Capitolo 92

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Aleksander

Le braccia di Dimitri si spalancano pronte a stringere a se la mia meravigliosa ragazza. Anastasya con gli occhi pieni di lacrime e un dolce sorriso stampato sulle labbra lascia che quell'omone l'avvolga nel suo abbraccio.

«Io l'ho sempre detto che sei un cazzone fortunato.» Questo è il saluto per me dopo aver bisisbiagliato qualcosa nell'orecchio di Anastasya che annuisce per poi posare la testa sulla sua spalla.

«Direi che così può bastare.» Mi lamento avvicinandomi ai due e finendo io stesso fra quelle muscolose braccia il tempo di una stretta calorosa.

«Grazie.» Una parola veloce camuffata dalla sua risata, dai singhiozzi di Anastasya e dalla graziosa donna che ci guarda a pochi passi da noi. Dimitri si volta e le tende una mano che lei stringe. Rassicurata fa un passo avanti. «E lei è la mia meravigliosa metà. La donna della mia vita. Mia moglie: Kristina.» Il braccio possente di Dimitri si poggia con assoluta delicatezza su quell'esile e impaurito corpo.

«Piacere ragazzi.» Ci guarda stretta a lui e la voce le vibra di quella pura felicità di riavere il marito al suo fianco. «Aleksander io...» il suono si affievolisce fino a sparire e io con un gesto della mano le faccio capire che va bene così.

«Non potevo lasciare il suo talento in quel luogo.» Cerco di alleggerire l'atmosfera mentre mi tiro Anastasya al fianco.

Dopo vari incovenevoli burocratici prontamente risolti faccio strada ai due. Alloggeranno nel mio vecchio hotel e mi propongo di accompagnarli io stesso. Lasciamo loro un po' di tempo da soli e con Anastasya decidiamo di fare la spesa per la serata insieme e di mangiare fuori.

«Non ci posso ancora credere, sono così felice.» Guardo la mia piccola e le accarezzo il capo avviconandomela per un lieve bacio.

«È stato difficile e mi piacerebbe salvare tutti ma dovevo pur iniziare da uno, per il resto non credo di avere molto da fare.» Lascio cadere il triste discorso, non voglio che rovini quel giorno. Bacio la mano di Anastasya che è subito corsa a stringere la mia. Quanto è preziosa per me.

Il giorno passa tranquillamente e ben presto siamo tutti comodamente seduti a casa nostra.

Quando Hanna è tornata a casa dall'università è rimasta senza parole per la sorpresa mentre, Dimitri, per il giovane ragazzo che le stava accanto. Povero Marko ha dovuto subire le sue battutine per tutta la cena.

«Allora, come sono stati questi mesi. Come sai non abbiamo notizie ufficiali e nonostante ascolti i telegiornali italiani, russi e ucraini sono certo di non sapere la verità.» Lui annuisce piegato con i gomiti sulle cosce e una birra stretta fra entrambe le mani. Ci siamo spostati fuori con la scusa che lui volesse fumare in realtà capisco che ha bisogno di parlare.

«È stato un immenso susseguirsi di merdate.» Porta la bottiglia alle labbra scolandosi quasi metà del suo contenuto in un sorso. Con un groppo in gola faccio lo stesso. Gli occhi corrono subito ad Anastasya che con Kristina sono sedute sui divani dentro casa, parlano come se si conoscessero già da tanto. «Non riesco a credere di essere qua.» Si osserva le mani che tremano per poi posare i suoi occhi persi su di me. Il suo viso è ancora più scarno di quanto lo ricordassi io e il suo fisico provato da quei mesi terribili.

Un brivido al ricordo dei primi giorni mi fa tentennare, porto una mano a scompigliare i capelli come se con quel gesto potessi ordinare le idee. «Non so se passerà mai la paura che tutto sia realmente finito.» Gli dico serio, alzando una gamba e posando la caviglia sul ginocchio dell'altra. La muovo ritmicamente mentre gioco con l'etichetta sul vetro freddo. «Almeno non ho più incubi da un po'.» Lo guardo storto e cerco forse di rassicurarlo con quell'ultima confessione.

Dimitri è mio amico, non posso mentirgli e dire che sarà facile e che si sentirà subito meglio perché non è così. La vita non ci aveva certo preparato a rivivere le pagine di quella brutta storia vissuta.

«Okay.» I suoi occhi si incollano ai miei dicendo più di quello che riesco a pronunciare ad alta voce. Uno scambio silenzioso di quelle difficoltà che io ho in parte superato e che lui si accinge a vivere.

«Non scordare mai che comunque ora sei qui.» Mi avvicino a lui assumendo la sua stessa posizione. «Tua moglie ti aiuterà a vivere nuovamente.» Ancora fisse su di me le sue iridi mi chiedono aiuto e dopo il riferimento a sua moglie sembrano animarsi di positività.

«Fanculo il resto.» Mi piace vedere la sua tenacia.

«Già fanculo.» Sorridiamo. Non ci resta altro da fare e proprio lì che ho messo il mio vecchio paese e non vi farò ritorno se non obbligato.

In silenzio ci godiamo la quiete della mia casa, quella serenità che ormai io sento costantemente e che invece immagino esplodere in lui come una forza incontrollabile e destabilizzante.

La serata è tiepida almeno per noi ed è piacevole stare qui fuori con lui in fondo abbiamo condiviso così tante nottate che trovo confortante quel buio fra noi, questo perché l'ho sempre considerato un amico.

«Allora come l'hai ritrovata.» Il tono leggermente incredulo mi fa sorridere. «Cazzo, come sei fortunato.» Mi ripete ancora tornando poi a poggiarsi alla spalliera della sedia. Sorrido gongolandomi nella realtà.

«È vero, l'hai sempre detto e hai avuto ragione.» Si batte una mano in pento compiaciuto.

«Lo so. Allora, sentiamo.» Posa la bottiglia ormai vuota e si mette comodo in ascolto.

«Mi ha trovato lei, dopo appena una settimana che ero arrivato.» La meravigliosa immagine di Anastasya di quel giorno mi appare nei ricordi. «Era talmente bella che ho creduto stessi impazzendo, che era il frutto della mia fantasia.» Mi gratto il capo imbarazzato. «Se non fosse stato per lei...»

«Ho pregato per voi.» Mi confessa. «Fin dall'inizio, ho capito subito che non era un legame dettato dalle situazioni.»

«No, infatti. Io le ho chiesto di sposarmi.» È il primo a saperlo.

I suoi occhi diventano quasi lucidi, forse per quello scorcio di normalità che gli sto mostrando. «Vedi, si può tornare a vivere. Io l'ho fatto grazie a lei.»

Annuisce rivolgendo il suo sguardo alla moglie. «Mi è mancata così tanto. Temo che mi lasci perché le farà paura ciò che sono diventato.»

«Tu sei sempre tu amico mio. Chiudi fuori queste cazzate, lo hai fatto per sopravvivere ma non ti hanno cambiato l'essenza. Non farti intaccare quella. Cerca di lasciarti andare a ciò che Kristina ti riporterà a galla. Sono i veri sentimenti che contano.» Mi avvicino ancora. «Ti starò vicino anche io. I nostri figli giocheranno insieme e noi vivremo felici.» Non permetterò mai a qualcuno che si sente onnipotente di distruggere i miei sogni.

«Okay, terrò duro.» I palmi stringono le sue cosce. «Addirittura figli, eh?»

Mi mancano le sue prese in giro. «Io la amo Dimitri. Io la amo... beh come respirare.»

Sorride. «Si, mi sembra chiaro.»

«Forza omoni venite dentro!» Anastasya apre la portafinestra. «Il dolce è finalmente pronto.»

Ci alziamo con il mio amico che nel passarmi accanto mi da una bella strigliata alla spalla. «Mi sa che mi rivenderò il tuo romanticismo con mia moglie. Mi piace questa similitudine... respirare...» Guarda il cielo e si porta una mano in petto, ma sono abituato alle sue pagliacciate.

«Idiota.» Mormoro all'uomo che corre ad abbracciare la moglie.

«Che blaterava?» Mi chiede Ana, stringendosi al mio fianco.

«È fuori di testa lo sai.» Il suo volto mi si mostra colorato dalle tenue luci del salotto e io penso ogni volta che non possa essere più bella. Mi fermo e le accarezzo le guance con le mani che subito corrono a quella perfezione.

«Ti amo.» Lei mi guarda emozionata. «Mi hai salvato amore mio...» non finisco il discorso che le sue labbra sono strette alle mie.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora