Aleksander
Fuori dalla finestra una leggera pioggerella fa tintinnare il vetro. Mi perdo a osservare quelle goccioline unirsi e scendere fino al marmo della soglia. Sono stanco, mi porto i capelli indietro, scompigliangoli del tutto, sbadiglio mentre sorseggio il mio caffè nero, ma sono soddisfatto.
La nottata più intensa della mia vita ha lasciato quella dolce sensazione di volerne ancora che mi fa sorridere e portare la mano in tasca verso il cellulare.
«Ottimo lavoro oggi Aleksander.» Damian e Jason si complimentato con me per un'intuizione che ci ha fatto risparmiare almeno una settimana di lavoro.
«Grazie.» Distrattamente accenno un saluto mentre porto il telefono all'orecchio.
«Pronto.» La sua voce è un piacere per le mie orecchie.
«Voglio vederti.» Non resisto più. Il cielo si oscura sempre più e io sono trepidante di rivederla.
«Ho ancora due ore di turno.» È un lamento il suo. «E poi almeno mezz'ora di strada prima di essere a casa, con questa pioggia anche di più.»
«Vengo da te.» Risoluto chiudo la chiamata e afferro il mio zaino dal ripiano. «Mauro, io vado.» Lui annuisce alzandomi poi il pollice intento ad ascoltare una conversazione con lo shuttle. La Cristoforetti gli parla della base spaziale ed è soddisfatta del lavoro fin qui fatto. Se non avessi Anastasya che mi aspetta sarebbe un argomento interessante ma dal modo in cui sfreccio per le strade di Roma è chiaro come qualcosa stia cambiando in me. Non ho mai lasciato il mio lavoro per vedere una donna.
La struttura di accoglienza dell'ospedale è finalmente davanti a me. Fortunato trovo subito posteggio e tolta la cravatta e la giacca indosso un giubotto blu, che avevo portato con me e scendo sotto quel leggero temporale autunnale.
Seguo i cartelli che mi portano da lei e alla scena di mesi fa direi. Anche in questo caso sembra esposta in una fiera viste le vetrate che mi permettono di ammirarla lavorare fin dall'entrata.
Si accorge quasi subito di me. I suoi occhi corrono nei miei e le sue labbra mi sorridono incollandomi a quel luogo e a lei. Un dejavu con un'emozione più intensa, ora posso viverla.
Le faccio cenno che l'aspetterò fuori visto che sta visitando, lei annuisce e torna a concentrarsi sul paziente. Poco dopo sparisce dietro un paravento e faccio un cenno di saluto alla sua collega che se non sbaglio si chiama Gabriella, una dei pazzi.
La vedo camminare verso di me e non so cosa aspettarmi, l'ultima volta è stata minacciosa e molesta contemporaneamente.
«Ciao Aleksander, se vuoi puoi anche entrare.» Sembra la versione normale.
«No, grazie Gabriella, non vorrei disturbare.» Mi siedo a un paio di sedie da una signora che sta aspettando.
«Okay, non c'è molta confusione, penso che massimo un quarto d'ora sarà da te.» Per fortuna non è tanto, vorrei già stringerla a me ma me ne sto buono, prendo il telefono fra le mani.
«Guarderò le e-mail.» La libero per farla tornare al lavoro, ma lei non ha questa intenzione.
«Come ti trovi qui a Roma?» La guardo sedersi accanto a me. «Signora, sarò subito da lei.» Parla distrattamente girandosi appena verso l'interessata che non trattiene una smorfia.
«Se devi andare tranquilla.» Alzo il telefono per dirle che ho come intrattenermi.
«È la prima volta che vieni in Italia?» Mi arrendo alla sua stranezza.
«No, in realtà ho collaborato diverse volte con il vostro centro spaziale.» Lei annuisce soddisfatta della mia risposta.
«È bella vero?» Mi guarda attentamente.
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Con la Forza di un Carro Armato
RomanceAnastasya è una laureanda in medicina piena di sogni e di speranze. Ha appena finito la sua prima settimana all'ospedale di Kiev, la sua città ed è pronta a festeggiare con la sua famiglia il contratto a tempo indeterminato. Per realizzare il suo so...