Anastasya.
Dischiudo le labbra tentata da lui. Dalla sua bocca. Dalla notte. Corro a perdermi nei suoi occhi, caldi come la lava.
Mi sento sciogliere e catapultare in quel luogo diverso in cui non sarebbe un male quello che mi succede a stargli vicino.
La distanza si accorcia ulteriormente e mi sembra di sentire il calore del suo fiato sulla bocca. È tutto così irreale.
Lo vedo avvicinarsi ancora e forse... se solo... potrei sfiorarlo. Ma non ne ho il tempo che lui si ritrae.
«Vai a letto, Anastasya.» Lo vedo indietreggiare, ingoiando con difficoltà forse l'aria stessa. «Buonanotte.» Mi accarezza una guancia indugiando quel poco da riempire il mio corpo di brividi. «Buonanotte.» Ripete più risoluto nella voce. Stordita da quelle sensazioni e dal suo tirarsi indietro richiudo le labbra stringendole forti. Colpevole di quell'attimo di naturalezza lo vedo ritrarsi con difficoltà. Si abbassa a tirare su la cerniera fino al mio petto e con un sospiro emette un suono quasi sofferto prima di girarsi e andare via.
Lo osservo sparire nella notte. La sua sagoma avanza nel buio, i contorni sempre più confusi fino a divenire trasparente si sciogli in quella notte in cui il mio carnefice si è trasformato in sentimento. Il mio cuore rimbomba nel mio petto instancabile, porto la mia mano a trattenerlo. È tutto sbagliato, stupido! Ma incurante il suo suono ritmico accompagna l'immagine dei suoi intensi occhi azzurri come l'acqua del mar d'Azov. Mi sembra di immergermi in quelle iridi ogni volta che ci guardiamo. La spiaggia dove andavo con la mia famiglia mi si mostra dorata come i suoi capelli biondi. Li tiene rasati ma io vorrei ugualmente potervi passare le dita come facevo con la sabbia con cui amavo giocare.
Ancora una volta me ne torno a letto tremante di emozioni. Con un peso sul petto che sembra schiacciarmi. È tutto sbagliato, mi ripeto ancora come se fossi una sciocca. E lo sono davvero perché nei miei sogni torno in quel luogo che lui mi ha fatto immaginare. Ed è bello. È tutto perfettamente giusto.
Un'altra giornata inizia all'alba. Dimitri sembra più sereno, forse dormire gli ha fatto bene. Aiuta Hanna, e quando inciampano entrambi mettendo il piede in una buca l'espressione contrariata del grande uomo che ci scorta è cosi buffa che scoppiamo tutte a ridere.
«Basta prendere in giro il soldato!» Si lamenta con aria burbera che non gli si addice.
«Andiamo subito, signore.» Lo prendo in giro in tono militare ma una volta in bagno mi rendo conto che Irina è ancora preoccupata. E contrariamente al mio ennesimo proposito mattutino di stare lontano da lui, credo che stasera gli chiederò aiuto è l'unico che può aiutarmi e spero che lo faccia.
Arriviamo nella tenda dell'ospedale che sembra stranamente silenziosa. I ragazzi di ieri sono stati riportati nelle loro tende e i pochi letti occupati sono dei casi più gravi. Maxsin e Viktor guardano una cartella e ci sorridono felici di vederci non appena varchiamo l'entrata. L'espressione di Hanna invece cambia come ogni volta. I suoi occhi si rabbuiano e io l'accompagno fino a raggiungere la su sedia lontana da quei lamenti sussurrati e dall'odore più intenso. Le depongo un bacio sulla guancia e lei mi stringe il polso.
«Quando finirà tutto questo?» La sua voce trema pronta alle lacrime. Le accarezzo i capelli stretti in una treccia. «Io vorrei solo... io vorrei...» una sirena interrompe il suo discorso ci giriamo verso quel suono e mezzi militari invadono lo spazio intorno a noi. Di fretta il portellone del camion viene tirato giù e subito dopo lamenti strazianti vengono intervallati da urla di comando.
Uno dopo l'altro soldati feriti vengono portati dentro a quella tenda che aveva visto un attimo di pace. In poco tempo indosso dei guanti in lattice e mi avvicino per dare i primi aiuti. In quel caos intravedo Vasilii è un fremito di paura mi investe. Corro subito verso di lui che come Dimitri considero ormai degli amici.
«Stai bene?» Urlo per sovrastare quei terribili suoni quando gli sono vicino. Sorregge un uomo che gli sta abbandonato sopra la spalla. Sono entrambi ricoperti di sangue e furiggine.
«Sì, sì. Devi aiutarlo Anastasya. Ti prego.» Lo vedo quasi supplicare quando lo depone su di una barella che purtroppo si è appena liberata. Inizio subito a controllare quel corpo in parte ustionato. Tutto il fianco sinistro. Una gamba è stata amputata ma l'emorragia si è fermata credo per il fuoco.
«È stata una mina?» Gli chiedo anche se il dettaglio ha poca importanza.
«Sì.» lo vedo portarsi la mano ai capelli scuri quasi in lacrime.
«Va a ripulirti, ci penso io.» Lo spingo via mentre cerco di salvare quella vita.
È una giornata lunga e di sofferenza non torniamo neanche in tenda quella notte nella speranza di aiutare qualcun altro perché troppi sono stati questa volta i feriti. Sono caduti in un'imboscata e i pochi incolumi come Vasilii sono stati davvero miracolati.
Al pallido solo della mattina siamo tutti distrutti. Bevo finalmente un po' d'acqua e guardandomi attorno capisco che come di abitudine ormai Aleksander è venuto a portare via Hanna. Questo mi rilassa e mi permette di girare tra quei lettini controllando che ognuno stia bene. Sono arrivati dei medicinali ieri pomeriggio e per fortuna tanta morfina che rende quell'alba silenziosa. Vasilii è seduto su di un tronco davanti all'entrata. Lo sguardo perso vaga in cerca di pace nella terra che gli sta ai piedi. Non l'ho mai visto così. Prendo due tazze di caffè che ci hanno portato e mi avvio verso di lui.
Mi siedo accanto al saldato che non si neanche accorto della mia presenza.
«Tieni.» Gi porgo quel liquido scuro e mi metto anche io a fissare la terra. Non voglio essere invadente mi basta solo stargli accanto.
Alla mia voce sobbalza girandosi preoccupato. Faccio finta di niente, non credo sia il caso di parlarne.
«Grazie.» Il suo profilo è talmente teso da apparire come un vecchio spossato dalla vita. Mi si stringe il cuore e vorrei piangere per lui, perché so che facendolo si libererebbe ma so anche che non lo farebbe mai. Non è il luogo per questo, ho visto in Dimitri questa capacità perché è il suo modo di essere esuberante che gli permette di esprimere meglio i suoi sentimenti ma Vasilii, Aleksander e anche io non siamo così. Non possiamo permettercelo e quindi sto lì con lui che ogni tanto sospira più forte come se gli costasse troppo farlo. Ha qualche escoriazione sul collo e sul viso. La mano leggermente arrossata mi fa preoccupare credo si sia ustionato anche lui. Gli farà tremendamente male. Sempre con calma torno dentro a prendere il necessario per disinfettarla e bendarla. Sto per tornare dal mio amico quando Irina mi viene incontro con una bacinella in mano. Insieme andiamo da Vasilii e grazie a quel contenitore ho modo di versare sulla ferita l'occorrente per accelerare la guarigione. Lo sento digrignare i denti per il dolore e ringraziarci a fatica quando ormai la benda bianca ricopre la sua mano destra. Irina con sguardo spento se ne ritorna dentro. Sono davvero preoccupata per lei è un incubo senza fine.
«Ogni giorno ci andiamo sempre più vicini.» Mi volto verso di lui felice di sentirlo parlare. «Alla morte. Ogni giorno ci avviciniamo al nostro ultimo momento.» A fatica gli escono quelle parole. «Quell'uomo che ti ho chiesto di aiutare mi ha salvato la vita. Non lo conoscevo neanche ma mi ha spinto via finendo lui su quella mina.» La sua voce si affievolisce durante il racconto. Gli porto una mano al braccio che stringo per fargli capire che sono qui. «Mi ha permesso di essere ancora qui ma lui... ma lui...» Non è messo molto bene. In una struttura ospedaliera avrebbe il novanta percento di possibilità di sopravvivere ma qui... qui no.
La solita incontrollabile necessità di alzare il capo e di cercarlo mi obbliga a distogliere lo sguardo da Vasilii ed eccolo. Eccolo avanzare con mia sorella al braccio che gli parla con l'innocenza di un'adolescente. I suoi occhi ci osservano con attenzione e poi sembrano ringraziarmi per non aver lasciato solo il suo amico e io... Io ancora una volta vorrei solo correre da lui e permettergli di farmi dimenticare tutto.
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Con la Forza di un Carro Armato
RomanceAnastasya è una laureanda in medicina piena di sogni e di speranze. Ha appena finito la sua prima settimana all'ospedale di Kiev, la sua città ed è pronta a festeggiare con la sua famiglia il contratto a tempo indeterminato. Per realizzare il suo so...