Be'...»

Mi avevi stretto in un abbraccio improvviso. Sentivo la camicia bagnarsi di lacrime salate e i tuoi pungi stringerne il tessuto.

«Hai bisogno di farti una doccia», avevo detto. «Ti aspetto.»

Mi sfiorasti la mascella con un bacio.

«Dam», avevi sospirato. «Anche tu avresti bisogno di una doccia.»

Ti eri girata per dirigerti in bagno. Dopo un attimo ti seguii.

I miei vestiti ora erano un mucchio sul pavimento. Tu eri già sotto la doccia, l'acqua scorreva sul tuo viso e sul tuo corpo.

Entrai. L'acqua era bollente e aveva riempito di vapore il piccolo bagno. Eri rimasta immobile sotto il getto, la tua pelle pallida che si arrossava per il caldo.

Mi guardavi senza parlare mentre prendevo il bagnoschiuma e lo versavo sulla spugna. Sfregavo la tua pelle con gentilezza, il profumo di vaniglia aveva inondato l'ambiente.

Poi ero passato ai capelli, accarezzandoli con le mani ciocca dopo ciocca. Avevi gettato la testa all'indietro, lasciando scorrere l'acqua sul viso.

Avevo allungato il braccio per chiudere il rubinetto, ma tu avevi affondato la testa sul mio petto. Le mie labbra ora sfioravano la tua fronte bagnata.

Il petto si alzava e abbassava in fretta, come se fossi appena tornato da una corsa. Per il resto, eravamo immobili. L'acqua aveva smesso di scorrere, ma il vapore ci avvolgeva ancora.

Dopo arrivarono i singhiozzi, muti e senza lacrime, perché le avevi finite. Ti circondai con le braccia.

«Va tutto bene», ti avevo detto. «Victoria...»

Mentre cercavo i tuoi occhi con i miei, tu avevi alzato la testa. Le nostre labbra si erano sfiorate da sole, disperate. Le nostre bocche si erano unite, i brividi invadevano il mio corpo.

«Vic...»

Avevi chiuso gli occhi e ti eri aggrappata a me, passando le mani sulle mie spalle e poi tra i capelli, mentre io ti riportavo di là e ti appoggiavo sul letto. Un istante dopo ero sopra di te e ti baciavo ancora, non ne avevo mai abbastanza.

Lì, in quel momento, c'ero tutto. C'erano le lacrime che non riuscivi più a piangere, c'erano le parole arrabbiate che non potevamo gridare ad alta voce. L'ultimo sfogo prima della fine.

Mi tenevi stretto per i fianchi. Lo sapevo che cosa volevi. Lo volevo anch'io.

E poi?

Prima che la situazione degenerasse, prima che arrivassimo al punto di non ritorno, mi allontanai.

Avevo recuperato i vestiti, rimettendomeli addosso con le mani che tremavano ancora.

«Non possiamo.»

Quante volte ormai avevamo pronunciato quelle parole?

«Non possiamo, Vic.»

«Va bene, ma...»

Cercavi di tirarti su dal groviglio di coperte.

«Aspetta.»

«Devo andare», ti avevo detto brusco. «Devo, adesso.»

Finii di abbottonare la camicia mentre mi guardavi sconfitta, triste, completamente disorientata.

Me n'ero andato sbattendo la porta, più incazzato che mai. Con chi? Con tutti e nessuno. Con me stesso di sicuro.

Insieme Sempre || Damiano e Victoria ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora