Capitolo 16

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Aleksander

La giornata sta continuando nonostante penso ancora che è tutta una follia. Abbiamo mostrato alle tre ragazze l'ospedale, la loro tenda e ora mentre loro mangiano noi siamo seduti fuori al posto dove dormiranno con la sera che fa capolino. Stringo il piatto con quella poltiglia che dovrebbe essere cibo e ascolto Vasilii impartire le raccomandazioni.

«Ho parlato con i ragazzi che mi ha indicato il comandante e con quelli che io stesso ritengo possano proteggere queste ragazze.» Sento le loro voci in lievi bisbigli dietro la tenda. Osservo le ombre cercando di riconoscerle come in un gioco da bambino, anche se alla fine è una la sagoma che cerco e che una volta trovata cattura la mia attenzione. La luce all'interno è poca ma da dove sono seduto riesco comunque a riconoscerla. La intravedo gesticolare e mi sembra di sentire anche la sua voce. Così melodiosa e affascinante. Un suono che mi attira come anche il suo profumo. Mi sembra impresso nei miei vestiti da quando siamo stati seduti vicini e ogni tanto mi stuzzica la mente più di quanto sia giusto. La vedo guardarmi con distacco, quasi odio. Lo fa un po' con tutti ma con me sembrano accendersi maggiormente i suoi occhi così chiari e intensi.

Mi aggiusto il colletto della maglia mentre la voce di Vasilii diventa predominante nelle mie orecchie.

«Non possiamo distrarci, la vita di quelle ragazze dipende da noi. Per questo uno di noi farà sempre il turno con altri due uomini. Così saremo sempre presenti per loro.» Alzo gli occhi verso il mio amico, il fuoco che abbiamo accesso in un vecchio recipiente per tenerci caldi gioca con i suoi lineamenti tesi.

«Aleksander non fare cazzate con Yari o Uliano. Pensa a lavorare e a quelle tre, lascia stare l'astio che provi per lui. Non avrà modo di interagire con loro ma se mai lo facesse, siamo autorizzati a cacciarlo via e a segnalarlo. Il comandante doveva parlargli.» Lo ascolto con attenzione e lui mi osserva serio. «Gli ho raccontato quello che è avvenuto oggi.» Alzo un sopracciglio. «Non tutto ovviamente, ma che loro erano lì sì.» Annuisco tornando a osservare il mio piatto mentre mi convinco a mandare giù il contenuto. Se mi concentro sa di patate. Il cielo buio si illumina di esplosioni in lontananza ed è uno spettacolo macabro.

Non ho lavorato molto oggi, troppo impegnato a preoccuparmi e inizio a farlo mentre Dimitri e Vasilii vanno via lasciando il posto a due giovani soldati. Scambiamo due chiacchere ma loro sono molto stanchi e ben presto si addormentano lasciandomi solo con i miei pensieri. Ripenso all'incontro con le ragazze, all'incontro con il comandante e a come ho sempre aiutato io Hanna per paura che chiunque altro potesse toccarla. La vedo così fragile ed è così giovane e poi a differenza di sua sorella non sembra mostrate lo stesso astio per noi.

La sera procede tranquillamente, mi copro con la coperta che ho recuperato e mentre gli altri dormono controllo il mio tablet e aggiorno i dati e le informazioni che mi vengono dal satellite e dalla base a Mosca. Stancamente mi passo una mano sul viso per poi tirarmi ancora un pò più giù il cappello di lana che ho indossato. Di giorno la temperatura sale intorno agli otto gradi ma di notte scende fino a meno dieci. Se non fosse per quel fuoco e le coperte riscaldate non potremmo stare qui fuori. Sento il viso tirarmi dal gelo fortunatamente non piove o nevica ma se così fosse non so come potremmo stare qui. Forse Vasilii dovrà considerare anche questa possibilità. Mi torturo con pensieri inutile perché non riesco a dormire e quando sento la tenda aprirsi scatto su preoccupato.

I capelli biondi di Anastasya spuntano dal buco che ha creato abbassando la cerniera. Nel buio si guarda intorno e quando mi scorge resta ferma prima di farmi un gesto con la mano. Vuole che vada da lei e io mi avvicino all'apertura alzandomi dal mio giaciglio.

«Ho bisogno di parlarti.» Un tono gelido accompagna le sue parole.

«Dimmi pure.» Gli rispondo conciliante, mi piacerebbe conquistare la sua fiducia, penso, non rendendomi conto che forse ce l'ho già. È venuta da me per parlare.

Alla fine viene fuori stringendosi addosso la coperta termica. Mi fa strada verso il mio letto improvvisato vicino al fuoco dopo aver richiuso la tenda. La seguo senza dire niente fino a ritrovarci entrambi seduti spalla a spalla. Osservo il suo profilo tingersi di rosso e nero a intervalli. Il fuoco è ancora vivo alla base c'è un sistema a benzina che lo alimenta.

Stiamo in silenzio vicini per almeno un quarto d'ora e io spero non finisca mai. È incomprensibile l'effetto che mi fa questa donna e anche se sarebbe facile dire che è per la situazione che provo questi strani sentimenti, sono consapevole che non è così. Mi affascina, mi intriga la sua bellezza e quella parte di personalità che mi ha mostrato. Ha già aiutato i sanitari mentre la sorella e l'amica sono rimaste con noi ad ascoltare le indicazioni su: orari, luoghi, turni e tutto ciò che da oggi sarà la loro vita e anche la nostra.

«Avete sequestrato i telefonini a Irina e Hanna...» È infastidita nel pronunciare quelle parole. «con chi credete che possano parlare o dire? Sanno tutti che voi siete qua.» Allarga la mano sottolineando l'ovvio.

«È per la vostra sicurezza.» Sospira è iniziato il nostro momento di confronto.

«Sicurezza, ah!»

«È per la vostra sicurezza.» Ribadisco ma con calma, lascio a lei il sarcasmo. «Se qualche informazione segreta uscisse da qui. Sareste le prime a pagare.» Si gira con la bocca leggermente aperta che subito richiude tornando a fissare il fuoco. Mentre io continuo a guardare lei. Il suo profumo mi arriva intenso ora che siamo vicini.

«Ho bisogno che tu mi prometta che tutto andrà bene. Ho bisogno che tu mi prometta che ci aiuterai. Ho bisogno di credere di potermi fidare di voi nonostante il mio io mi urli da dentro che non dovrei.» La ascolto con un colpo al cuore. La sua voce vibra di quella paura e di quel bisogno di sapere che qualcuno ti aiuterà che è comune a tutti noi in questo momento.

Al mio tacere si volta a guardarmi. Riesco a vedere in quello sguardo serio le lacrime trattenute e mi sento investito dal desiderio che lei stia bene, che io possa mantenere tutte quelle promesse.

«Ti giuro che darò la vita se mai qualcuno tentasse di farvi del male.» La voce roca è un bisbiglio in quella notte assurda, quasi irreale. Pronunciare quelle parole non mi costa nulla, mi vengono spontanee e restano fra noi mentre i nostri occhi si scrutano in cerca della verità. Per istinto vorrei stringerla fra le braccia e ripeterle quelle parole all'infinito fino a quando non sarei certo che lei le abbia comprese realmente. Mi sento perdere in quell'azzurro come mai mi era successo e ora sono io ad aver bisogno di una sua promessa.

«Promettimi che sarai sempre sincera con me e promettimi che se mai tu ne avessi bisogno verrai subito da me.» Ora è il mio tono a essere serio. Ora è lei a tacere.

Spalla a spalla stiamo lì nella notte a farci promesse. Due sconosciuti che sono obbligati dal destino a diventare complici per sopravvivere.

«Solo se tu sarai sincero con me.» Precisa come in una contrattazione tra esperti.

«Lo farò.» Accetto subito.

«Te lo prometto.» Il tono solenne è altrettanto sussurrato e intenso. Mi sembrano penetrarmi queste parole fra noi. «Un'ultima richiesta.» Acconsento con il capo.

«Se mai fosse necessario voglio che salvi prima loro.» Resto senza parole alla sua richiesta. «Promettilo!» insiste accorata sporgendosi verso di me.

Non so perché provi quel fastidio ora a farle quella promessa. Ma la supplica che le leggo negli occhi non posso ignorarla.

«Lo prometto.»

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora