75. Innamorati (parte 2)

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(Vic's pov)

Gennaio 2019

L'alcol, gli amici, il fumo, la musica che martellava i timpani. Ma niente sembrava poter placare il rimbombare del suo nome e della sua immagine fra i miei pensieri.

La testa non era dalla mia parte, il cuore neanche. Continuavo a ricordare i sussurri tra le lenzuola, quando mi diceva "non voglio perderti, non posso", e poi l'ennesima porta sbattuta in faccia e di nuovo quelle frasi dette con troppa determinazione e sicurezza che si rivelavano essere solo inutili parole da buttare al vento: non possiamo continuare, ci faremo solo del male.

Io non avevo mai avuto neanche la metà della sua forza, del suo coraggio. Non ero mai stata io a chiedergli di restare, non a parole almeno, e non l'avevo nemmeno mai costretto a non andarsene, perché se voleva farlo era giusto che lo facesse.

Ma che senso aveva andare via? Tanto poi non era stato mai "tutto finito". Non avremmo mai potuto dimenticarci di noi da un giorno all'altro. E questo circolo vizioso continuava, senza fine.

Le mie lacrime, in qualche modo, erano sempre riuscite a frenarlo, e la sua mano sul mio viso era sempre stata pronta a consolarmi. Questa volta, però, non avevo voluto lasciargli l'opportunità di farlo.

Ero corsa via prima che potesse in qualche modo reagire, camminando decisa il più lontano possibile da lui.

Ed ora mi stavo pentendo amaramente di aver permesso a me stessa di scappare e lasciarlo lì, forse con più dubbi di prima.

«Quello era il cantante della tua band, vero?», mi domandò il tizio che Damiano aveva preso a pugni, mentre si riuniva al nostro gruppo con del ghiaccio sul naso.

"Tizio" lo aveva definito Dam, e aveva ragione, perché avevo esagerato un po' definendolo mio amico, dato che in quel momento non ricordavo nemmeno il suo nome. Amico di un amico, avrei dovuto dire.

«Sì», confermai.

«È il tuo ragazzo?»

«No», risposi subito. «È il mio migliore amico.»

«Be', comunque, è un vero figlio di puttana. Ma chi si crede di essere? Montato del cazzo!»

Lì, cominciò la mia caduta verso il fondo.

La mia stupida coscienza, aiutata dall'alcol che avevo in circolo, mi fece realizzare del vuoto che avevo dentro al petto.

Le lacrime presero a scendere sulle guance, poi iniziai a gridare.

«Ma tu chi cazzo sei invece, eh? Sarà anche un grandissimo stronzo a volte, ma come ti ho detto Damiano è il mio migliore amico. Tutti con me si fingono dei grandi amiconi senza neanche conoscermi davvero. E la verità è che lui è l'unica persona capace di capirmi veramente. Basta uno sguardo, e in un attimo lui ha già capito tutto. Per quanto possa essere una testa di cazzo, Damiano non è una brutta persona. Ed è sicuramente migliore di te. Quindi, prima di nominare anche solo il suo nome, dovresti sciacquarti quella cazzo di fogna che ti ritrovi al posto della bocca.»

Tutti i miei amici e tutti i ragazzi lì intorno avevano sentito.

Non mi ero neanche resa conto di star correndo via, barcollando, aggrappandomi alle persone che man mano incontravo, pur di non cadere.

La testa mi girava terribilmente, dandomi forti fitte sulle tempie. Stavo male, e la paura di questa consapevolezza mi stava terrorizzando, peggiorando ulteriormente le cose. Sentivo un nodo stretto in gola anche se tutto ciò che volevo era vomitare fuori quello che avevo ingerito per tutta la serata. Sudavo come se avessi appena scalato il monte più alto del mondo, mi mancava il respiro, e mi mancava lui.

Se Damiano fosse stato qui, al mio fianco, mi avrebbe tranquillizzata con le sue parole. Avrebbe attenuato le mie paure e spazzato via le insicurezze. Perché nessuno sapeva amare come sapeva fare solo lui, spesso così tanto da farmi incazzare, a volte fino a farci odiare. Ma se fosse stato lì, in mezzo alla gente, avrebbe intuito subito che qualcosa non andava, che stavo per crollare.

«Victoria!»

La sentii la sua voce che mi chiamava, insieme a quella delle mie amiche che gli facevano da eco. Lo vidi con la sua immensa bellezza farsi spazio mentre cercava di raggiungermi.

Desideravo abbracciarlo con tutta me stessa, ma ormai era troppo tardi.

Sprofondai nell'abisso. Davanti ai miei occhi, il vuoto più totale.

Insieme Sempre || Damiano e Victoria ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora