(Vic's pov)
Agosto 2018
Guardavo il mare dalla finestra, mentre ripensavo alla meravigliosa estate trascorsa e finita, come sempre, troppo presto. Poche ore ancora, poi agosto sarebbe diventato solo un piacevole e nostalgico ricordo, lasciando il suo posto a settembre. Gli ombrelloni sarebbero stati tolti e le onde del mare avrebbero riconquistato il loro pezzo di spiaggia. Il mare, l'acqua fresca e la sabbia bollente di mezzogiorno, i tramonti e la luna che si rispecchiava illuminando ancora di più la notte, il segno del costume sulla pelle abbronzata, la voglia di assaggiare le sue labbra dal retrogusto salato, le dita che si intrecciano, le bocche che si cercano. Volerci ovunque, nasconderci ovunque, fare l'amore ovunque, amarci ovunque.
Ho pensato tante, troppe volte di sbagliare, che stavamo sbagliando tutto, io e lui. Magari avrei dovuto non inviare qualche messaggio, quando scrivevo sulla tastiera e cancellavo, riscrivevo e ricancellavo, almeno dieci volte. Chiudevo gli occhi e premevo invio. Consegnato. Forse, avrei dovuto bere meno vino. Mi sarei risparmiata un sacco di mattine a letto, l'emicrania e le aspirine. Ma non avrei neanche avuto il coraggio di presentarmi a casa sua alle due di notte. Avevo espresso mille desideri e visto solo due stelle cadenti. Eppure, incrociando le dita, ci siamo dati tanti baci che non avevamo previsto.
«Buongiorno.»
La voce assonnata di Damiano mi riportò alla realtà. Mi guardai intorno, in quella stanza d'albergo disordinata, e poi guardai lui. Quando era al mio fianco, in ogni luogo, io mi sentivo bene, a mio agio, sicura, protetta, come a casa. Lo osservavo mentre si stiracchiava, pensando di nuovo a tutte le avventure che avevamo condiviso in questa magica estate.
«Che c'è?», mi ha domandato.
«Niente, ero immersa nei ricordi.»
«Ricordi, eh?», sorrise. «Tipo ieri sera?»
Ripescò dal pavimento il mio reggiseno e me lo lanciò.
«Ieri sera? Che cosa è successo ieri sera?», feci finta di non capire.
In risposta, lui si sfilò i pantaloncini e mi tirò anche quelli. Lo stavo praticamente mangiando con gli occhi mentre continuava a spogliarsi, così sicuro di sé. Non mi sarei mai abituata alla sua immensa bellezza.
«Eri ubriaca, ma non così tanto!», mi prese in giro. «Allora?», mi richiamò.
«Stavo pensando a questa estate, alle nostre serate pazze. E anche a ieri sera», ammisi ridendo.
«Togliti la maglietta!»
Mi guardava intensamente mentre anche lui rideva e scherzava. E vidi i suoi occhi illuminarsi e il suo sorriso soddisfatto allargarsi quando ubbidii alla sua richiesta. Camminò avvicinandosi sempre di più fino a raggiungermi. Posò una mano sul mio fianco, mentre con l'altra sfiorava l'elastico dei miei pantaloncini.
«Stavo pensando a quando mi hai chiamata perché ti mancavo. A quando mi hai detto che se non ti avessi raggiunto subito, avresti spaccato tutto.»
Alzai lo sguardo verso il suo, che mi osservava perso anche lui in quei ricordi.
«Ho avuto paura che avessi davvero distrutto tutta la stanza, e l'intero hotel, invece avevi solo lanciato qualche soprammobile e la lampada.»
Avanzò ancora, fino a farmi sbattere le gambe sul bordo del letto, e a quel punto dovetti sdraiarmi.
«Ho pensato alla nostra prima volta...»
Non mi fece finire di parlare che si avventò sulle mie labbra e poi sul mio seno. Ormai era diventato un gioco, il nostro, a cui entrambi non vedevamo l'ora di giocare.
Ero troppo eccitata per pensare a cos'altro dire, ma non potevo e non volevo smettere di provocarlo.
«... a quando mi hai confessato che il testo de Le parole Lontane lo avevi scritto quando avevamo litigato alla Måneskin House.»
Mi tolse i pantaloni e le mutandine, e lo fissai di nuovo mentre si spogliava lui.
«Ti ricordi quando sono andata in Danimarca e tu sei impazzito? Ethan ti aveva comprato un biglietto perché non ce la faceva più a sopportarti e ti ha obbligato a raggiungermi.»
Non gli tolsi mai lo sguardo di dosso. Mi accorsi di essermi morsa il labbro per tutto il tempo solo quando sentii il sapore amaro del sangue. Stava per succedere di nuovo, per l'ennesima volta era dentro di me, sempre lento, per assaporare a pieno l'emozione...
«Vic.»
Aprii gli occhi e mi alzai di scatto. Il mio viso era tutto sudato e avevo i capelli attaccati alla fronte.
«Stai male?», domandò Dam preoccupato.
«No, sto bene. Stavo sognando, credo.»
Appoggiò una mano ad accarezzarmi la guancia, mentre io cercavo di tornare a respirare regolarmente.
«Era solo un incubo, tranquilla.»
«No, Dam, non era un incubo. Era un sogno bellissimo.»
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Insieme Sempre || Damiano e Victoria ||
Romance«... ma è vero che abbiamo un rapporto molto intimo, siamo più che fratelli, più che amici, più che ogni cosa.» Damiano e Victoria. Victoria e Damiano. Nessuno sa quale verità si cela dietro quell'amicizia dannatamente perfetta. C'è chi ipotizza una...