Capitolo 86

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Aleksander

Sospiro a braccia aperte pienamente soddisfatto nel letto che ora condivido con Anastasya. Quando le ho proposto la convivenza non ha avuto dubbi fortunatamente, è così meraviglioso averle con me, mi sento un uomo più maturo, pronto a questa nuova responsabilità, anzi, da come mi sono aperto ieri notte, pronto al nuovo passo.

La amo, non ho dubbi, la amo. E non accadrà come con la mia ex, non mi stancherò di lei, vedo già tutte le differenze. L'affinità fra me e Anastasya e in vari campi, diamo importanza allo stesso modo alla famiglia, a noi stessi, al lavoro. Sono eccitato alla possibilità che questo sia il mio futuro e ieri non ho resistito a chiederglielo. Non so se è stato il solito cliché o semplicemente fuori luogo proporglielo mentre facevamo l'amore, ma mi sentivo così in sintonia, così veramente parte di lei che non ho resistito.

Da quando sono tornato l'unione con Anastasya è stata la fonte di rinascita e sono compiaciuto del fatto che lo sia anche per lei. E allora perché non goderne per una vita intera.

Neanche un anno fa avevo altri piani. Non mi sarei mai sposato. Nessuna donna da cui tornare ogni sera, al massimo mi immaginavo con una diversa ogni tanto e certamente nessuna famiglia ma ora... ora credo che non ci sia niente di meglio.

Il telefono suona ancora, è la mia ex. Ha chiamato più volte e sono certo che ad Anastasya non sia sfuggita questa cosa, ma è un momento importante e ho bisogno di Maria.

Per evitare che mi senta infilo il pigiama e esco in salotto. «Pronto, Maria.»

«Finalmente, Aleksander. Volevo dirti che posso andare domani a casa, a casa tua intendo.» Non faccio caso alla precisazione ma felice mi passo la mano sul petto nudo.

«Bene. Ci sentiamo appena sarai là, allora.»

«Okay.»

«Ehm... Maria, grazie.» La saluto ed esco fuori nel terrazzo.

«Sai che mi fa piacere, nonostante tutto.» Un ultimo ciao e poso il telefono in tasca. La temperatura è già più fresca ma in confronto a dove abitavo sembra di essere ancora in estate.

Prendo un po' d'aria per liberare la mente e spero che tutto vada bene.

Quando sono arrivato a Roma ho mandato un messaggio a Maria, glielo dovevo. Lei mi ha amato molto e non mi sembrava giusto non farle sapere che ero sopravvissuto e che non sarei tornato a Mosca almeno per il momento.

Maria mi ha risposto in lacrime. Non riusciva a credere che io fossi ancora vivo e poi mi ha confessato che da qualche mese stava frequentando un ragazzo, a quel punto la sua voce cambiò, divenendo incerta, come se il mio ritorno avesse rimesso tutto in discussione.

Aveva sospirato cercando di fermare le lacrime e io avrei voluto consolarla visto che mi sento ancora colpevole per ciò che le ho fatto. "Se solo mi volessi", mi aveva sussurrato alla fine e io mi sono sentito morire. Ho subito pensato a cosa avrei fatto io se Anastasya non mi avesse voluto. Come mi sarei sentito... la fine di tutto.

Armato di buoni sentimenti ho cercato di spiegarle il perché fra noi non sarebbe mai andata. Ovviamente per colpa mia e l'ho incoraggiata ad andare avanti con questo uomo se la fa stare bene. Alla fine ho ottenuto un sì sussurrato sufficiente per poter chiudere quella chiamata più leggero.

E ora è assurdo che sia proprio lei ad aiutarmi per una cosa che riguarda Anastasya. Mi sono ritrovato a spiegarle della mia storia non senza un lieve rammarico nella sua voce che non mi è sfuggito. Avevo chiesto a Ivan di aiutarmi ma purtroppo lui non riesce a muoversi liberamente. Stavo per rinunciare quando ho ceduto al consiglio del mio amico: chiamare Maria.

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