Capitolo 83

439 27 40
                                    

Anastasya

Poso l'insalata sul tavolo, ho preparato un arrosto per la prima serata di Aleksander con i miei amici. Mi tiro su passando i palmi sul grembiule verde per poi portarle sulla schiena dove sciolgo il nodo così da poterlo togliere.
Lo poso sul ripiano in cucina e mi avvicino ai ragazzi fuori in terrazza.

Sono tutti lì, la mia nuova famiglia. I figli di Gabriella litigano su quale video vedere su you tube, Hanna e Marko se ne stanno in disparte come due piccioncini e poi seduti in cerchio ci sono gli adulti. Li osservo ridere dalla portafinestra dove mi intrattengo per godermi quella vista.

Aleksander è seduto sul divanetto con Maurizio che come al solito credo stia facendo il pagliaccio. Gabriella scuote la testa mentre suo marito allunga la mano per battere il cinque al mio amico sempre più inforverato dalla storia.

La posa rilassata, le gambe fasciate dai jeans e in mano un calice di vino bianco. Gli occhi azzurri seguono quello scambio per poi fermarsi su di me. Un sorriso sexy allunga le sue carnose labbra e io già mi sciolgo, riconosco quel tepore che mi fa arrossire come una quottordicenne. Le mie iridi scivolano sulla maglia blu che stringe le sue spalle larghe, le braccia muscolose e poi richiamate da lui ritornano a incrociare i suoi occhi. Nuove emozioni leggo in quelle profondità ma quella che più mi piace questa sera è la serenità. Entrambi siamo nel posto giusto.

Sono passati dieci giorni dal nostro ritrovarci e vederlo lì, seduto nel mio terrazzo è la perfezione per me. Da quando è riapparso e come se mi fossi ritrovata, non ho più punti neri, oscuri, tristi, sono riuscita a rimettere in pace la mia anima e a metabolizzare tutto il dolore di questi mesi. Da lontano lui mi scruta ora con le sopracciglia corrucciate, forse preoccupato perché non li ho ancora raggiunti.

Mi avvicino al gruppo e ora sono certa che Maurizio stia raccontando uno dei suoi improbabili avvenimenti. Mi abbasso sulla schiena di Aleksander e lo abbraccio posando la mia guancia sulla sua.

«Tutto bene?» Mi sussurra solleticando la mia pelle.

«Sì.» Rispondo subito baciandolo sul collo subito dopo. Lui prende la mia mano e mi fa girare fino ad accompagnarmi sulle sue gambe. Mi metto comoda nel suo abbraccio e rido anche io della battuta finale di quell'assurda storia.

Il suono del timer mi suggerisce che è tutto pronto. «Forza accomodatevi, la cena è servita.»  I miei amici si incamminano dentro.

«Bimbi!» urla Gabriella richiamandoli e Hanna la aiuta prendendo in braccio la piccola.

Io e Aleksander siamo gli ultimi a entrare, lui mi trattiene la mano impedendomi di alzarmi. «Dovremmo entrare...» Gli accarezzo il ciuffo biondo con le dita. Il suo viso è rivolto verso il mio.

«Lo so. Ma volevo un po' di dolce sai come sono goloso.» Sorridendo mi abbasso sulle sue labbra irresistibili.

«Almeno quanto me.» Bisbiglio assaporando con la lingua la morbidezza della sua bocca. Il suono del suo sospiro mi incendia i sensi e senza indugiare oltre bacio il mio uomo con passione.

Le sue mani corrono a stringermi la schiena, adoro i suoi palmi aperti che sfregano sul mio vestito, potrei dimenticare tutti e portarlo nella mia stanza, anzi, lo sto già facendo quando irrequieta fra le sue braccia sento il suo desiderio strusciare su di me. Ansimo perdendo il respiro ma la sua bocca e ancora sulla mia e io infilo una mano dentro la maglia per sentire la sua pelle.

«Ehi, laggiù. Non avete abbastanza privacy per certe cose. Vergogna! Ci sono dei bambini o, perlomeno, invitate.» La fastidiosa voce di Maurizio ci riporta alla realtà. Aleksander bacia la punta del mio naso e di malavoglia mi alzo per tornare in casa.

«Certo Frozen, che ti scaldi subito.» Il suo sorriso impertinente porta la mia mano a sbattere contro la sua spalla.

«Ti ho detto di smetterla con questo soprannome.» Lo oltrepasso seguita dalla sua risata.

Prendo la teglia dal forno e mi giro verso la tavola chiassosa e allegra. È una piacevole serata. È quello che mi auguravo di avere arrivando qui. Ed è quello che ho avuto veramente solo da quando lui è con me: la normalità.

Chiacchieriamo intorno a quel tavolo per ore, e alla fine stanca, ma soddisfatta, accompagno tutti alla porta. Gabriella mi abbraccia dopo che la sua famiglia e Maurizio sono già usciti. Quest'ultimo si attarda ascoltando quello che la mia amica mi mormora.

«In solo dieci giorni mi ha convinta, tesoro.» Mi bacia sulla guancia e raggiunge gli altri subito dopo.

«Ottima conquista.» Completa Maurizio strizzando l'occhio e io gli sorrido felice. Non avevo dubbi sul fatto che i nostri sentimenti fossero veri ma avere la loro approvazione mi fa comunque piacere, in poco tempo anche loro sono diventati importanti. Sto per chiudermi la porta alle spalle quando Hanna esce dalla nostra stanza con la borsa a tracollo.

«Dove credi di andare?» lei richiama il suo ragazzo che saluta Aleksander e la segue.

«Stasera ce la festa di cui ti avevo parlato... non farò tardi, un paio d'ore al massimo.» Da quando ha Marko mi sento più tranquilla nel lasciarla andare. Non è stato facile per me prendere il ruolo del genitore con una diciottenne molto vivace.

«Okay.» Saluto anche io il gentile ragazzo che la segue e finalmente posso lasciarmi andare sul divano con Aleksander nel ruolo del mio cuscino.

«Vediamo un film?» sbadiglio stanca girandomi su di un fianco. Una leggera pressione sulla spalla mi fa sospirare.

«Oh si, un massaggio.» Mi tiro su dandogli le spalle e mi lascio andare sotto la pressione delle sue mani godendomi quelle attenzioni. La luce è soffusa, la serata tiepida, mi sento soddisfatta di come sia andata e ora è davvero piacevole essere coccolati. «Ti sono piaciuti i miei amici?» Inizio a parlare per impedirmi di dormire. Se lo facessi lui andrebbe via e io non voglio.

«Molto, la loro pazzia è davvero divertente e poi comunque si vede che sono molto affezionati a voi.» Parla lentamente un suono basso vibrante che riaccende i miei sensi.

«Ti ho visto con i bambini. Sei stato gentile, ti sono corsi in braccio per salutarti.» La sua risata è un altro colpo alla mia pigrizia.

«Non so... non sono abituato ad averne attorno, ma erano simpatici.» Giro il viso per sbirciare la sua espressione.

«Simpatici?» non abbiamo mai parlato di bambini.

«Non ho fratelli o sorelle, i miei parenti più stretti sono sempre stati in città lontane e mio padre aveva troppo da lavorare per fare dei viaggi, era un contadino e la terra non poteva vivere senza di lui. Non ho neppure mai avuto amici con figli quindi non so... non ho mai avuto a che fare con loro ma mi sembravano annoiati e allora ho mostrato loro i pianeti con l'app del telefono e si sono divertiti.» È la prima volta che mi parla della sua vita e non so quale domanda fare per prima. Vorrei sapere tutto.

«E i tuoi genitori?» sono ormai rivolta verso di lui con la spalla appoggiata sul suo petto. Le sue dita giocano ora con i miei capelli mentre le mie con l'orlo del girocollo della sua maglia. Alzo gli occhi per incontrare il suo sguardo perso.

«Sono morti in un incidente due anni fa. Ero appena tornato a Mosca dopo la laurea.» Vorrei far sparire la sua tristezza ma voglio anche sapere. «Il manto stradale gelato e un camion non è riuscito a frenare a un incrocio.» Gli accarezzo una guancia riconquistando i suoi occhi. «Hanno appena fatto in tempo a vedere cosa ero riuscito a diventare.»

«Saranno stati molto orgogliosi di te.» Lentamente porta una ciocca dietro il mio orecchio sinistro.

«Sì, lo erano.» I suoi occhi luccicano di soddisfazione e io vorrei stringerlo a me per sempre.

L'aria serena diviene malinconica per il nostro passato triste molto simile, ma infine una nuova consapevolezza e là fra noi, in quel calore al contatto dei nostri corpi, ora siamo in due ad affrontare tutto.

«Non ho mai trovato una persona come te, Anastasya, mi fai sentire davvero un supereroe pronto a superare tutto.» Il tono sempre più vibrante fa sparire l'aria attorno a me.

Non riesco a parlare, ho quasi voglia di piangere per la fortuna di averlo trovato e allora con urgenza unisco le nostre bocche. Il suo sospiro mi permette di rendere quel bacio perfetto: languido, lento, struggente specchio del passato. Dolce, caldo, passionale frutto del presente.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora