Capitolo 48

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Aleksander

Accarezzo la sua immagine per l'ultima volta. I suoi capelli biondi che le incorniciano il viso a cuore. I suoi grandi occhi che fin dall'inizio mi hanno legato a lei. Le sue labbra sono morbide e dolci come fragole gustose. Il suo fisico minuto che scompare stretto al mio. È così perfetta. Così incredibilmente affine al mio essere. Mi imprimo in mente il luccicare dei suoi occhi pieni di lacrime. La sua bocca che trema arrossata dei miei baci. Il suo corpo che freme sotto i miei palmi. Perfetta. Perfetta per me. Non devo dimenticare nulla di questa dolce ragazza che ha affrontato tanto e che in dieci giorni è diventata il centro del mio mondo.

La malinconia mi avvolge mentre per un'ultima volta l'assaggio, mentre per un'ultima volta la stringo, mentre per un'ultima volta assaporo il suo gusto, il suo profumo come un piatto da gourmet.
Quando mi sembra di aver raggiunto la sazietà fuggo via da lei. Fuggo velocemente, come un ladro, perché potrei volerne ancora e ancora e non trovare mai più il coraggio di lasciarla andare.

Afferro quella maniglia con mano tremante mentre unisco le nostre labbra per un ultimo, sofferto, contatto. Lei chiude gli occhi, i fiati vibrano e io, con una forza che non ho, tiro quel metallo separandoci per sempre.

Rigido cammino in quella strada polverosa verso l'auto con a bordo Vasilii. Il mio nome urlato da lei è come una coltellata, stringo con i palmi le mie cosce e continuo la marcia senza girarmi, senza pentimento. La sto lasciando lì, dietro di me, alle mie spalle, quando in realtà vorrei stringerla ora più che mai.

Un'altra maniglia ora fra le mie mani per mettere altra distanza fra noi e impedirmi di tornare indietro.

Chiudo lo sportello dell'auto ma è solo il mio corpo che si sta allontanando da quel luogo perché tutto il resto l'ho lasciato a lei. Glielo ho semplicemente donato, senza chiedere nessuna promessa in cambio, se non la sua felicità e mi rivolgo ora a te, Dio, perché veramente la faccia arrivare sana e salva e le permetta di vivere una vita piena e felice.

Alzo gli occhi verso di lei e la vedo con la mano stesa ancora verso di me. Il suo viso è stravolto e io titubo sulla mia scelta. Potrei davvero andare via con loro. Potremmo trovare il modo. Potremmo stare insieme. Le sue lacrime mi uccidono e no non posso farlo, perché non voglio vivere con lei nella paura che la mia fuga possa portare ad altro dolore. Ti riprenderò Anastasya. Ti ho lasciata andare ma sono sempre tuo.

Stringo la bocca per trattenere la sofferenza. Vedo Dimitri aiutare le ragazze e chiudere gli sportelli di quell'auto che si porterà via il mio amore. Le saluta sorridendo, sarebbe davvero un buon padre. Accarezza il volto di Hanna come ultimo saluto, io non ho fatto neanche questo. Spero mi perdoni. Lo vedo girare sull'altro fianco e abbassarsi al finestrino dove Anastasya se ne sta ora appoggiata al sedile. Il suo capo si gira verso di lui, la vedo annuire per poi tornare a guardare me. Eccolo, eccolo il legame più forte che mai. Mi stritola il collo prima di svanire. È andata.

Il dolore si ferma, sospeso in quell'incredulità che stia davvero accadendo.

Poi tutto passa, le auto si allontanano verso direzioni opposte e sento la mia anima allungarsi cercando di non lasciar andare quel sentimento e quella donna così speciali.

«Ho detto a Irina di stare attenta e che tu avevi inviato un messaggio a Andrew avvisandolo del loro spostamento.» Ascolto il mio amico parlare dal posto dietro al mio ma anche il solo annuire è faticoso in questo momento. Anche Vasilii resta in silenzio, in realtà non l'ha neanche salutata, se non da lontano, perché non avrebbe avuto senso.

Le lacrime di Anastasya mi lacerano dentro, è sempre stata forte e coraggiosa solo questo addio l'ha fatta crollare. Mi muovo su quel sedile odiando il panorama che scorre veloce.

«Staranno bene.» Dimitri continua il suo monologo. «So che saranno al sicuro ora.» Gli occhi mi bruciano per le lacrime che vorrebbero versare. Sarò anche un uomo ma ho appena lasciato andare la cosa più preziosa.

«Sarny è una graziosa città e per fortuna poco allettante economicamente. Troppo lontana dai posti di interesse...»

«La vuoi piantare!» Resto sorpreso dalla reazione di Vasilii e anche Dimitri che, dopo un'ora di viaggio in cui ha cercato di tenerci compagnia, ora se ne sta in silenzio. Sento la tensione riempire l'abitacolo, siamo tutti troppo provati dagli ultimi avvenimenti. Lascio sbollire un po' Vasilii e poi con grande fatica faccio io il primo passo verso la normalità e comincio a parlare. Come se non fossero mai state qua. Come se non fosse mai esistita. Almeno ci provo a ignorare quel buio che avvolge il mio cuore intrappolando il sentimento per lei.

«Stasera sarò in ronda con te Dimitri?» la voce è roca ma sono certo che lui apprezzi il mio sforzo.

«Sì, saremo insieme.» Inizia titubante, preoccupato per un ulteriore reazione del nostro amico che stringe la mascella. Gli stringo la gamba attirando la sua attenzione.

«Dobbiamo andare avanti.» È il miglior consiglio. Lo vedo lottare.

«Ma come? E tu come puoi pensare già di andare oltre? Cazzo, quando sono arrivato la stavi baciando.» È comprensibile.

«Non ho altro da fare se non darmi una possibilità di sopravvivere e se non sto concentrato questo non accadrà.» Cerco di spiegarmi, ma lui scuote la testa.

«Forse non era così importante.» Vorrei picchiarlo per le sue parole. Non ha il diritto di sminuire i miei sentimenti ma comprendo che è un uomo ferito e che rispetto a me non ha nessuna speranza.

«Forse, se riesco a sopravvivere, alla fine della guerra potrò davvero tentare di rivederla.» Anche se le ho detto di andare avanti questo non significa che io non possa sperare di riprendermela. Sospiro ferito. A lei ho tolto la speranza ma io vivrò solo per quella.

Vasilii si zittisce e Dimitri sospira per noi.

E niente, alla fine tutto deve andare avanti. Lo capisco bene quando giunti all'accampamento tutto scorre come se niente fosse. La loro tenda è già stata occupata e il camion che ci porterà in ronda è già pronto che ci attende. Qualcuno è già salito altri parlano in piedi in attesa degli ultimi.

Non appena Vasilii ferma la vettura scendo velocemente per precipitarmi nella mia tenda. Inizio a respirare affannosamente. Non è un attacco di panico e la sensazione opprimente che non avrò più lei qui con me. Cammino avanti indietro, il volto rivolto verso l'alto in cerca di più ossigeno possibile. La testa mi fa male, i polmoni mi fanno male, il petto mi fa male. Le mani sono salde sui fianchi mentre chiudo gli occhi pregando che tutto passi presto. Arriverà il giorno in cui tutto questo sarà storia.

Sembra andare meglio proprio quando Dimitri entra in tenda a chiamarmi. «Dovremmo essere già andati...» Abbasso il capo e i nostri occhi si scontrano. «Cazzo, Ale.» Si avvicina abbracciandomi e io faccio una cosa che non ho mai fatto. Piango. Piango per lei e piango per me perché mai come ora voglio uscire vivo da quest'incubo. Mi tiro subito via e mi siedo sulla mia brandina coprendomi il volto.

«Sai cosa le ho detto?» Aspetto qualche minuto prima di parlare, devo recuperare la voce.

«No.» Gli rispondo con mezzo sorriso sono già certo che mi stupirà.

«Che sei un coglione e che se fossi stato io sarei già andato via con lei.» Ecco lo sapevo.

Annuisco, stringendo un sorriso fra le labbra. Lo guardo di traverso. «Bene, un vero amico.»

«Sì, lo so.» Si avvicina appoggiandomi la mano sulla spalla. «Poi le ho anche detto che sono certo che sopravviverai perché il tuo desiderio di stare con lei è tale da renderti immortale.» Mi stringe prima di mollare la presa. «Perché sei un cazzone fortunato, dimmi quante probabilità ci sono oggigiorno di trovare l'amore in guerra. Forse tutto questo è per causa vostra.» Si ferma girandosi verso di me convinto. «Cazzo, voglio il risarcimento.» E poi se ne va via borbottando contro di me.

Sì, Anastasya, sarò il tuo supereroe.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora