Capitolo 69

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Anastasya

Mi stringo a quel corpo muscoloso come se fosse l'unico appiglio alla salvezza. Stringo le sue spalle mentre ricambio il suo bacio con tutto l'ardore che sento bruciarmi dentro. Le nostre lingue che si accarezzano, scontrano, palpitano allo stesso ritmo del mio cuore impazzito. Sono certa che quel muscolo vorrebbe uscire dal mio petto per raggiungere il suo padrone con feste e capriole dopo averlo dovuto abbandonare per tanto tempo.

Ho dovuto lottare per fargli capire che ero reale, ma lo comprendo bene. Anche io, in fondo, non potevo credere che fosse davvero qui a Roma sano e salvo. Non ho ancora avuto modo di controllare con calma se stia davvero bene, troppo assetata del suo sapore non ho desiderato altro che essere stretta fra le sue braccia fin dal primo momento in cui l'ho visto.

È talmente bello lui, le sue mani su di me, il suo corpo contro il mio, il suono della sua voce. Sono in estasi come se fossi drogata e senza vergogna sono pronta a farmi prendere contro questo muro pur di unire i nostri corpi stavolta per sempre.

«Voglio fare l'amore con te.» Ansimo nella sua bocca mentre i nostri occhi si guardano bisognosi di avere la certezza che siamo veramente noi. Le sue pupille nere come pece ricoprono l'azzurro dei suoi occhi e le sue labbra si aprono sulle mie affamate. Sì, non mi importa dove siamo. Non mi importa che ci possano sentire o peggio vedere. Sono stanca di sentirmi incompleta, voglio ritrovarmi nel nostro tutt'uno. Perché sono certa che sia giusto, che sia il posto giusto per me.

Il sapore della nostra saliva si mischia creando un elisir inebriante e gustoso. Non riesco a smettere di assaporare i nostri sapori mescolati.

Tiro su la gonna quel tanto che mi permette di alzare la gamba e facilitare il nostro contatto. Lui emette un suono stupito prima di riportare la nostra posizione a quella iniziale. Il muro dietro la mia schiena e il suo corpo sul mio con spinte lente e cadenzata che mi fanno intravedere quello che potrebbe essere.

Gli affero il capo e torno a baciargli il mento per poi scendere sul collo teso e infine giungere al suo lobo che stringo fra i denti facendolo gemere.

«Anastasya... ah... Anastasya...» il mio nome è un richiamo che io voglio ascoltare e seguire. Le sue dita scivolano sulla mia coscia fino a sfiorare l'orlo del mio tanga. Trattengo il fiato in attesa del suo prossimo passo e il suo capo si alza sovrastandomi. Lo sento tirare e rilasciare quella stoffa sottile e sono certa di non poter sopravvivere molto, comincio a sentire la mancanza di ossigeno. Sembra giocare con me ma invece è solo indeciso, perché come sempre è lui quello con la lucidità sufficiente per non farci beccare in situazioni compromettenti.

«Sei sempre un sorpresa.» Mi sussurra a poca distanza da me. Il mio petto si gonfia allontanandoci.

«E tu il solito guasta feste.» Questa volta sono io a rimanere stupita da quel suono graffiante che mi fa vibrare il corpo. «Hai ragione, neanche io ho mai sentito il suono della tua risata ed è così meraviglioso.» Vorrei sentirne ancora e ancora per allontanare per sempre i momenti tristi dalla nostra vita.

Il mio piede torna a toccare il pavimento e la sua mano si ferma sulla mia vita. Restiamo a guardarci increduli ancora che sia tutto vero.

«Quando faremo l'amore voglio essere certo di avere tutto il tempo necessario e la privacy sufficiente a saziare il mio appetito.» Stringo il labbro fra i denti a quel sussurro sensuale e vibrante che mi riporta a qualche momento fa. Quando le sue mani si impossessavano del mio corpo.

Un discreto bussare alla porta, ci riporta al centro della stanza con tutti i vestiti sgualciti e i capelli spettinati.

«Sì...» La voce decisa di Aleksander riempie la stanza.

«Volevo informarvi che la convention è finita. Dovreste rientrare.» È la voce dell'uomo che mi ha portato in questa stanza.

«Grazie, a breve raggiungeremo gli altri.» I suoi occhi diventano seri, quasi preoccupati. «Tu non andrai via, vero?» gli sorrido, ma non per prenderlo in giro ma per rassicurarlo che io starò ad aspettarlo.

«Sarò qui fuori con i miei amici, appena ti liberi mi raggiungi.» La sua fronte si posa sulla mia come tante volte ha fatto in passato.

«Aspetta e Hanna?» il mio cuore sembra ingrossarsi alla sua domanda.

«Sta bene, è qui fuori e non vede l'ora di rivederti.» I suoi lineamenti si distendono.

«Non vi lascerò più.» La sua mano mi stringe la guancia e io mi lascio andare a quel calore. Le labbra mi tremano a quella possibilità. Non mi sento di rispondergli niente e neanche chiedergli qualcosa. Abbiamo tempo.

Le sue labbra si spingono sulle mie per un bacio a stampo che mi lascia con le gambe tremanti. Riapro gli occhi e il suo sorriso è il mio nuovo spettacolo preferito.

«Ci vediamo tra poco, okay?» sembra essere ancora titubante dopo aver aperto la porta e lasciato con riluttanza la mia mano.

«Sarò fuori.» Ripeto annuendo. Vedo la sua schiena avanzare nel corridoio e poi sparire girando il primo angolo. Sono sola in quella sala di aspetto, mi guardo attorno e poi a stento riesco a sedermi sulla prima sedia disponibile. Sospiro prima di portare i gomiti sulle gambe e il viso fra i palmi che mi tremano, anzi, è tutto il mio corpo che trema, ora che l'adrenalina è andata e il mio sogno si è realizzato. Non avrei mai sperato in un incontro così.

Sorrido e piango nelle mie mani come i sentimenti in contrasto che sento dentro. Sono così felice da avere paura. Non riesco ancora a credere che sia tutto vero. Che la nostra seconda possibilità sia arrivata in un modo rocambolesco si, ma inaspettatamente facile allo stesso tempo. Credo che neanche i bookmakers inglesi avrebbero scommesso su di noi e invece... e invece siamo qui.

Quando il mio corpo sembra reagire agli stimoli e le mie gambe sembrano in grado di sostenermi percorro a ritroso la strada che mi aveva condotto qui e quando intravedo la porta di ingresso mi guardo alle spalle come se tutto potesse svanire come in Aladdin scompare la grotta di sabbia. Dopo essermi accertata che tutto è ancora lì dopo aver contato fino a sessanta con un sospiro di vittoria varco l'ingresso e scendo i venti gradini fino a mia sorella e i miei amici che come barboni se ne stanno seduti negli ultimi due alla mia destra.

«Sono tornata!» Mi diverto a vederli sussultare e poi saltare in aria incuriositi. Le domande a raffiche dei tre mi fanno girare la testa in maniera meno piacevole di quanto non abbia fatto Aleksander e sorrido a quel pensiero.

Quando mi rendo conto che sento nuovamente il rumore del traffico sbatto le palpebre più volte. «Che c'è?» Mi guardano in silenzio con sguardi maliziosi e sorrisini furbi. Aspetto una risposta che non arriva. «Allora, che avete?»

Mia sorella alza velocemente la mano per coprire quello che credo essere un sorriso. Maurizio alza e abbassa le sopracciglia ammiccante e infine Gabriella scuote la testa sorridendo anche lei.

«Ma ti sei vista? Potevi...» Corro con gli occhi a sbirciare i miei vestiti mentre le mani salgono ai capelli.

«Cosa?» Preoccupata passo le dita fra i fili intrecciati che ho in testa imbarazzata.

«È inutile piccola, è talmente evidente.» Maurizio continua a fissarmi con quello sguardo di uno che crede di saperla lunga e mia sorella stringe la bocca fino a imbiancare le dita pur di trattenersi, non riuscendoci affatto. Disperata cerco di sistemarmi osservando i tre a turno. Al secondo giro in quegli occhi familiari, scoppiamo tutti a ridere e in quella risata io lascio andare ogni tensione che avevo accumulato questa notte.

«Quindi?» Gabriella mi stringe la mani, sempre curiosa.

«È stato... è stato... surreale.» Fantastico, meraviglioso, sensuale, passionale, vorticante, stordente, infuocato, lento, dolce, commovente, inebriante sono aggettivi che tengo per me, in attesa che lui arrivi per farmeli rivivere.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora