(Dam's pov)
Marzo 2029
La scorsa notte avevo fatto un sogno.
C'era una musica di carillon in sottofondo, una stanza con le pareti rosa e tante bamboline e peluches in fila su un comò.
Una culla bianca custodiva una bambina. Rideva. La bocca grande senza dentini emetteva quel suono meraviglioso che è la risata di un neonato.
Aveva gli occhi grandi e azzurri, gli stessi di lei. Sgambettava tra il piccolo lenzuolo con quelle cosciotte e quei piedini che quasi avrei avuto voglia di mangiarmeli.
E come ogni sogno, svanì non appena i miei occhi si aprirono.
***
Rientrato a casa, avevo trovato un pacchetto sul tavolo della cucina. Un bigliettino citava il mio nome: Damiano.
«Vic?»
Intravidi, dal riflesso sulle piastrelle del pavimento, una luce spegnersi da qualche parte di là, e Victoria comparì sotto il mio sguardo.
«Ciao amò. Com'è andato il trasloco?»
Thomas aveva finalmente deciso che anche per lui era giunta l'ora di farsi una casa tutta sua, dopo che anche Ethan si era trasferito per convivere con la sua fidanzata.
In questo modo avrebbe potuto suonare ad ogni ora del giorno e della notte, in tutta pace e senza far prendere a sua madre nessun tipo di esaurimento nervoso per il troppo casino a strane ore della notte.
«L'arredamento è proprio figo. Grazie alla mia impronta di stile, è ovvio.»
Le strappai una risata, prima di riporre di nuovo l'attenzione sul pacchetto.
«E questo?»
«È per te.»
«Fin qui ci ero arrivato.»
«Dai, aprilo!», mi esortò.
Sciolsi il fiocco e sollevai il coperchio della scatola. Quando realizzai il contenuto, quasi mi venne un colpo.
Tirai fuori una minuscola tutina rosa, dei microscopici calzettini rosa, un piccolissimo cappellino rosa e un ciuccio con un nastro, ovviamente rosa.
Victoria mi guardava entusiasta, elettrizzata, mentre io dovetti prendere la sedia e mettermi seduto per non svenire a terra.
«Quando hai fatto l'ecografia?»
«Stamattina.»
«E perché non me l'hai detto?»
Buttai un'occhiata veloce a tutte le cose che avevo appena estratto da quella scatola, mentre una miriade di farfalle presero a volarmi dentro allo stomaco, e anche per il resto del corpo.
«Volevo farti una sorpresa. E direi anche di esserci riuscita. Tutto okay, Dam? Stai tremando come una foglia.»
Guardai la mia mano poggiata sul tavolo di vetro. Stavo tremando davvero, oppure era in corso una scossa di terremoto di almeno otto gradi della Scala Richter.
«Sì, tutto okay. Devo solo metabolizzare la cosa.»
Mi alzai ed iniziai a girare in tondo per la cucina.
«È una femmina.»
«Grazie, l'avevo capito.»
«Non sei contento?»
Certo che ero contento. Ovvio che lo ero.
Come potevo non esserlo?
«È solo che non me lo aspettavo proprio. Non oggi.»
La testa cominciava a girarmi per le troppe volte che avevo fatto lo stesso moto intorno al tavolo. La cucina era diventata troppo piccola, così presi a camminare per tutto il resto della casa.
Erano passati diversi minuti e ancora non ero riuscito a fermarmi. Victoria era rimasta a guardarmi appoggiata al mobile della cucina, di fianco al frigorifero.
«A che cosa pensi?»
In realtà non stavo nemmeno pensando, non ero in grado di farlo. Non riuscivo a fare né a pensare niente. Non sapevo neanche come i miei piedi potessero compiere quei passi senza alcun controllo.
"È femmina", continuava a ripetermi la voce dentro alla mia testa.
Victoria era felice, si vedeva. Si era già data allo shopping compulsivo per neonati, mentre io mi aggiravo per casa cercando di reprimere la voglia di scappare via.
«Damiano?»
«Come farò tra qualche anno ad affrontare due donne e magari pure col ciclo sincronizzato? Scusami, ma tu sei già difficile da gestire e sei una sola.»
Scoppiò a ridere.
Cosa c'era di tanto divertente?
Lei se la stava godendo mentre io ero spaventato a morte. E non sapevo neanche spiegarmi il motivo di questo mio comportamento.
Presi una birra dal frigo e la stappai, mentre Vic mi raggiungeva.
«Ehi. Sarai un ottimo padre», disse abbracciandomi da dietro.
Le accarezzai le mani appoggiate al mio petto e mi voltai a scrutare i suoi occhi blu.
"È femmina". Un'altra donna sarebbe entrata nella mia vita. E con molte probabilità sarebbe stata la copia esatta di Vic, ma in miniatura. Era molto complicato sopportare una Victoria De Angelis, figuriamoci due!
Avevo già finito la bottiglietta di birra, così mi presi un bel bicchierone d'acqua.
Un po' ero dispiaciuto che Victoria avesse dovuto assistere a quella scena patetica. Magari lei si era solo aspettata un forte abbraccio, un bacio lungo e festeggiamenti per il resto della serata. Invece, le era toccato subire la mia crisi, di cui erano ancora sconosciute le origini.
Vic mi trascinò poi con sé sul divano, prese la mia mano e se l'appoggiò sulla sua piccola pancia.
«Andrà tutto bene», mi rassicurò come solo lei era in grado di fare.
«E se non dovessi piacerle?»
Mi sorrise.
«Tu sei Damiano David. Ti tocchi i capelli, fai un occhiolino e tutte cascano ai tuoi piedi. Sei il numero uno in fatto di donne. E poi sei il suo papà. Le piacerai eccome!»
«Con te non è stato così semplice. Non sono bastati l'occhiolino e i capelli.»
Scoppiammo a ridere come due deficienti. Era incredibile l'effetto che Victoria aveva su di me. Ed era ancora più incredibile il fatto che dopo anni e anni ancora me ne meravigliavo come le prime volte.
Pochi istanti fa aveva messo tutto in disordine dentro alla mia testa, mentre ora tutto stava assumendo senso.
Sarei diventato papà, il papà di una bambina.
Pensai alle foto di cui erano pieni i social, mentre mi toglievo sensualmente la camicia, o mi strappavo la maglietta, mentre fottevo l'asta del microfono, o lanciavo i miei sguardi accattivanti.
Nel giro di pochi mesi quelle stesse foto sarebbero state sostituite da quelle che mi ritraevano a passeggio con la carrozzina, con una borsa piena di pannolini e un biberon in mano al posto della sigaretta.
«Non vedo l'ora.»
La voce di Victoria interruppe le mie fantasie.
«A chi lo dici.»
«Ma se fino a pochi minuti fa saresti scappato a gambe levate!», rise lei.
«Però, poi, ti guardo e capisco che senza di te non ci saprei stare. E allora dove dovrei andare? Tu mi completi, tu mi rendi migliore. Mi aiuti sempre nei momenti di difficoltà.»
L'abbracciai, forte. Ed ogni volta che la stringevo a me, mi rendevo sempre più conto che quello era il mio posto, al suo fianco.
In quell'istante, lì con me, avevo tutto il mio mondo.
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Insieme Sempre || Damiano e Victoria ||
Romance«... ma è vero che abbiamo un rapporto molto intimo, siamo più che fratelli, più che amici, più che ogni cosa.» Damiano e Victoria. Victoria e Damiano. Nessuno sa quale verità si cela dietro quell'amicizia dannatamente perfetta. C'è chi ipotizza una...