Capitolo 34

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Anastasya

Mi sveglio e ho ancora il libro stretto al petto. Mi stiracchio indolenzita e mi ritrovo davanti la mia amica sorridente che si sta vestendo. Sembra tornata quella di un tempo: spensierata e sorridente.

«Buongiorno!» si gira verso la mia voce allegra.

«Buongiorno!» sorride felice e io sono più tranquilla.

«Forza, ho sentito Dimitri parlare con i ragazzi. Dobbiamo fare presto oggi. Anche lui deve andare in missione e prima che torni Vasilii, quindi per un po' saremo sole.»

«Ha detto niente sul rientro di Aleksander?» mi tiro subito su interessata.

«No, credo non sia ancora rientrato.» Si infila la giacca mentre io mi costringo a celare la mia delusione.

In poco tempo siamo tutte pronte. Anche Hanna si è preparata e dopo la colazione Dimitri ci accompagna alla tenda dell'ospedale.

«Io devo andare ragazze. Vasilii sarà qui a momenti penso che si farà vedere non appena possibile.» Si aggiusta la radio nella tasca dei pantaloni cargo.

«Aleksander è già tornato?» La mia domanda non sfugge a Irina che mi guarda incuriosita, ma io non ci faccio caso. Ho bisogno di alleggerire quel peso che sento nel petto a non sapere come stia.

«No Anastasya. Penso che per oggi non torneranno la situazione è grave in quella città.» Sospira. «Fortunatamente sono rientrato presto perché sembra poter scoppiare uno scontro frontale da un momento all'altro.» Annuisco con gli occhi che si vogliono riempire di lacrime.

«Okay, chiaro. Scusate.» Fuggo per evitare di lasciarmi andare davanti a tutti, non riesco più a parlare. Entro in tenda e corro verso quel separé senza neanche salutare. «Ti prego, ti prego, ti prego.» Credo di stare pregando e di essere ascoltata questa volta. Mi lascio travolgere dallo sconforto in quell'angolo solitario ma quando un mezzo si ferma davanti l'entrata devo correre subito a fare il mio dovere. Anche quella notte ha portato morte.

La giornata è pesante. Non ho il tempo di pensare a niente abbiamo quasi finito i medicinali e le garze. Guardo Maxsim ed è preoccupato.

«Dovrebbe arrivare un carico a momenti.» Guarda verso l'alto poco prima di essere entrambi richiamati da un uomo che sta peggiorando.

Hanna è costretta a state con noi tutto il giorno, non c'è il suo cavaliere ad aiutarla e Vasilii, anche se è passato a salutarci, è molto impegnato e non può dedicarci questo tipo di accortezze.

Quando finalmente rientriamo in tenda dopo la solita doccia ghiacciata. Hanna crolla sul letto sfinita. È stata dura per lei, le ho anche dato un analgesico per il dolore alla gamba.

«Sono anche io molto stanca.» Irina si spoglia accomodandosi poi sul letto.

«Sì, anche io.» I suoi occhi non mi mollano un attimo.

«Quanto è diventato importante, Ana?» Ha il tono serio e io faccio finta di non capire.

«Cosa?» mi spoglio anche io, quella divisa pesa.

«Non fare la finta tonta con me. Quanto, Ana?» sospiro sedendomi sul lato del letto vicino al suo. Prendo un po' di tempo prima di risponderle. Quanto vuole sapere. Beh...

«Tanto Irina.» Unisco le mie mani sulle cosce. «Inspiegabilmente troppo.»

«Ma come?» alzo gli occhi verso di lei. «Cioè è un bel ragazzo non c'è dubbio. È anche gentile nessuno lo sa più di me. Ma come?» Non riesce a capire e in realtà neanche io. Resto in silenzio non so cosa rispondere. «Da quando?» altra domanda non facile. Torno a fissare le mie mani intrecciate. Sospiro ancora, non sono abituata a parlarne e quasi me ne vergogno per quello che provo.

«Praticamente al primo sguardo.» Decido di confessarle tutto, è la mia migliore amica può aiutarmi a capire di cosa si tratta. «Il primo giorno. I nostri occhi si sono incontrati e io ho sentito una cosa qui.» Le indico il petto. «Fra tutte le persone che c'erano quel giorno il mio sguardo a cercato il suo e non sono più riuscita a staccarmi. Non avevo visto la sua divisa e quando ho capito che era russo l'ho odiato profondamente perché non sopportavo quello che mi faceva sentire.» Libero le mani e alzo lo sguardo verso di lei. «Ci ho provato Irina. Ho provato a non sentire niente. Ho provato a stargli lontana. Mi sono detta è un infatuazione.» I suoi occhi mi guardano inteneriti e io inizio a piangere. «Ma non riesco a farne a meno. Non ci riesco. Io ho la necessità di stargli vicino. Sono pazza, vero?» cerco in lei una risposta a questo sentimento che non ho mai provato.

«E che è passato così poco tempo.» Irina mi accarezza i capelli. Un singhiozzo mi scuote.

«Lo so, lo so. Lo so benissimo e lo sa lui.» La voce si affievolisce

«Ne avete parlato?» sembra stupita.

«Anche per lui è stata la stessa cosa, o almeno così mi ha detto.» Le sue carezze mi confortano. «Pensi mi prenda in giro?» io non capisco più niente, sono troppo sopraffatta da questa storia e emotivamente provata dalla sua lontananza.

«Tu cosa credi?» il suo tono è serio. So che mi difenderebbe è mia amica.

«Io credo... io credo...» sospiro. «Io credo che dica la verità.» In realtà ne sono certa.

«Fin dove vi siete spinti?» abbasso gli occhi colpevole.

«Abbiamo parlato qualche sera mentre voi dormivate ma l'ultima sera prima della sua partenza l'ho baciato.» Confesso.

«Cosa? Ma vi sarete visti due volte Ana che mi combini.» Ha ragione.

«Irina io non riesco a capire cosa mi stia accadendo ma so che non è per la guerra. Io palpito quando ce l'ho accanto. Il mio corpo sembra guidato da lui. Non riesco a controllarmi e sono ben consapevole che soffrirò...»

«Certo che soffrirai è un russo e noi siamo in guerra con i russi. Siamo prigioniere nel loro accampamento come pensi che possa mai portare a qualcosa di buono.» Ripenso al suo viso. Alla sua espressione l'ultima sera. A come era felice mentre mi stringeva e a quanto lo fossi io. E non è come per quel ragazzo di ieri sera, non è perché siamo un uomo e una donna che hanno bisogno di affetto. No, non è affatto questo, è molto molto di più.

«Non lo penso. Ma non posso smettere di pensarlo o desiderarlo solo perché lo decido con la testa. È qui Irina, nonostante la follia è qui.» Mi indico il petto perché è dentro di me. Mi stringo la maglia. «Dentro fino a farmi mancare il fiato il non sapere come sta o dove si trova.»

«Vieni qua.» Mi abbraccia e piango tutte le mie lacrime nella sua stretta. «Non dico che non sia un vero sentimento, è che mi sembra strano. Però lui è davvero particolare ti capisco.» Annuisco smettendo di piangere. «Il come si comporta con Hanna. Quello che ha fatto per me.» Mi accarezza la schiena. «È davvero un bravo ragazzo.» La sento sospirare. «Oh, al diavolo. Chi dice che non possa funzionare. Chi sono io per dire che è sbagliato.» Mi allontano sconvolta. «Secondo me lui ti ricambia amica mia.» Le sue dita portano i miei capelli dietro le orecchie. «E come non potrebbe sei fantastica.» Le prendo la mano. «Qualunqie cosa accada ti sarò vicina. Okay?»

«Sì, lo so.» Le stringo la mano fra le mie.

«Sono certa che sta bene e presto tornerà da noi con le sue premure e gentilezze.» Sorrido alla sua insolita positività.

«È strano che sia tu a dirlo.» La prendo in giro

«Già lo è.» Sembra rifletterci.

«Io lo so Irina che arriverà il giorno in cui, si spera, andremo via di qua e che molto probabilmente non lo vedrò mai più ma non riesco a non provare quello che provo.» Semplicemente questo.

«Lo so cara, è così che funziona quando si è innamorate.»

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora