Aleksander
Non posso credere che tutto questo sia colpa del regalo che volevo farle. I suoi occhi dubbiosi e pieni di dispiacere mi fanno stringere i palmi. Come vorrei prenderla fra le mie braccia.
Accarezzo la sua figura minuta. I capelli biondi dietro le orecchie. Gli occhi arrossati per il pianto. Le labbra gonfie che stringe sofferente. Sembra scomparire in quei vestiti che credo essere di Maurizio.Il suo amico era felice di vedermi sull'uscio di casa sua. Ha aperto il portone proprio mentre io alzavo il dito per suonare.
«Ottimo. Sapevo non mi avresti deluso.» Mi da una pacca sulla schiena dopo essersi spostato per farmi entrare.
«Lei è davvero qui?» mi scrollai le goccioline di acqua dal giaccone.
«Sì, forza va a riprendertela. La chiave di riserva è sotto la pianta a sinistra.» Annuii muovendo il primo passo nell'ingresso.
«Ah Aleksander... spegnete le luci prima di tornare a casa.» L'occhiolino fu il suo saluto prima di richiudersi la porta alle spalle. Quei piani fino al pianerottolo della casa li ho fatti di corsa e quando me la sono ritrovata lì davanti a me mi è sembrata più bella che mai.
Sono stato così ingenuo dovevo capire che il ricevere quelle chiamate a cui non rispondevo in sua presenza l'avrebbe fatta preoccupare. È ancora labile il nostro rapporto quando si tratta della fiducia proprio perché temiamo entrambi di esserci esposti troppo.
«Ti amo, Anastasya. Ti amo così tanto che volevo donarti il ricordo più bello che ho dei miei genitori. Io... mi dispiace.» Non resisto a trattenere quelle parole, le sto parlando con il cuore in mano. Farei e direi di tutto per riaverla. Un profumo floreale mi investe spingendomi sul divano alle mie spalle.
Le sue braccia intrecciate dietro il mio collo, il suo dolce peso su di me mi fanno sospirare di gioia. Come il sole dopo la pioggia rischiara il paesaggio rendendolo più luminoso così lei fra le mie braccia cancella tutta la paura di queste ore. La stringo chiudendo gli occhi e ispirando quella fragranza che per me è vita.
«Mi dispiace... mi dispiace...» Ripete guancia a guancia.
«Ti amo talmente tanto.» Mormoro sul suo viso scostandola per guardarla da vicino. Le tiro indietro i capelli prima che lei unisca le nostre bocche. È così morbida.
La pressione delle sue labbra carnose mi fa subito cedere e afferrandola per il viso apro la bocca in cerca della sua lingua. I fiati si mescolano mentre con ardore ci stringiamo e baciamo come se uno dei due dovesse andare via.
Entrambi increduli di essere nuovamente uniti mostriamo la nostra urgenza nel toccarci, averci. Non c'è bisogno di aggiungere altre parole ma è necessario quel contatto fisico così indispensabile a un cieco per essere certo di vedere bene. E noi abbiamo quel desiderio di vedere con chiarezza il nostro noi.
Con frenesia le sue mani si aggrappano alla mia nuca mentre le mie si intrufolano sotto quella felpa informe in cerca della sua pelle. Apro i palmi sulla sue schiena nuda e lei di riflesso spinge i suoi fianchi contro i miei.
Stringo quella pelle vellutata in cerca di un appiglio che non mi faccia crollare, vorrei già essere dentro di lei.
Un'altra spinta da parte sua è mi ritrovo a gemere sulle sue labbra, lei ne approfitta per scendere a mordermi il collo. Mi lascio cullare dalle sue attenzioni, surriscaldando il mio cuore che ha temuto di non farcela.
«Cazzo, Ana... andiamo via da qui.» Lei mormora qualcosa di incomprensibile e a fatica la stacco da me per legare i nostri occhi. «Torniamo a casa.» Bisbiglio prima di un ultimo bacio a stampo.
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Con la Forza di un Carro Armato
RomanceAnastasya è una laureanda in medicina piena di sogni e di speranze. Ha appena finito la sua prima settimana all'ospedale di Kiev, la sua città ed è pronta a festeggiare con la sua famiglia il contratto a tempo indeterminato. Per realizzare il suo so...