97. Geloso (parte 1)

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(Vic's pov)

Settembre 2028

«Potresti degnarci per un momento della tua attenzione?»

Qualcuno schioccò due dita davanti ai miei occhi ed io tornai alla realtà.

«Sì, scusate. È che ho lasciato Damiano a casa da solo con l'influenza.»

Tirai fuori dalla borsa il cellulare per la milionesima volta e gli scrissi un messaggio.


V: Come ti senti? Torno presto, okay? Massimo mezzanotte.

D: Mezzanotte? Come Cenerentola?


Sorrisi. Sembravo pazza a ridere da sola, con il cellulare in mano, isolata dal resto del mondo.

«Guarda un po' chi c'è...»

Una mano si appoggiò sulla mia spalla. Mi voltai e riconobbi subito il volto di Thomas e, dietro di lui, alcuni dei suoi amici.

«Vi unite a noi?», propose una delle mie amiche.

Sperai dicessero di no, perché tra quei ragazzi, avevo riconosciuto subito Roberto. Tanti anni prima c'era stato qualcosa tra me e lui e non si poteva di certo dire che fosse stato un bravo ragazzo, anche se, da quello che mi aveva raccontato Thomas, era cambiato molto dall'ultima volta che l'avevo incontrato a quella festa mentre ero in vacanza al mare con le mie amiche.

Ma come glielo avrei spiegato a Damiano? Non avrebbe di sicuro reagito molto bene a sapere che avevo trascorso la serata con lui.

Avevo pensato di inviargli un messaggio, quando Roberto si sedette proprio accanto a me.

«Ciao, Vic.»

«Ehi», lo salutai.

«Dove hai lasciato Mister "Ti spacco la faccia se ti avvicini di nuovo a Victoria"?», scherzò.

«È a casa con l'influenza», gli spiegai.

Sembrava essere cambiato davvero. Avevamo chiacchierato più e del meno per tutta la serata. Non avevamo mai accennato al passato, solo al presente e al futuro, e l'imbarazzo iniziale era scomparso quasi subito, ma questo anche grazie ai cocktails. Non mi ero resa conto dello scorrere del tempo, finché Thomas non mi disse di avere sette chiamate perse da Damiano.

Sgranai gli occhi e sfilai il cellulare dalla borsa per leggere l'orario. Erano le due e mezza.

«Cazzo!», sbottai, alzandomi in piedi. «Devo andare.»

Thomas aveva sicuramente intuito che qualcosa non andava.

«Ti accompagno io», si offrì infatti.

«Che succede?», mi chiese in macchina. «Mi devo preoccupare?»

«No», gli risposi. «O almeno credo. È che Damiano è altamente suscettibile quando ha la febbre e gli avevo detto che sarei tornata a mezzanotte.»

«Magari si è addormentato e domattina neanche si ricorderà niente.»

Era quello che speravo anch'io.

Quando entrai a casa ed accesi la luce, mi venne un colpo. Sembrava che fosse passato un tornado a spazzare via ogni cosa. Lasciai cadere la borsa per terra, ma non riuscii a fare un solo passo in avanti. Non serviva chiedersi chi fosse stato a combinare quel disastro.

Sentii i suoi passi che si avvicinavano e lo vidi sbucare dal corridoio. Era decisamente ancora arrabbiato.

«Dam... Io...»

«Dovevi tornare più di due ore fa.»

«Mi dispiace, ero...»

«Con Roberto?»

Fece un passo verso di me, serrando i pugni.

«Abbiamo solo parlato.»

«Solo parlato?»

Il suo petto nudo si sollevava a ritmo veloce e la sua fronte era bagnata dal sudore. Avanzò ancora verso di me, fino ad arrivarmi davanti. Avevo praticamente le spalle contro la porta, mentre lui mi fissava indemoniato negli occhi.

«Cosa cazzo hai fatto tutta la serata con lui?»

Il suo alito mi fece storcere il naso.

«Hai bevuto, Damiano? Sei ubriaco?»

In uno scattò d'ira batte un pungo sulla porta. Sobbalzai per lo spavento, ma non potevo farmi vedere intimidita da lui.

«Ti si è completamente fottuto il cervello? Non puoi metterti a bere con la febbre! Mi dici che cazzo ti è preso?»

«E tu mi dici perché cazzo stavi con lui? Con lo stesso ragazzo che qualche anno fa avrebbe voluto scoparti ne bel mezzo di una festa?»

Gli sfiorai la fronte e sorrisi, cercando di tranquillizzarlo. Era completamente fuori di sé.

«Scotti, Damiano. Hai la febbre alta. Andiamo a dormire.»

Cercai di oltrepassarlo, ma lui mi fermò per un braccio.

«Tu non hai idea di come io mi sia sentito. Tu eri a divertirti con il tuo ex e non mi rispondevi neanche al telefono!»

«Divertirmi? In che senso? Pensi che io potrei davvero tradirti?», domandai delusa. «E poi tu come fai a sapere che ero con lui?»

«I miei amici ti hanno vista.»

«Cos'è? Ora mi fai spiare da loro?»

«Sparisci. Prendi le tue cose e vai via.»

«Cosa? Io non vado da nessuna parte! Questa è anche casa mia!»

Non ci potevo credere.

«Ascolta, Dam, mi dispiace di averti fatto preoccupare, ti giurò che non è successo niente. Ragiona, per favore.»

«Ti odio, Victoria.»

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Camminai decisa verso la camera da letto e mi fermai sulla soglia. Questa volta Damiano non mi aveva bloccato. L'avevo visto il rimorso entrare nei suoi occhi, ma ormai aveva superato ogni limite.

«Stanotte dormi sul divano. Non ti azzardare a raggiungermi. È meglio se mi stai lontano.»

Sbattei la porta alle mie spalle e la chiusi a chiave.

Insieme Sempre || Damiano e Victoria ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora