Capitolo 43

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Anastasya

Yari mi trascina via e a nulla servono le mie lotte. Non appena urlo ad Aleksander di salvare la mia famiglia mi volto perché non ho più il coraggio di guardarlo. Inciampo per stare dietro al mio assalitore. Spingo, mordo, striscio in quel fango ma senza riuscire a liberarmi di lui. Yari straparla sulla serata, su come tutto sia andato bene ma io non gli dedico molta attenzione mi guardo attorno in cerca di una via d'uscita. In apprensione per Hanna e Irina avanzo in quella notte che è diventata un incubo. Il mio aguzzino non smette di parlare e compiacersi per avermi condotta con lui. Mi accarezza i capelli e il viso come se avesse tutto il tempo del mondo. Come se fossimo due innamorati che si sono sottratti agli occhi indiscreti della gente. Mi agito rifiutando le sue attenzioni e lui sorride mostrandomi i suoi perfetti denti bianchi e strofinando la punta dei nostri nasi fra loro. Sembra dolce, accorto.

«Sei così bella.» Ripete assorto.

Quando sento l'urlo di Aleksander una speranza si accende in me. Cerco di rispondergli ma Yari mi tappa subito la bocca. Ci riprovo mordendo e lui mi schiaffeggia.

«Mi hai costretto tu ad imbavagliarti. Ti saresti potuta divertire di più.» Ansima sul mio volto e mi manca l'aria. «Sono sicuramente meglio di quello stronzo.». La stoffa mi stringe la pelle e si insinua fra le labbra che mi fanno male. Ho in bocca il sapore della terra. Non riesco a respirare, sento la testa pulsare, mentre il suo profumo intenso mi disgusta. La lussuria che lo pervade non lo fa più ragionare, ha gli occhi spalancati, il bianco arrossato, come se avesse perso la ragione. Il respiro sempre più accelerato mi giunge forte ed è sconfortante.

«Ti prenderò, mia piccola Anastasya.» Le sue luride mani mi toccano il viso per poi scendere sulla divisa. Lotto con quel mostro. Gli strappo i capelli ottenendo altri schiaffi. Mi fa male tutto per gli strattoni e la violenza che usa per farmi stare buona. Non appena possibile lo colpisco anche fra le gambe con un calcio e con un urlo lui si accascia al mio fianco. Il viso rosso, la saliva che gli scola dalla bocca.

«Ti fotterò fino a farti sanguinare, puttana.» Sibila fra i denti mentre si riprende dal dolore. Cerco di scappare ma lui mi afferra per i capelli sbattendomi sul fianco del mezzo su cui mi ha fatto salire. Un dolore alla schiena mi spezza il fiato e non ho il tempo di riprendermi che mi lega le mani dietro il corpo. Mi sbatte il viso sulla lamiera premendo con forza mentre io mi ribello a quel gesto. Non avrò scampo se ci riuscisse, ma è così forte che sono vani tutti i miei tentativi. Forse avrei dovuto far finta che mi piacesse... Forse avrei avuto più occasioni per fuggire perché ora non ne ho.

«E sta ferma puttana.» Ripete sempre più nervoso mentre mi preme il suo disgustoso pene sul sedere. «Senti come ti desidero Anastasya.» Si struscia su di me come un serpente mentre con un doppio nodo sui miei polsi mi impedisce qualunque movimento.

«Inizierò subito dal tuo bel culo.» Mi stringe la natica ansimando nell'orecchio. «Ti piacerà e urla pure quanto vuoi così da farti sentire da lui.» Soddisfatto ride della mia disgrazia. Lascia la presa per abbassarsi i pantaloni e io tento una nuova fuga ma vengo subito ripresa. Mi lamento continuo a urlare so che Aleksander e vicino e anche se i miei sono per lo più lamenti sono certa che mi troverà.

La sua mano mi afferra i capelli e questa volta mi strattona fino a farmi cadere. «Sei una vera tigre.» Mi da un calcio su di un fianco per farmi stare ferma. E mentre io mi contorcio dal dolore lui si denuda gettando in un angolo gli indumenti. Si abbassa su di me posando le ginocchia sulle mie gambe e nonostante i miei movimenti convulsi riesce a sbottonare i miei pantaloni che scende alle caviglie. Non ho ancora pianto da quando siamo soli, le uniche lacrime che ho versato sono state per Hanna e Irina e ora che è così vicino alla sua vittoria mi sento svuotare completamente. Cerco un altro movimento ma lui mi schiaffeggia ancora e poi mi apre le cosce per quanto i pantaloni che ancora indosso glielo permettano.

Ansima eccitato mentre la sua erezione ben evidente mi bagna la coscia. «Non sai quanto ti ho sognata. Quante seghe mi sono fatto dopo che ti vedevo e quanto mi sento potente a prendere qualcosa che appartiene ad Aleksander.» La sua lingua mi lecca la guancia mentre si abbassa a parlarmi più da vicino. Il suo peso mi impedisce qualunque movimento. «Avrei anche potuto lasciarti andare ma quando ho capito quanto lui ci tenesse, sei diventata il mio frutto proibito. Non sai quanto ho goduto a interrompere il vostro momento romantico. È stato piuttosto arrapante. Sei proprio una gattina eccitante.» Si struscia sulle mie mutandine e io chiudo gli occhi impotente.

La sua mano destra mi stringe un seno mentre un verso animale lo fa abbassare su di me. «Ah, sei così morbida.» Chiudo gli occhi ormai arresa a quello che sarà, ma non mi spezzerà. Non ci riuscirà. Prenderà qualcosa che non gli spetta ma non gli darò la soddisfazione di marchiarmi. «Hai proprio un bel caratterino a rimanere così impassibile. Le altre piangevano disperate.» Mi morde un labbro. «Sei la migliore di tutte.» Chiudo gli occhi quando la sua mano corre fra le mia cosce. Cerco di pensare ad altro, durerà poco, è così eccitato che presto sarò libera. Durerà poco. Durerà poco.

Quando le sue dita toccano la mia intimità tremo dalla paura, serro gli occhi ma poi tutto scompare.

Sorpresa apro gli occhi e Yari non è più su di me ma steso a terra mentre Aleksander con una furia animale si accanisce su di lui. Non posso ne muovermi, ne parlare, ma dopo che il sollievo mi pervade capisco che devo fare qualcosa o lo ucciderà e io non voglio che abbia questo peso da portarsi dietro.

Non posso fare molto se non gridare e muovermi nonostante la mia nudità, cerco di attirare la sua attenzione con i lamenti che si perdono nella stoffa del bavaglio. Piango per l'impotenza che non mi permette di salvarlo ma poi finalmente mi da retta.

Lascia Yari in una pozza di sangue ma è ancora vivo, dai lamenti che emette, però non si alzerà molto presto.

Aleksander, come risvegliato da quello stato di vendetta, accorre in mio soccorso. «Stai bene?» preoccupato mi libera subito la bocca. Anche io sono preoccupata per lui vedo il sangue dal sopracciglio rotto scivolare sulla guancia fino al mento. Le nocche delle mani sono escoriate e sanguinano anche quelle ma sta bene ed è qui. Sospiro, riprendendo fiato, dopo quei momenti di apnea.

«Come stanno?» Dopo che mi sono accertata delle sue condizioni penso terrorizzata alle ragazze, prego che non abbiano dovuto subire niente di simile. 

Mi guarda scuotendo la testa, è chiaro come non comprenda la mia domanda. «Stanno bene, cazzo. Benissimo. Ma perché non puoi concentrarti su di te per una volta.» I suoi occhi apprensivi scrutano le ferite che sicuramente ho sul volto.

«Grazie a Dio.» Ed ecco che ricomincio a piangere ora che sono salve, non riesco più a trattenermi non ho più l'adrenalina ad aiutarmi. Senza fiatare Aleksander mi solleva i pantaloni indugiando qualche secondo sui graffi che ho sulle cosce per l'approccio di Yari. Sospira trattenendo la rabbia e la voglia di riprendere da dove l'ho interrotto. Per ultimo libera i polsi e quando lo fa vado in cerca del suo abbraccio. Mi stringo al suo collo e lui subito mi circonda facendomi sentire al sicuro.

«Ora puoi dirmi come stai?» la sua mano mi accarezza i capelli. «Cazzo, ho avuto così paura.»  Mi bacia la tempia mentre cerca di placare il mio pianto disperato. «È finita, Anastasya.» Mi sussurra nell'orecchio mentre dei versi straziati riempiono lo spazio. Ma non mi fanno pietà, non merita nessuna attenzione.

«Grazie, per aver fatto come avevi promesso.» Lo sento sospirare e stringermi maggiormente.

«La promessa più difficile della mia vita.» Il suono della sua voce si spezza. E io gli bacio il petto per dargli conforto. Non piango più, sono nel posto migliore al mondo, con il suo sospiro fra i miei capelli niente può più accadere.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora