Aleksander
Aiuto Hanna mentre con le stampelle ritorniamo nella sua tenda, sono certo che siano rientrate anche Irina e sua sorella. Come il giorno prima, apro la tenda e aspetto fuori che la ragazza entri per andar via ma, dopo il suo saluto, mi sembra di sentire piangere qualcuno e non posso che controllare con i miei occhi che vada tutto bene. Dimitri dal canto suo ha la faccia furente.
«Sì, tutto bene.» Anastasya si alza dalla sedia e viene ad abbracciare sua sorella. Irina si gira per non farsi vedere. È lei che stava piangendo e vorrei fare qualcosa psr aiutarla se fosse possibile. La guardo interrogativo ma lei porta gli occhi al piatto ancora pieno.
«Grazie per aver fatto compagnia a Hanna anche oggi.» Anastasya aiuta la sorella a sedersi sul letto e mi parla in tono contenuto, ben in contrasto con il modo in cui ci guardiamo ogni volta. Cerco i suoi occhi ma non c'è traccia della nostra solita complicità. Sembra mantenere un certo distacco e non ne capisco il motivo.
«È stato un piacere.» Decido di rispondere ai suoi ringraziamenti. Tentenno sul cosa fare, strisciandomi i palmi sudati sui pantaloni. «Okay...» Hanna sorride mentre si slaccia la giacca, anche stasera abbiamo mangiato e poi guardato qualcosa su internet. Se il colonnello sapesse come uso l'attrezzatura mi metterebbe in punizione. «Allora buonanotte.» Alzo la mano imbarazzato e saluto le ragazze prima di uscire nella notte fredda. Il fuoco arde vicino ai sacchi a pelo di Dimitri e dei due soldati che gli faranno compagnia questa sera. In un certo senso sono contenti di aiutarci, questo significa per loro che almeno per questa notte rimarranno al sicuro.
Respiro l'aria fresca guardando il cielo. «Ale...» la voce di Dimitri mi fa spostare verso di lui alla mia destra.
«Ciao Dimitri. Oggi è il tuo turno?» Non ho molta voglia di parlare. Mi ha turbato il veder piangere Irina. Non mi piace non sapere cosa fare.
«Sì, Vasilii oggi aveva la ronda.» Si mette seduto e io mi posiziono davanti a lui, coprendolo dalla luce del fuoco e il suo viso sembra ancora più cupo. Neanche lui ha molta voglia di conversare, stranamente, questa notte. «Venendo qui abbiamo incontrato Yari e gli altri...» Stringo i pugni a quel nome.
«È successo qualcosa?» potrebbe essere per lui che Irina era così triste e Anastasya cosi sulle sue, per non parlare del malumore del mio amico.
«No, tranne qualche battutina. È così coglione.» Scuote la testa e io con lui. Lo vedo storcere la bocca quando muove il braccio ferito.
«Come stai?» non mi sembra in forma.
«Fisicamente non c'è male ma emotivamente sono ancora ko.» Si passa le dita sugli occhi e mi piacerebbe avere una bottiglia di vodka con me, penso avrebbe fatto bene a entrambi.
«Ci sarebbe voluto un goccino.» Gli dico sorridendo.
«Sono d'accordo.» Mi ricambia lui. «Ora è meglio dormire. Domani dovrò andare in elicottero a Mariupol.» Non sono buone le notizie che arrivano da quella parte.
«Io andrò dopodomani.» Sospiro giocando con una pietra passandoci sopra il piede. «E non ne ho nessuna voglia. Ho sentito che hanno abbattuto anche degli elicotteri ed è così che noi andremo.»
«Non siamo mai al sicuro, pensa a questo.» Alzo le sopracciglia scettico.
«E questo dovrebbe farmi stare bene?» Affatto.
«No, dovrebbe farti comprendere l'importanza di ogni attimo.» Lo guardo e sento dentro stringermi qualcosa il cuore. Non so perché se ne sia uscito con quella frase e per un attimo mi è sembrata la voce del mio amico Ivan a parlare. Istintivamente gli occhi vanno a quella tenda che sembra aver cambiato molte cose. «Vorrei che anche tu avessi avuto modo di sperimentare il vero amore. È una gran figata sai.» La sua voce roca e come più leggera quando parla di sua moglie. «La bellezza di saperla tua. La meraviglia di condividere con lei la tua vita. La perfezione di poterti fidare completamente di un'altra persona per cui daresti tutto.» L'ultima affermazione gli fa vibrare la voce e quel suono che si perde in questa notte perenne sempre illuminata dalle granate è insopportabile da sentire. È come il verso sofferto di un lupo che ulula alla luna.
«Tutti dovrebbero avere il tempo di poterlo provare. E i mostri come Yari non ne avranno mai la fortuna.» La luce nella tenda è ancora accesa e le sagome delle ragazze sono ben visibili. Come la prima notte la cerco in quelle ombre ed è facile riconoscerla perché è quella che mi fa aumentare i battiti quando gli occhi le si posano sopra.Si sta spazzolando i capelli lunghi che poi rilascia sulla schiena e io nella mia testa riesco a vederne ogni sfumatura di oro. Ora Dimitri non parla più, credo si sia sdraiato nuovamente e mentre io continuo ad ammirare il mio spettacolo personale, sento il suo respiro farsi pesante e accompagnare quello degli altri uomini che gli dormono accanto.
Un ultimo sguardo a loro e alla tenda e mi convinco ad andare via. Mi volto dopo aver titubato ancora sulla follia di quello che lei scuote in me. Accenno il primo passo quando il rumore della tenda mi fa fermare. Mi volto e vedo il suo viso sbirciare nella notte. Torno sui miei passi e al suono delle suole sulla neve lei alza gli occhi su di me. Mi avvicino per fermarmi a pochi passi dall'apertura.
«Aleksander?» Sembra stupita di trovarmi ancora la.
«Anastasya.» Pronuncio il suo nome con un po' di quella sofferenza che sento dentro. Questa notte mi sento più solo. Questa notte la sento più che mai. Questa notte sento il bisogno stringermi lo stomaco.
I suoi occhi si fissano nei miei che poco celano del turbamento che sento dentro. Mi avvicino ancora, voglio sentirne il profumo e quando lo percepisco chiedo gli occhi e ne respiro l'aroma.
«Che fai ancora qui?» Riapro gli occhi ormai vicini ai suoi.
«Parlavo con Dimitri.» Dopo un attimo di silenzio cerco di riprendere il controllo.
«È per questo che sono qui. Volevo sapere come stava. Mi è sembrato un po' turbato.» Il suo fiato mi sembra corto, come se avesse appena finito di correre. Sposto il peso sulla gamba destra e mi giro come lei a guardare gli uomini dormire. Ora sono veramente vicino potrei sfiorarla se solo mi muovessi appena.
«È un po' scosso per ieri è infastidito per l'incontro che avete avuto.» Mi volto a capire se lei sta bene.
«Già, non è stato piacevole e poi loro erano almeno una ventina non avrebbe potuto fare molto il solo Dimitri.» La tenda si apre leggermente per il vento permettendomi di vedere come si stringe le braccia al corpo. I suoi capelli volano sul mio viso giocando con i miei sensi.
«Non vi capiterà nulla.» Le rispondo certo catturando la sua attenzione.
«Anche tu saresti stato solo.» Mi mormora abbassando gli occhi sulle mie labbra. Io mi sento incendiare a quello sguardo.
«Farei di tutto...» per cosa? Per proteggervi. Per averti.
«Sei solo un uomo.» Questo è vero soprattutto ora che le sono accanto. «Anche se fin dall'inizio mi sei sembrato come venire da un altro pianeta. Hai dei superpoteri, per caso?» Sorrido con lei alla sua battuta.
«No. Niente superpoteri. Anche se ora mi piacerebbe averne uno.» Scendo anche io a guardare le sue labbra e faccio fatica a parlare.
«Quale?» si separano tentatrici.
«Vorrei poter far finire tutto questo e ritrovarmi con te in un altro posto.»
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Con la Forza di un Carro Armato
RomanceAnastasya è una laureanda in medicina piena di sogni e di speranze. Ha appena finito la sua prima settimana all'ospedale di Kiev, la sua città ed è pronta a festeggiare con la sua famiglia il contratto a tempo indeterminato. Per realizzare il suo so...