Capitolo 77

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Anastasya

Cavolo! Descrivere quanto lui sia bello è impossibile e far capire quanto sia affascinante ascoltarlo lo si può intuire solo dalla mia espressione adorante. Perché sono certa di guardarlo così, nonostante mi schiaffeggi mentalmente per tenere un contegno.

Siamo seduti in questo locale in riva al Tevere dove una dolce melodia riempie di note la serata. Il piccolo tavolo che ci divide mi permette di vederlo bene ma mi impedisce di stringermi a lui così come vorrei fare. Da quando l'ho rivisto non riesco a stargli lontano, come se il toccarlo, sentire la sua pelle, la sua forza sia il modo per sentirmi me stessa, come se mi ritrovassi in questa giostra che è stata la mia vita degli ultimi mesi.

Lo guardo con il viso inclinato e gioco con lo stelo del bicchiere di vino bianco che ho davanti è il secondo da quando siamo arrivati. Le poche luci gialle del locale ci permettono di vederci senza difficoltà ma allo stesso tempo ci regalano molta privacy per la penombra che divide i vari tavoli. Non c'è vento ed è una piacevole serata da trascorrere fuori sopratutto in compagnia di un uomo come lui.

Appena arrivati si è tolto il giubbotto di pelle attirando non solo la mia di attenzione sul suo torace e sui suoi bicipiti fasciati dalla stoffa sottile della camicia che indossa. Ho visto l'elegante signora del tavolo accanto soffiarsi con un tovagliolino e la bella ragazza alle sue spalle rimanere incantata a bocca aperta. Una piccola fitta di gelosia mi ha fatto storcere la bocca ma mi è bastato guardarlo per tornare a sospirare, perché lui teneva i suoi occhi incollati ai miei con una intensità che mi ha fatta vibrare e stringere le gambe sotto il tavolo.

Nel suo riflesso c'ero e ci sono io, nonostante la sexy cameriera gli regali sorrisi o la signora continui a guardarlo senza ritegno, lui ha occhi solo per me. Il suo azzurro si posa su di me e cambia tonalità divenendo un verde petrolio che mi avvolge e scioglie lasciandomi senza difese.

Sorrido al suo racconto, mentre il suo profumo di pino mi solletica e eccita, e da tanto o forse non mi era mai capitata una serata così romantica con un uomo sensuale. Ho il tempo di studiare il suo viso e sono certa che quella piccola cicatrice sul labbro superiore non c'era l'ultima volta che ci siamo visti. Un brivido di paura mi scorre sulla schiena, chissà cosa avrà affrontato in questi mesi, chissà quali altri segni avrà sul suo corpo. Il sonno agitato di ieri ne è un sintomo inequivocabile del fatto che sotto il suo aspetto controllato in realtà anche lui ha perso la pace. Come vorrei poter cancellare le cose orribili che ha visto, così come lui riesce a far sparire le mie tristezze.

«Alla fine il mio capo se n'è accorto e ho dovuto sorbirmi lo straordinario per un mese.» Scoppiamo entrambi a ridere tenendo gli occhi legati. La solita sintonia che vibra nell'aria fra noi lo porta a poggiare i gomiti sul tavolo e ad avvicinarsi. Il tempo è volato e solo ora mi accorgo che molti dei tavoli vicini a noi sono vuoti. Abbiamo parlato un po' di tutto: lavoro, film, musica, libri, un perfetto primo appuntamento per conoscersi e decidere cosa accadrà dopo.

Facendo leva sul tavolo si avvicina ancora, le sue dita accarezzano le mie e i miei sensi già sovraeccitati mi spingono a chiedergli di più. È tutta la sera che ci sfioriamo appena e ora sento entrambi i nostri respiri accelerare, gli occhi accarezzare le labbra socchiuse e i polpastrelli esplorare la nostra pelle fin dove è possibile.

La sua mano circonda il mio polso e la sua stretta mi fa stringere i denti sul labbro inferiore.

I suoi cocchi sono limpidi e lucenti, mi guardano ammalianti, incantata mi perdo a fissare la sua bocca di cui seguo ogni minimo movimento. Il calore della sua stretta si propaga su di me fino a colmare ogni vuoto, rilascio il labbro che mi duole e alzo gli occhi nei suoi. Il pollice che disegna cerchi sul mio polso mi fa rabbrividire e credo silenziosamente di implorarlo di andare via.

Le sue iridi calde mi accolgono mostrandomi la stessa fiamma che brucia in me ed eccoci in quell'attimo in cui entrambi siamo sospesi. Stiamo prendendo una decisione e sono certa che anche lui come me sta immaginando ciò che accadrà a breve.

«Andiamo via.» Dopo un sospiro che mi accarezza il viso lo vedo alzare la mano e chiedere il conto. La sua voce è roca, graffiante e la povera cameriera si porta la mano al collo sospirando per il mio dio greco. È dispiaciuta nel vederci andare forse ancora speranzosa di ricevere un minimo di attenzione da parte sua.

Aleksander ignaro si alza velocemente e infilato il giubotto corre ad aiutarmi con il mio, nel farlo mi sfiora il collo e le spalle. «Il tuo profumo è buonissimo.» Ancora quella voce, ancora brividi. Stordita assecondo le sue dita che si intrecciano con le mie e a passo incerto mi lascio guidare fino al posteggio.

Il viaggio in auto lo ricorderò per le luci colorate che sfrecciano attorno a noi. Il suo profilo è concentrato nella guida.

«Perché mi fissi così?» Distrattamente mi dedica una piccola occhiata prima di tornare concentrato alla guida. Il suo labbro si piega in un sorriso sghembo e io agitata stringo le mani fra loro.

«Non lo so. Forse sono curiosa di sapere cosa stai pensando.» È la verità. Lui prova davvero quello che sento io. Le stesse fiamme. La stessa urgenza.

La sua mano sinistra si alza ad accarezzare la tempia fin dietro alla nuca. Imbarazzato si morde il labbro che rilascia lentamente con un lamento. «Penso... penso che non voglio metterti fretta...»

«Sai che non è così.» Credo di essere stata fin troppo chiara in questi due giorni.

«Sei sicura?» Le dita battono ritmiche sullo sterzo catturando la mia attenzione. Mi perdo in quello sfogo in cerca della mia verità. Sono davvero così pronta? Io che ho perso la verginità a ventiquattroanni solo perché credevo di amarlo veramente, sono davvero pronta a concedermi a quest'uomo? Il suo tamburellare si interrompe, le sue mani ora sono strette e mi mostrano ogni vena, ogni tendine, tutta la sua forza.

«Anastasya...» Il tono roco è ora un sussurro e mi sembra anche che la velocità dell'auto sia diminuita e me ne dispiaccio perché la mia risposta è: sì. Sì, a tutte le domande.

«Io ti voglio Aleksander, come non mi è mai successo. È qualcosa che va al di là del sesso.» La sua mano corre alla mia in un nuovo intreccio, un sospiro.

«Lo so. Lo sento anche io.» Stringo le dita nella sua presa, una piccola pressione da parte sua mi fa allungare il braccio verso di lui. Lo osservo avvicinarle alla sua bocca per poi deporre un bacio adorante sul mio dorso. Le sue labbra indugiano un po' sulla mia pelle e io sento quasi gli occhi lucidi per l'emozione che quel gesto unito alla sua espressione mi trasmettono. Si sta sottomettono a me, alla mia volontà quando io sono la prima ad aver cambiato il corso della mia vita per stare con lui.

Riporto il simbolo della nostra unione sul mio addome e sorrido felice guardando avanti verso la nostra destinazione. La velocità aumenta anche lui non vede l'ora di arrivare e fa lo stesso sorriso riprendendo la corsa.

Torno a guardare la notte con la consapevolezza che a breve saremo soli.
A breve sarò finalmente sua.
A breve inizieremo a fare sul serio.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora