14. Casa

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Marzo 2028

Victoria si alzò controvoglia dal letto, per rispondere a quel maledetto cellulare che aveva iniziato a suonare.

Prima di accettare la chiamata, si spostò in cucina, per evitare di svegliare Damiano.

«Papà, te sembra questa l'ora pe' chiamà?»

«Ah, scusami tesoro. Stavi pranzando?», domandò lui.

«No, stavo a dormì!»

Il padre di Victoria esplose in una fragorosa risata, che trascinò dietro anche sua figlia.

«Ma dove stai?», le chiese poi.

«A casa di Dam.»

Casa. Damiano, che si era anche lui svegliato nel frattempo, rimase scosso da quella parola.

"Casa", aveva detto Victoria.

Damiano aveva comprato quell'appartamento quasi sei mesi prima. Ormai aveva l'età per vivere da solo e se lo poteva anche permettere. Però, non aveva mai avuto il coraggio di definirlo casa.

Metà delle sue cose erano ancora dove abitava prima, dai suoi genitori, perché, ancora oggi, ogni tanto preferiva tornare a dormire nella sua vecchia camera impregnata di ricordi.

Molti dei suoi vestiti erano poi a casa di Victoria, perché altre volte rimaneva a dormire da lei, specialmente quando suo padre si trovava fuori per lavoro.

In compenso, però, anche Victoria aveva portato dei vestiti all'appartamento nuovo di Damiano, con la scusa che ne aveva così tanti da non sapere più dove metterli. E, in questo modo, avrebbe anche potuto evitare che la sorella glieli prendesse in prestito senza chiedere quando lei non c'era.

Victoria tornò verso la camera da letto, sotto lo sguardo attento di Damiano.

"Una donna che indossa soltanto la tua felpa gigante e che cammina a piedi nudi per casa dovrebbe essere messa tra le meraviglie del mondo", pensò tra sé e sé.

Casa. Di nuovo quella parola. Ma, questa volta, pronunciata nei suoi stessi pensieri.

Così, finalmente capì: era lei.

Casa non erano un tetto e quattro mura, un letto e un pasto caldo la sera.

Casa era Victoria che correva verso l'ingresso per abbracciarlo quando tornava.

Casa erano quelle pareti che avevano racchiuso e assorbito le loro urla incazzate, i loro "vaffanculo", ma anche le loro risate.

Casa era quel posto dove splendeva il sole anche se dietro i vetri delle finestre cadeva la pioggia, perché era quella ragazza a portare la luce nella sua vita.

Casa era quel divano che l'accoglieva nelle giornate grigie in cui teneva il muso e nessuno era in grado di mandarlo via, se non le sue serie preferite e delle mani ad accarezzarle i capelli.

Casa erano le lenzuola che profumavano di loro.

Essere insieme nello stesso posto era qualcosa che lo faceva sentire bene. Era qualcosa che sapeva di casa.

«Che c'hai? Sei pensieroso...»

Victoria lo riportò alla realtà, saltando sul letto e appoggiando il viso sul cuscino, all'altezza di quello di lui.

«Sì, stavo pensando.»

«A cosa?», insisté lei, con quella sua dose di inevitabile curiosità.

«Forse potrà sembrarti presto, ma mi piacerebbe l'idea di un domani insieme. Sarebbe bellissimo.»

Un velo di istintivo terrore attraversò il suo viso struccato e puro del mattino.

«Nun te sto chiedendo de sposarmi», scherzò Damiano. «Solo... che ne dici de portà qui n'altro po' de vestiti? E anche lo spazzolino, le pantofole, l'arricciacapelli e...»

Victoria appoggiò il dito indice sulle sue labbra per zittirlo.

«Mi stai chiedendo di venire a vivere qui?»

«No, macché! È che me servirebbe 'na mano co' le bollette.»

Il sorriso beffardo che spuntò sul viso di Damiano tradì la sua voce già di per sé poco seria.

Victoria lo abbracciò, stringendolo con tutta la sua forza, mentre Damiano godeva della felicità sprigionata dalla sua ragazza.

Ovunque ci sia Victoria, sarà sempre casa per Damiano.

Insieme Sempre || Damiano e Victoria ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora