Capitolo 66

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Anastasya

Okay, la notte è andata, mancano solo altre quattro ore all'appuntamento, posso farcela.

Cammino avanti e indietro tra la zona cucina e quella divano rammaricandomi di non avere uno spazio più ampio. Mi fermo ad ammirare l'alba accendere il cielo e passandomi le mani fra i capelli riprendo il mio via vai. Con il pigiama azzurro ancora indosso calcolo una mezz'ora per la colazione, un'oretta fra doccia e piastra per capelli, mezz'ora per il trucco. Mi avvicino allo specchio del bagno e le occhiaie nere mi fanno disperare. Stendo il viso tirando ai lati degli occhi e mi dispero per la mia faccia sfatta.

«Cielo.» Avrei dovuto dormire. Sbatto le mani sui fianchi arresa e torno in salotto a sedermi sul divano dopo aver recuperato un po'di ghiaccio dal freezer. Posiziono l'involucro sugli occhi e mi appoggio indietro in attesa che faccia un minimo di effetto.

«Che ti è successo?» Hanna fresca e riposata entra in salotto sbadigliando. Libero solo l'occhio sinistro per mandarle uno sguardo truce.

«Non ho chiuso occhio. Ecco che mi è successo. L'ansia mi mangia lo stomaco. E mi devi truccare tu perché le mani non smettono di tremare.» Alzo il palmo per farle vedere le condizioni pietose in cui mi trovo. Il sorrisino all'angolo della sua bocca mi fa venire voglia di tirarle un cuscino in faccia.

«Ahi!» dovevo pur sfogarmi.

«Ben ti sta. È colpa tua se sono in questo stato.» Torno a coprire gli occhi e sbuffo colpendo con i palmi il divano.

«Vedi di darti una calmata.» La sento trascinare le ciabatte fino alla cucina. Il rumore della caffettiera non mi dispiace affatto.

«Anastasya...» il cuscino al mio fianco si piega. «Ehi, sorellona.» Le sue mani prendono le mie. «Stai per incontrare Aleksander, okay?» Appunto, vorrei urlare ma mi mordo il labbro. «Soltanto Aleksander...» Sospiro rumorosamente. «Non hai niente da temere.» Invece sì, come non potrei. Stringo le sue mani in cerca di conforto. «Respira, forza.» Sigillo le labbra. «Dai Ana, non fare la bambina. Inspira e espira. Brava così. Solo Ale, ricorda. Inspira e espira.» Mi lascio andare al ritmo delle sue parole e sembra andare meglio. «Brava, così.» Continuiamo ancora un po' e alla fine sento la morsa allo stomaco allentarsi. Ha ragione è solo Aleksander, okay è passato del tempo ma è pur sempre lui.

Quando la tensione è davvero svanita. Lascio le sue mani e tiro via il ghiaccio dagli occhi. La sua smorfia alla mia vista sta per farmi tornare al punto di partenza ma poi mia sorella sorride felice e io mi sollevo ad abbracciarla.

«Grazie.» Le mormoro stringendola.

«Figurati, vedi come sono fatta matura.» Le pizzico le braccia.

«Lo saresti stata di più senza questa affermazione.» Le preciso tirandomi via. «Ma comunque sì, hai la stessa pazienza di mamma con me quando sono in crisi.»

«Davvero?» Annuisco e entrambe abbiamo gli occhi lucidi.

«Le somigli tantissimo.» Le scompiglio i capelli e mi alzo tirandola dietro. «Forza, facciamo colazione e poi iniziamo la mia preparazione.»

«Sarà un'impresa.» Le colpisco la spalla ferita.

«Ehi.» Lei ride e io mi ripeto: solo Aleksander.

Come programmato sono pronta non appena Gabriella e Maurizio bussano al citofono. Ci accompagneranno loro, nessuno vuole perdersi questo momento della mia vita.

«Amore mio, sei bellissima.» Maurizio mi bacia i capelli e Gabriella mi stringe in un abbraccio.

«Forza andiamo, ci aspettano. Devo presentarti Francesca e dovete concordare cosa fare.»

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora