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Stiles proprio non si arrende al fatto che, pur studiando criminologia, deve dare un esame di Storia contemporanea. Okay, era tra gli esami a scelta ed è stato lui a sceglierlo, ma, cavolo, l'alternativa era letteratura europea. A cosa può servirgli? 

Entra in aula per la prima lezione, il docente ancora non c'è, per fortuna. Si lascia praticamente cadere su una delle panche, urtando il braccio di un ragazzo al suo fianco. Si gira per scusarsi, accennando un sorriso, ma le parole non gli escono dalle labbra. Quel ragazzo è una meraviglia. Gli occhi verdi, resi stranamente ancora più luminosi dagli occhiali dalla montatura scura. Barba perfettamente curata e quei bicipiti? Oddio. 

"Stai attento" lo rimprovera e Stiles riprende coscienza di sé. 

"Sì, scusa, è che ho sonno e odio questo corso."

"Perché sei qui, allora?" 

"Perché mi servono questi crediti, il corso dura poco e voglio laurearmi."

Il ragazzo sorride. O almeno accenna un sorriso. "Cosa studi?" 

"Criminologia, tu?" 

"Medicina."

Stiles non può fare a meno di immaginarselo col camice bianco. Solo con quello. 

"E hai bisogno del corso in storia contemporanea per salvare vite?" 

Il ragazzo sorride ancora. "No, ma lo sto facendo come corso extra perché mi piace la storia e basta." 

"Beato te" dice Stiles, fintamente affranto. "Io ero una schiappa anche alle superiori. Sono sempre stato più bravo con i numeri. A che anno sei?" 

"Quinto, tu?" 

Uh, ha ventiquattro anni. Solo tre di differenza. 

"Al secondo."

Stiles vorrebbe continuare la conversazione, solo che il professore entra in aula e li interrompe. Non ha nemmeno avuto modo di chiedergli il nome. 

Un mese dopo... 

"No, Derek, quello è Thor, non Iron Man!" 

Stiles gli dà una spallata, uscendo dall'aula. Come può confonderli?

"Ti ripeto che la mia cultura a riguardo è decisamente scarsa, Stilinski." 

Stiles gli fa una linguaccia. Per quanto il corso di storia possa essere noioso, sedersi di fianco a Derek da un mese non lo è. A lui piace davvero quella materia e ogni tanto, mentre il professore spiega, integra la spiegazione con degli aneddoti e curiosità spesso anche divertenti. Più di una volta è capitato che Stiles si beccasse occhiatacce perché non riusciva a trattenere le risate. 

Segue quel corso ormai da un mese, due volte alla settimana, per due ore, ed è sempre seduto con l'altro. Ha scoperto che ha scelto la specializzazione in chirurgia generale, che spesso i suoi amici lo aspettano alla fine del corso (Erica, una bionda bellissima e Boyd). 

Infatti i due sono appoggiati contro il muro, di fronte l'aula, che lo stanno aspettando. Stiles ogni volta spera non ci siano, perché gli piacerebbe chiacchierare ancora un po'. Solo che Derek lo saluta e poi va da loro, sempre. 

"Vai, cisono i tuoi amici, non meriti di parlare con me, dopo questa eresia!" gli dice. Derek alza gli occhi al cielo, fintamente esasperato. 

Stiles si congela sul posto quando si sente passare un braccio intorno alle spalle. 

"Vieni, te li presento" lo sprona a camminare Derek, con ancora un'espressione divertita sulle labbra. 

"Ragazzi, lui è Stiles. Stiles, Erica e Boyd."

Derek lo libera dalla presa e Stiles stringe la mano ad entrambi. 

"Ciao ragazzi, piacere." 

"Piacere nostro" risponde la ragazza. "Finalmente, aggiungerei!" 

"Erica!" la rimprovera Derek, guardandola male. Stiles sghignazza, guardandolo di sott'occhi. Quindi significa che Derek le ha parlato di lui, giusto? 

Erica gli fa un occhiolino in risposta, poi si rivolge ancora a Stiles. 

"Stasera vengono degli amici a casa mia, in giardino. Una cosa tranquilla, giusto per dimenticarci degli esami. Ci vieni, vero?" 

Stiles sente di non avere nemmeno possibilità di scelta (non che voglia rifiutare), quindi annuisce e sorride. 

"Bene, Derek ti passa a prendere alle otto." 

Alle otto, Stiles è fuori dal dormitorio e Derek è già all'ingresso, appoggiato ad una moto, con il cellulare tra le mani: è semplicemente bellissimo. Quando gli è vicino, Derek alza lo sguardo e sorride appena, allungandogli un casco. 

"Va bene se andiamo in moto, vero?" chiede. 

Stiles annuisce. "Certo, no problem" e indossa il casco, per poi salire in sella. 

"Reggiti!" ordina il guidatore, dando gas e partendo spedito. Stiles cerca di non aggrapparsi troppo, ma Derek corre e ha paura di cadere giù, quindi si fa coraggio e stringe entrambe le braccia intorno al suo busto. 

"Sono solo cinque minuti da qui" grida Derek, Stiles nemmeno risponde. 

Arrivano dopo poco, e solo in quel momento Stiles si rende conto di quanto sia stato inutile aggiustare i capelli, ora saranno impazziti. Cerca di riordinarli, guardandosi allo specchietto, poi sente una mano che lo spettina ancora di più e alza lo sguardo su Derek. 

"Così sono molto meglio" dice, poi gli indica l'ingresso. 

Passano la serata in giardino, mangiando delel pizze e bevendo birra. Sono tutti simpatici, Stiles trova piacevole chiacchierare con loro. E' quasi mezzanotte, quando gli scappa uno sbadiglio, mentre aiuta Derek a portare dentro i piatti sporchi. 

"Sei stanco?" chiede il più grande, prendendogli le cose sporche dalle mani. 

"Mi sono svegliato presto stamattina, ma sto bene" non vuole andare già a casa. Poi vede una foto su una mensola. "Quelli siete voi tre?" 

Derek annuisce. "Ci conosciamo da quando avevamo quindici anni e ci siamo trasferiti qui insieme. Abbiamo vissuto insieme fino al secondo anno, poi li ho lasciati soli, ovviamente."

Stiles sorride. "E tu dove abiti?" 

"poco lontano da qui, in periferia. Mi piace la natura, nonostante il caos di questa città."

"Io abitavo in un posto del genere in California, sai? C'era questa riserva bellissima in cui mi sono perso miliardi di volte" dice, ridendo. 

"California? Dove?" 

Derek si appoggia al bancone della cucina, Stiles di fronte a lui. 

"Beacon Hills, una minuscola cittadina di cui papà è lo sceri-"

"Dieci anni fa era il vicesceriffo."

Quella di Derek non è una domanda e sembra anche agitato. "Come fai a saperlo?" chiede Stiles. 

"Noah mi ha salvato la vita."

Stiles lo guarda allibito. Derek conosce suo padre? Come è possibile? 

"Dieci anni fa tutta la mia famiglia è morta in un incendio e io..beh, non l'avevo presa benissimo." 

Stiles lo ascolta, ricordando piccole cose, qualche storia sentita, e poi...

"La casa nella riserva. Quella è casa tua?" chiede. 

Derek annuisce. "Non ci sono mai più tornato da quel giorno."

"Io ci andavo sempre con Scott, ci giocavamo. Scusami" non sa perché si scusa, era un bambino, ma lo ritiene necessario. 

Derek, infatti, sorride, allungando una mano e afferrando la sua. Nonostante sia inaspettato, per Stiles quel gesto è semplicemente giusto. 

"Non devi scusarti. Ti va di andare a fare un giro?" chiede. 

Stiles gli sorride e lo segue, senza sciogliere la stretta tra le loro mani. 





La parola era "CONTEMPORANEA". 

365 Sterek (2021) vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora