(Dam's pov)
Giugno 2019
Ho sempre fatto caso a ciò che faceva, a ciò che la riguardava, senza mai dare niente per scontato. Ogni parola, ogni gesto, ogni emozione. Ho sempre fatto caso al modo che aveva di tenermi la mano, guardandomi e sorridendomi. Era sempre una sensazione nuova quando sfiorava la mia pelle per accarezzarmi, quando con un bacio non toccava solo le mie labbra, ma arrivava dappertutto, fino all'anima.
Ogni volta che parlava, io osservavo due cose: i suoi occhi e la sua bocca. Ascoltavo il suono della sua voce come se fosse la mia cantante preferita, quando poi neanche sapeva cantare. Ma amavo il fatto che, quando si trattava di noi, dei Måneskin, lei parlava sempre al plurale, pensava sempre per quattro. E poi, con lei, si potrebbe chiacchierare di tutto e non dirsi nulla in realtà. E potrebbe poi guardarti negli occhi e dirti tutto.
Victoria era quella che non aveva mai smesso di credere nei sogni, quella che ci aveva sempre spronato a non arrenderci mai. Ed io l'amavo per questo, e per altro.
Mi ero innamorato di una ragazza apparentemente normale.
Aveva un cane, ed era il cane più bastardo del mondo. Dormiva tutto il giorno e ti cercava solo se voleva le coccole o se aveva finito le crocchette. Se eri tu ad avere bisogno di attenzioni, non gliene poteva fregare di meno.
Mi ero innamorato di una ragazza che poteva permettersi l'auto dei suoi sogni, e aveva scelto una Fiat 500. "È comoda da parcheggiare", ripeteva. Ma aveva la buca delle lettere piena di multe per divieto di sosta. Probabilmente, aveva previsto che i soldi le sarebbero serviti per questo.
Mi ero innamorato di una ragazza che aveva sempre il frigo vuoto, che tanto non sapeva cucinare e preferiva andare al McDonald's.
Quella ragazza, ogni volta che rimaneva a dormire da me, faceva fatica a svegliarsi perché "da troppo gusto stare tra le tue braccia e il tuo letto è comodissimo". Quando poi riuscivo a farla alzare, si vendicava bruciando la caffettiera perché si scordava di mettere l'acqua.
Mi ero innamorato di una pazza sbandata, ma che, invece di incasinarmi ancora di più la vita, le aveva dato un senso.
***
Il treno viaggiava sui binari, mentre lei era persa nel suo mondo con la musica nelle orecchie. Ed io avevo una voglia matta di appannare il vetro della cabina con i nostri baci infuocati.
Victoria, al contrario mio, non aveva mai avuto fretta di rubarmi un bacio. Lei sapeva di leggerezza, e non aveva paura di aspettare i momenti giusti, nascondendo nel frattempo i sentimenti.
Morivo dalla voglia di darle un bacio, una carezza, un morso. Volevo perdere i miei occhi nei suoi, il suo respiro sul mio collo, le sue mani sul mio petto, il suo corpo sopra al mio.
Le mandai un messaggio. "Voglio un bacio!"
Era bellissimo leggere la sua reazione, vedere le sue guance arrossirsi. Era la fine del mondo quando era imbarazzata, e mi eccitava un casino, perché lei non si imbarazzava mai, ma davanti a me sì.
«Vado a prendere qualcosa da bere.»
Mi alzai, aprendo la porta scorrevole della cabina del treno.
«Aspetta! Accompagnami in bagno», fece Victoria.
Ed io l'accontentai.
Sfiorai l'orlo della sua canotta, ma prima che potessi fare altro, lei se la sfilò da sola. Posò le sue labbra sulle mie, inaspettatamente. La sua lingua giocava con la mia, le sue mani erano tra i miei capelli, ed io ero pazzo di gioia e di lei. La abbracciai, spingendola ad appoggiare la schiena contro la parete. Finimmo di spogliarci, aiutandoci a vicenda. Finalmente pelle contro pelle.
«Che romantico farlo nel bagno del treno», scherzò ridendo, contagiando anche me.
Le baciai le labbra sorridenti.
«Per fortuna ci vuole poco per renderti felice», aggiunse poi.
«Mi pare di avertelo già detto: mi basti tu.»
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Insieme Sempre || Damiano e Victoria ||
Romance«... ma è vero che abbiamo un rapporto molto intimo, siamo più che fratelli, più che amici, più che ogni cosa.» Damiano e Victoria. Victoria e Damiano. Nessuno sa quale verità si cela dietro quell'amicizia dannatamente perfetta. C'è chi ipotizza una...