(Dam's pov)
Maggio 2018
Arrivava la sera ed io ero stanco, esausto, dopo un'altra giornata che poteva sembrare normale, ma che asciugava energie come una corsa infinita.
Poi arrivavi tu, determinata e sicura, ancora fresca, carica, con la tua forza dirompente, ed io non avrei di certo passato la serata serena e tranquilla che avevo sperato, ma non potevo di certo desiderare di meglio.
Entravi in camera mia, senza paura, e ti spogliavi fino a restare nuda, pronta a fare l'amore. Ti avvicinavi e cominciavi a baciarmi la bocca e il collo, e nonostante il caldo che preannunciava l'inizio dell'estate, avevo i brividi per tutto il corpo.
«Oggi è stata una giornata stressante», mi avevi sussurrato. «Mi sei mancato.»
Ma dopo essermi perso per qualche minuto in paradiso, ero tornato sulla Terra.
«Stasera non possiamo, Victò. Domattina presto arrivano Marta e gli altri e se ce sgamano siamo fottuti.»
Ma chi volevo prendere in giro?
Perdevo il controllo quando mi guardavi così.
«No, no, non ci provare. Non mettere il broncio con me.»
Ti voltasti dall'altra parte, incrociando le braccia al petto come una bambina infastidita.
«Cosa posso fare per fartelo passare?», ti avevo chiesto ridendo.
«Prova con un bacio», mi avevi suggerito.
Ti afferrai per il mento e ti lasciai sulle labbra il bacio più dolce del mondo, ma tu non ricambiasti, rimanendo impassibile. Così, iniziai a spogliarmi.
«Che fai?», mi avevi domandato, con il sorriso in volto.
«Mi spoglio. Mi sa che un bacio non è sufficiente.»
***
«Damiano, ci sei?»
La voce di Marta mi svegliò, e ti trovai subito con gli occhi spalancati dal terrore.
«Vai in bagno, dentro la doccia. E non fare rumore.»
«Sì, un attimo!»
Quando eri scomparsa dietro la porta, io andai ad aprire.
«Buongiorno! Non hai sentito la sveglia?»
«Che ore sono?», ho domandato.
«Le nove passate. Vado a vedere che fa Victoria. Mi sa che dorme ancora anche lei.»
«No!»
L'avevo presa per un braccio per farla fermare.
«È che...»
Mi guardò con gli occhi che aspettavano impazienti una risposta.
«È che ieri sera è venuta da me e... non riusciva a dormire. E non si sentiva bene. Lasciamola dormire ancora un po'.»
Il timore che avesse già capito che stavo mentendo mi divorò, quando poi, per fortuna, sembrò esserci cascata.
«Ah, d'accordo. Allora intanto scendiamo per la colazione.»
«Mi vesto e vi raggiungo.»
Aspettai che fossero in fondo alle scale, prima di venire a dirti che potevi uscire, ma tu eri già alle mie spalle.
«Sei un coglione, Damià!»
Ero scoppiato a ridere, ma ricevetti uno schiaffone in cambio.
«Che c'è?»
«Per poco non ci scoprivano», hai cercato di soffocare le grida. «È tutta colpa tua!»
«Cosa? Dovresti ringraziarmi, invece. Ti ho appena salvato il culo!»
«Chi si è scordato di mettere la sveglia ieri sera?», mi hai puntato il dito contro.
«Perché tu, al contrario, te ne sei ricordata? E poi sei tu quella che è entrata in camera mia mezza nuda e tutta eccitata», ti ho ricordato.
«Vaffanculo, Damià. Con me hai chiuso!», mi hai urlato con tutte le tue forze.
Eri uscita dalla mia camera sbattendo la porta e dando inizio ad una delle settimane più difficili della mia ancora breve esistenza.
***
I giorni seguenti furono un vero inferno. Tu eri ingestibile. Ogni volta che mi incrociavi in giro per casa ti mordevi il labbro, pronta ad architettare una nuova scusa per urlarmi contro e riprendere così a litigare. Che poi, alla fine, le nostre liti avevano tutte lo stesso argomento. Discutevamo se fosse stata colpa mia o colpa tua, senza mai nominare il contenuto, specificare il contesto, tralasciando i particolari. E, soprattutto, lasciando tutti all'oscuro su quella che era la vera causa di tutto, mentre ci guardavano a bocca aperta, senza avere la minima idea di quello che stesse accadendo davvero.
A me non è mai importato di chi fosse la colpa, in realtà. Io rivolevo solo la mia Beatrice, la mia Laura, la mia Angelica, la mia Silvia. Ma tu non volevi ascoltarmi, non volevi vedermi. Facevi la stronza e allora io m'incazzavo, e t'incazzavi pure tu.
Ritrovarci insieme nella sala prove era improponibile. Ed io, senza la mia musa, non riuscivo a mettere ordine alle parole che mi frullavano in testa. Non riuscivo a sistemare e a comporre frasi che avessero un senso, a trascriverle su un foglio di carta. Non capivo quando andare a capo e mettere la lettera maiuscola.
Ad un certo punto, le giornate presero una piega diversa. C'era silenzio, forse troppo. La casa sembrava vuota da quando tu avevi deciso di spegnerti e di chiuderti in te stessa.
Fissavo l'orologio e contavo le ore passate da quando ci eravamo persi. Tu non tornavi, ed io avevo paura a venirti a cercare.
Una notte, però, entrai in camera tua, mentre tu dormivi. Era l'unico modo che avevo per starti accanto. Guardavo i tuoi occhi chiusi e mi chiedevo se stessero sorridendo nei tuoi sogni.
Eri bella, bella davvero. Come sempre, del resto. Perché a te non erano mai servite tutte quelle ore che invece passavi a truccarti davanti allo specchio. Gonne leopardate, shorts di pelle, calze a rete. Ma niente ti stava meglio di quegli slip di pizzo nero.
Avevi reso la mia vita un casino, ultimamente anche peggio, eppure non riuscivo mai ad odiarti. Perché amarti è sempre stato più forte di tutte le volte che mi hai fatto incazzare.
Immaginai di vederti girare nuda per la stanza. Lo amavo perché lo facevi disinvolta, come se non ci fosse un perfetto idiota a fissarti nel frattempo con la bava sul mento.
Visualizzai la tua pelle morbida e liscia contro la mia, il tuo seno piccolo ma perfetto dentro le mie mani, il tuo fondoschiena divino e quei tuoi lineamenti da angelo.
Ma adesso lasciami credere che questo sia reale
Che sento l'ansia che sale
Bevo le lacrime amare
Ti prego lasciami perdere
Dentro l'acqua del mare
Che le parole lontane
Giuro te le voglio urlare
Perché ti sento lontana
Lontana da me
Tornai in camera mia e finalmente riuscii ad aprire il mio quadernino. Scrissi fino all'alba.
Avevo perso la mia musa, la cosa più bella che avevo, ma questo non voleva dire che lei non avrebbe più potuto ispirarmi nuove poesie.
Le scrissi per dirle che non riuscivo più a sentirla, che la volevo riavere. Con la consapevolezza che non tutte le più belle canzoni d'amore hanno un lieto fine.
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Insieme Sempre || Damiano e Victoria ||
Romance«... ma è vero che abbiamo un rapporto molto intimo, siamo più che fratelli, più che amici, più che ogni cosa.» Damiano e Victoria. Victoria e Damiano. Nessuno sa quale verità si cela dietro quell'amicizia dannatamente perfetta. C'è chi ipotizza una...