79. Punto

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"L'amore è un'amicizia impazzita."

[Seneca]



(Dam's pov)

Novembre 2027

«Questa volta è finita sul serio?»

La sua voce rotta dal pianto era una pugnalata al cuore.

«Credo proprio di sì.»

Arriva per tutti, prima o poi, quel punto in cui non si desidera altro che fermarsi, premere stop sul telecomando, e magari trovare la forza di fare un recap mentale. Riflettere.

In quel punto ci chiediamo se ne vale ancora la pena, lottare, soffrire, per quel qualcosa che fino a quel momento era il nostro obiettivo, la nostra meta.

Ognuno di noi, da solo, può decidere quando arriva quel momento. E spetta a noi decidere se mettere punto per andare a capo, o voltare pagina.

Ecco. In quel preciso istante la mia testa diceva di no, che il mio cuore non avrebbe retto ad un'altra situazione del genere.

Eravamo rimasti immobili, uno di fronte all'altra, imbambolati, come due lampioni spenti nel bel mezzo della notte.

Per tutto quel tempo fatto di un assordante silenzio, ero sfuggito al suo sguardo. Non era così che volevo ricordare i suoi occhi azzurri. Me li volevo ricordare in quei momenti in cui eravamo felici, con la consapevolezza che non avrei mai ritrovato due occhi più belli dei suoi. Sapevo per certo che non esistevano due occhi così, capaci di guardarmi fino in fondo all'anima, di leggermi dentro in profondità, capaci di decifrare ogni mia mossa o sentimento.

Com'è possibile che, dopo tutto il dolore che si prova per una persona, si continui a soffrire il doppio non avendola più accanto?

Non è giusto che dopo aver patito le pene dell'inferno, si continui ancora ad amare.

Mi decisi a guardarla, sconfitto.

Avrei voluto dire qualcosa, augurarle qualcosa del tipo "promettimi che non ti farai riaccompagnare a casa dal primo svitato col cappello che incontri per strada", o "promettimi che non ti ubriacherai senza qualcuno di affidabile che ti possa controllare da lontano, che ti carichi in spalla per portarti in macchina quando non riuscirai più a reggerti in piedi e che ti porterà a casa e si prenderà cura di te". E invece restai impassibile.

Continuavo a guardarla, forse perché avevo improvvisamente realizzato di non volerla sognare la notte senza poterla avere in carne ed ossa da abbracciare, o forse perché avevo paura di dimenticarla, un giorno. Anche se, in realtà, sapevo che non sarebbe mai potuta accadere una cosa del genere.

Non avrei mai dimenticato i pomeriggi passati sul letto, la testa appoggiata sulle sue gambe, la musica nell'aria. In quei momenti era come se il tempo si fermasse e tutto attorno a noi svanisse.

Alcune canzoni mi avrebbero sempre ricordato di lei. Ogni cosa mi avrebbe sempre fatto venire in mente lei. Non avrei mai potuto scordarmi di noi. Perché gli amori, a volte, finiscono così, ma i ricordi, quelli non passano mai.

Succede che due persone anche quando si amano non possono stare insieme. E lei mi aveva mandato a fanculo troppe volte, quando era arrabbiata e anche quando non lo era. In troppe occasioni, io le avevo urlato di andare via, ma poi l'avevo sempre fermata sulla soglia della porta. Ero sempre tornato a riprendermela.

Oggi no.

Mi ritrovai a fissare le sue gambe. Il ticchettio dei tacchi dei suoi stivaletti aveva rotto quel muro di silenzio che si era innalzato tra di noi.

Aveva tante domande per la testa, i suoi movimenti erano lenti e insicuri. Magari aspettava solo che un mio abbraccio le impedisse di andare via.

Si era fermata davanti allo specchio, cercando di rimettere ordine almeno fuori dalla sua testa, in quei capelli spettinati.

La luce del sole penetrava dalla finestra, illuminando la sua pelle chiara. Eppure non era stata in grado di sciogliere l'inverno che era arrivato in casa.

Sistemò i suoi grandi occhiali a nasconderle lo sguardo perso, mentre le mie mani fremevano dal desiderio di spogliarla, stringere i suoi fianchi e mordere le sue labbra.

Avrei voluto urlarle che nessuno l'avrebbe mai amata come avevo fatto io, ma probabilmente lo sapeva già. E mentre le sue dita smaltate di rosso aprivano la porta, io ero rimasto a fare l'idiota.



«Giornata romantica e piena di emozioni...»

«Smettila con queste stronzate. Ci credi solo tu!», l'avevo presa in giro, tirandole un cuscino addosso.

«Aspetta, aspetta! Senti questa: quando un Toro vi sceglie, è per sempre.»

Era scoppiata a ridere, ed io l'avevo inseguita per tutta casa, minacciandola di dare fuoco alla rivista se non avesse smesso di leggere quella roba.



Per sempre.

La prima cosa a cui pensai fu la scena di quella mattina, quando Victoria si era messa a leggere l'oroscopo.

Per sempre.

Mi sentivo come se il presente si fosse fermato. Il futuro mi era appena scivolato via dalle mani e il passato mi era crollato addosso.

I vestiti sempre sparsi ovunque per la casa, che mi arrabbiavo un casino per il disordine, ma che poi io ero il primo a gettarli a terra prima di fare l'amore.

Il letto sempre sfatto, perché non ne avevamo mai abbastanza. E perché lei non aveva mai voglia di sistemarlo.

In ogni foto appesa alla parete appariva il suo sorriso. Quel sorriso dolce che sapeva risistemarmi il cuore.

«Victoria!»

Si voltò subito.

«Aspetta!»

Il vento entrava dalla finestra e soffiava tra i tuoi capelli, e io avevo una voglia matta di prenderla e baciarti, lì, in mezzo al corridoio del palazzo.

Aspettava e mi guardava, ed io guardavo lei, i lineamenti del suo corpo perfetto, e finalmente mi sorrise. Perché noi lo sapevamo, senza bisogno di dirci "ti amo".

Come avevo solo potuto pensare di lasciarla andare? Io, che avevo promesso che non sarei mai andato da nessuna parte senza di lei. Io, che le avevo sempre promesso il "per sempre".

Non erano ancora finiti i nostri guai, i nostri disastri, ma anche quelli ci sarebbero serviti per amarci ogni giorno più del precedente.

«Non voglio lasciarti.»

«E allora non farlo.»

Insieme Sempre || Damiano e Victoria ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora