Capitolo 3

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Anastasya

Aiuto mia madre a rimettere in ordine la cucina e ascolto con gioia i suoi racconti sui miei parenti. Una delle mie cugine ha comunicato che si sposerà il prossimo anno, il che ha già mandato in tilt tutte le donne della mia famiglia. Sorrido alle sue espressioni esagerate e sono così felice che non resisto ad abbracciarla con in mano il canovaccio umido che scatena il suo lamento.

«Levati dalle mani quel panno, è zuppo. Così non mi aiuti ma mi bagni solamente.» Le scocco un bacio sulla guancia e faccio come mi dice, ritornando ad asciugare piatti soddisfatta per la sua espressione luminosa. Come tutti i genitori davanti alla manifestazione di affetto di un figlio si scioglie come la neve al sole.

«Mamma...» Mi guardo attorno e notando tutto in ordine sono pronta ad andare.

«Dimmi tesoro.» Si sfila il grembiule bianco e rosso e sospira.

«Vado da Irina a vedere un film, mi ha invitata...» il peso della giornata, anzi della settimana, mi fa sbadigliare il che provoca apprensione a mia madre che mi osserva con la fronte corrucciata.

«Non fare tardi. Hai bisogno di riposare, piccola mia.» Ha ragione, ma non mi va di deludere la mia amica, non ho avuto molto tempo per lei da quando sono tornata.

«Sono certa che anche lei vorrà andare a letto presto, domani dovrà andare a scuola.» È una maestra molto attenta e appassionata. Bacio nuovamente mia madre e afferro il mio parka verde militare dall'attaccapanni, così come anche lo zaino di pelle, dove ho già messo il telefono e le chiavi. «Ci vediamo domani.» Alzo la mano ed esco nella notte buia e fredda. Ringrazio le mie doppie calze, altrimenti in quel breve tragitto avrei già i piedi congelati. Mi stringo il cappuccio sui mie capelli raccolti e canticchiando guardo il nostro vicino buttare la spazzatura. Lo saluto con un cenno e attraverso la strada illuminata dai lampioni gialli lungo la via. Il nostro è un quartiere tranquillo vicino l'aeroporto di Kiev. Una schiera di villette tutte uguali sono divise dalla strada e dagli alberi che la contornano. Attenta a non scivolare nel ghiaccio cammino nel vialetto della casa di Irina. Lei vive da sola, visto che i suoi genitori si sono trasferiti per stare vicini ai suoi nonni ormai anziani. Busso alla porta e una ragazza con corti capelli biondi mi apre accogliendomi con un sorriso.

«Brrr è davvero una serata fredda.» Si stringe le braccia al corpo mentre mi permette di entrare.

«Già, ho il naso ghiacciato. Mi consola solo l'idea della tua splendida cioccolata calda con granella.» Chiudo gli occhi pregustando quella delizia, mentre posiziono il giubotto accanto al termosifone, nella speranza che si asciughi prima di doverlo rimettere.

«Vado subito a prepararla.» La seguo nella cucina adiacente al salotto. Prende un pentolino dal mobile in basso e io le passo la busta di latte recuperata in frigo.

«Com'è andata oggi?» Mi chiede mentre concentrata gira il cacao e il latte per non farlo attaccare.

«Benissimo, alla fine mi hanno fatto il contratto.» Batto le mani entusiasta.

«Si! Sono così felice per te e per me, speravo di riaverti qui. Mi sei mancata.» I suoi occhi nocciola mi esprimono la stessa gioia che anima anche me.

«Anche tu.» L'abbraccio nonostante rischi così di far bruciare la mia cioccolata preferita.

«Attenta! Mi farai bruciare prima o poi.» Sorride baciandomi una guancia.

«Tu come stai?» l'ultima volta che l'ho sentita era un po' giù di morale. Il suo ragazzo Andrew
è stato da poco trasferito a Leopoli, stanno insieme da cinque anni e ora che avevano intenzione di sposarsi è arrivata questa notizia. Mi sistemo accanto a lei, appoggiandomi al top di legno chiaro. Sento la televisione che dall'altra stanza ci fa da sottofondo.

«Non tanto bene. Andrew mi ha appena comunicato che dovrà prestare servizio in quella maledetta città almeno per due anni.» I suoi lineamenti si rabbuiano. «Solo dopo potrà richiedere il trasferimento nell'SBU di Kiev.» Alza il cucchiaio per controllare la consistenza del cioccolato. Andrew ha seguito da subito dopo diplomato la sua ispirazione: voleva essere un poliziotto ed è subito stato assunto dall'agenzia della sicurezza, sono subito spiccate le sue doti atletiche e professionali. Inizialmente è dovuto stare lontano da Kiev per l'addestramento ma nessuno si sarebbe mai aspettato questo trasferimento e a questo punto. «Dice che così potrà avere quella promozione a cui ambiva.» Sospira e io le porgo le nostre tazze, dopo averle recuperate dallo sportello sopra la mia testa. «Ma è dura. Senza lui, senza i miei e senza te mi sono sentita sola.»

«Sì, ma ora io sono tornata e presto lo farà anche Andrew.» Cerco di parlare con il mio tono più rassicurante e deciso. Quello che uso dopo un intervento per dar conforto ai parenti.

«Sì, è vero.» Un lieve accenno di sorriso piega la sua bocca. «Ma ora andiamo a vedere il film. Non posso fare tardi o i miei bambini mi massacreranno domani a scuola. Quando fiutano stanchezza diventano ancora più ingestibili.» A braccetto ce ne torniamo in salotto.

Insieme a Irina mi lascio andare sul suo soffice divano di panno bianco. I cuscini colorati che lo adornano mi circondano in un comodo abbraccio e io sospiro felice riscaldando le mie mani con la tazza bollente. Irina si accomoda accanto a me e in contemporanea alziamo i piedi sul pouf in patchwork colorato davanti a noi. La guardo stenderci sopra un caldo plaid e premere poi i tasti sul telecomando per farmi vedere il film che aveva scelto. La stanza è in penombra, solo una piantana e la televisione illuminano di giallo l'ambiente che risulta caldo e accogliente con i tappeti persiani a terra e le tinte chiare di mobili e tende.

«Volevo vedere "Dear John"...» anche io adoro quel film come lei, ma la storia d'amore fra i protagonisti è molto sofferta e penso che entrambe avremmo bisogno di qualcosa di più divertente.

«Non possiamo scegliere una commedia più leggera? Che ne dici di "Ti odio anzi no ti amo" sembra grazioso.» Cerco di convincere la mia amica che scuote la testa imperterrita.

«Dai...» insiste. «Ti prego.» Cavolo, non riesco a deluderla.

«E sia. Forza però, è abbastanza lungo come film.» Sorseggio la cioccolata nella speranza che il dolce sapore non mi permetta di rattristarmi con quel film.

Finite le cioccolate entrambe stringiamo un cuscino al petto in cerca di conforto. Sapevo sarebbe stata dura per due giovani cuori che stanno già soffrendo. Il suo per l'amore lontano. Il mio per un amore sbagliato. Stringo il mio labbro inferiore mentre le scene tristi di loro due lontani mi rendono gli occhi lucidi. Vorrei tanto trovare un amore così, come il loro o come quello di Irina e Andrew. Un amore vero, assoluto. Fatto di rispetto e complicità. Il vero amore.

Senza farci caso mi addormento sulle note della musica dei titoli di coda e così capita anche a Irina e quando un boato seguito da una forte botta fa tremare la casa in cui ci troviamo saltiamo in area entrambe sconvolte.

Ci guardiamo spaventate per quel suono inaspettato che ci ha destate. Un altro boato e un'altro ancora ci costringono ad abbracciarci in cerca di aiuto. Stiamo entrambe tremando e quando nei pochi attimi di silenzio riesco ad aprire gli occhi, vedo che l'orologio sul muro segna le cinque e cinque del mattino.
Chiudo immediatamente gli occhi quando la credenza alle nostre spalle cade per quella che sembrava quasi una scossa di terremoto. Non riusciamo a fiatare, solo i nostri respiri affannosi intervallati da singhiozzi incontrollabili spezzano quei miseri secondi di pausa tra un boato e l'altro.

Non avrei mai creduto lo avesse fatto davvero. Quando guardavo il telegiornale pensavo fosse tutta una messinscena e invece... e invece ora che sono circondata da quei suoni che non avevo mai sentito nella realtà ma che sono così simili ai film di guerra che ho visto, mi rendo conto che la sua era una vera minaccia e la paura si impossessa di ogni fibra del mio essere.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora