23. Quando torni?

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Dicembre 2018

"Quanto torni?"

Negli ultimi giorni, Damiano aveva scritto quelle parole sulla tastiera per un'infinità di volte, senza mai riuscire però ad inviare il messaggio.

Erano passati cinque giorni da quando l'aveva accompagnata all'aeroporto. Aveva aspettato là dentro fino al decollo dell'aereo che l'aveva portata in Danimarca, dove avrebbe passato le vacanze di Natale con la sua famiglia.

I giorni passavano, ma sempre più lentamente. Si sentivano sempre, parlavano di tutto, ma Damiano non aveva mai trovato il coraggio di farle quella maledetta domanda. L'ultima cosa che avrebbe voluto fare era rovinarle la vacanza solo perché gli mancava tremendamente.

Aveva provato a non pensarla, a fare altro, ma la sua testa proprio non ne voleva sapere di smettere di pensarla sempre, e continuava a distrarlo dal resto del mondo.

Teneva strette le immagini dei suoi sorrisi e le custodiva nel cuore. Il suono della sua risata rimbombava nelle sue orecchie. E si chiese se anche lei provasse le sue stesse sensazioni.

Odiava tormentarsi con questi stupidi enigmi da ragazzina di dodici anni, perché lo faceva sentire debole. Quando invece, dall'altra parte dell'Europa, Victoria stava provando le stesse identiche cose. E sorrideva come una stupida ogni volta che leggeva un messaggio di Damiano.

All'inizio, tutto gli era sembrato perfetto. La sua Roma avvolta dall'atmosfera natalizia era magica. Poi, all'improvviso, di punto in bianco, se l'era chiesto: "Ma Vic quando torna?".

Se l'era chiesto ogni volta quando rientrava a casa con i piedi sfiniti per le lunghe passeggiate in città, dopo essere stato fin troppo bene in giro con i suoi amici. Però, c'era sempre stato qualcosa di strano nell'aria, come se non tutto si trovasse al proprio posto, come se mancasse qualcosa. O qualcuno. E allora si sentiva opprimere dall'ambiente esterno, non riusciva più a stare in mezzo alle persone, ma non poteva neanche stare da solo con sé stesso. Aveva solo voglia di lei.

Quando l'aveva intorno appariva tutto più semplice, tutto andava per il verso giusto, perché Victoria riusciva a rendere facili anche le situazioni più complicate, anche quelle che sembravano impossibili.

Gli mancava quell'emozione di averla accanto. Damiano aveva voglia, e soprattutto bisogno, di tutto quello che Vic aveva sempre saputo donargli, di tutto quello che nessuno aveva mai saputo dargli, se non lei.

Per gli altri era semplice prendere la vita come veniva, mentre lui avrebbe solo voluto prendere un aereo e raggiungerla all'istante.

«Damiano, ci sei?»

Sollevò lo sguardo, incontrando quello di suo fratello. Solo in quel momento si rese conto di star fissando il suo cellulare, scordandosi della situazione che lo circondava.

«Un'altra birra?»

Annuì con la testa, quando il suo schermo s'illuminò come il sorriso da scemo che gli comparve sulle labbra, così, senza un perché.

Fu una chiamata breve, forse quindici o venti secondi, ma bastò per farlo sentire subito meglio. Solo poche parole, ma le uniche che contano davvero, quelle che ti fanno volare senza ali. I venti secondi più belli della sua vita, ecco.

«Ciao, Dam. Domani mi vieni a prendere all'aeroporto?»

"Verrei a piedi fino in Danimarca se me lo chiedessi".

«Solo se mi porti un regalo.»

Victoria scoppiò a ridere e Damiano cominciò a contare le ore, i minuti, i secondi, che lo separavano dal rivederla, dal riabbracciarla.

«Grazie, a domani. Ti voglio bene.»

"Non hai idea di quanto te ne voglia io".

Insieme Sempre || Damiano e Victoria ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora