Capitolo 23

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Anastasya

Non riesco a credere all'ottimo lavoro che abbiamo fatto con Maxsin, il ragazzo starà bene, siamo riusciti a far rientrare una lussazione alla spalla davvero grave. Sorrido a una battuta del mio collega rilassandomi finalmente. Respiro a pieni polmoni dopo la tensione per quell'operazione e quando alzo il viso mi ritrovo nuovamente senza fiato.

Ho pregato per lui tutta la notte, senza capirne il motivo. Perché il saperlo fuori da qui mi ha fatta sprofondare in questo stato di ansia? Chi è lui per me?

E ora mentre avanza deciso, con lo sguardo fisso su di me e le labbra leggermente aperte sento il mio cuore rimbombare nelle orecchie. Ogni pulsazione mi scuote dentro. Cosa sei tu per me?

Osservo il berretto nero che gli dà un'aria più cupa, più pericolosa con quell'uniforme che non riesco a sopportare. Il fisico asciutto si muove armonioso e io vorrei correre da lui ad abbracciarlo, felice che sia vivo e che sia qui. Dimentico il caos, i lamenti, il mio nome pronunciato con necessità ho solo il desiderio di godermi la sua figura che sembra venire da me.

Siamo sospesi, come la prima volta, forse come sempre, quando i nostri occhi si incrociano. Restiamo avvolti in un mondo fatto solo di noi due, dove lui mi sembra... mi sembra così perfetto. Non so come ringraziarlo per quello che ha fatto per mia sorella ieri. È tornata serena nonostante la giornata massacrante. L'ho vista piangere silenziosamente più volte mentre nuovi feriti entravano da questa porta e poi lui l'ha portata via e al ritorno in tenda era nuovamente Hanna. Sorrido leggermente al ricordo e i suoi occhi sembrano illuminarsi al mio gesto e io sono sempre più incantata poi il mio nome viene urlato da Irina e non riesco a far finta di nulla. Interrompo quel contatto e il volto spaventato della mia amica mi fa correre da lei.

Sono attimi concitati quelli che si susseguono dopo e quando finalmente il cuore di quel ragazzo ritorna a battere flebile lui ormai è andato via. Torno ai miei doveri a fianco di Maxsin ma ora non ho più il peso in petto, ora so come sta lui.

La giornata è massacrante almeno come quella appena trascorsa, i suoni degli scontri ci scuotono dentro mentre con estenuante perseverazione continuiamo a curare quei poveri ragazzi. Alzo gli occhi su Irina che mi sta accanto quando ormai è notte.

«Come va?» Mi chiede lei stravolta.

«Dovrei chiederlo io a te.» Vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime e capisco che è ora di andare. Fortunatamente Dimitri appare all'ingresso e ci fa cenno di seguirlo.

«Se siete pronte andiamo.» Ci sorride dolce.

«Si, grazie. Siamo molto stanche.» Faccio un cenno al dottore e all'infermiere e a passo lento ci avviamo come il giorno prima verso i bagni.

«E Hanna?» mi guardo attorno e non la vedo, con terrore mi rivolgo ai due che mi stanno davanti.

«Tanquilla, è con Aleksander.» Mi risollevano le parole dell'uomo e mi stranniza il fatto che sia venuto senza che io lo vedessi, mi ritrovo dispiaciuta di non averci potuto parlare come il giorno prima.

«Non me ne sono accorta.» Mi passo la mano sul viso per celare la mia delusione ma gli occhi di Irina sono su di me e un leggero cambiamento nella sua espressione mi fa capire che presto mi vorrà parlare.

Dimitri ci accompagna al bagno come il giorno prima e ci intrattiene parlandoci del tempo. Oggi ha nevicato ancora, la nuova neve ricopre le tende rendendo l'accampamento quasi un villaggio di Natale. Lui ci racconta che nel suo paese il periodo natalizio è molto sentito, ci parla dei sapori e degli odori che riempiono le strade di profumi di cannella e spezie mentre le canzoni con le loro melodie fanno divertire i bimbi e i turisti. Lui lavora come ingegnere per uno studio privato mentre sua moglie fa l'insegnante come Irina. È bello ascoltare i suoi racconti ma la nota di malinconia guasta quelle storie che in un altro momento ci avrebbero solo incantate.

«Sembra bellissimo. Io non ho avuto molto tempo per viaggiare sono stata troppo occupata con lo studio e la carriera. Ultimamente lavoravo senza giorni di riposo.» Mi va di condividere con lui un po' anche della mia vita dopo la sosta al bagno

«Peccato. È importante conoscere cose nuove. Io e mia moglie siamo stati in Italia a Roma, a Parigi, Vienna e tanti altri posti. Non appena possibile facevamo un week end fuori.» Ha lo sguardo perso davanti a se, mentre i nostri passi affondano nel bianco incontriamo un gruppo di soldati che parlano tra loro scherzando. Al rumore delle chiacchiere abbasso gli occhi, ma quando stiamo per incontrarli alzo gli occhi verso di loro. Saranno una ventina e tra tutti riconosco il ragazzo del primo giorno.

«Oh che bella sorpresa Dimitri.» Mi squadra dalla testa ai piedi e nonostante la divisa che mi copre sarei tentata di stringermi le braccia al petto.

«Yari...» Dimitri alza il mento ma non arresta il suo cammino al contrario dell'appuntato che portando le mani ai fianchi si ferma come ad ammirarci.

«Non è corretto che le teniate tutte per voi.» «Già.» Si ode dire da più parti. Irina si avvicina a me, quasi a nascondersi dietro le mie spalle. Mi prende la mano e mi sembra di sentirla tremare. «Ne manca una. A chi sta facendo compagnia?» Un conato di vomito mi sale in gola alle sue orribili allusioni e allo sguardo viscido che le accompagna.

«Non ho tempo per te.» Lo liquida Dimitri stiamo ormai per sorpassarli quando la risata chiassosa del moro riempie l'aria e la notte. Ancora una volta mi ritrovo a guardarlo.

«Io un po' per te lo troverei bella Ana.» Il mio nome pronunciato dalla sua bocca è quasi una minacciata. Distolgo veloce lo sguardo e vorrei tanto che Aleksander fosse con noi.

«Ah è così che si chiama. Sei proprio bella sai!» Qualcuno esclama nella folla.

«E la tua amica come si chiama? Mi sembra abbia freddo posso riscaldarla io.» Parla qualcun altro. Chiudo gli occhi quando finalmente sono alle nostre spalle. Dimitri resta silenzioso per il resto del cammino e non appena arrivati alla tenda, ci apre la cerniera per farci entrare.

«Ecco. La cena è sul tavolo e io sono qui fuori se avete bisogno.» Si richiude in fretta l'apertura alle spalle.

«Grazie.»

«Notte.» Lo salutiamo in coro io e Irina.

Il mio sospiro fa eco a quello della mia amica mentre entrambe ci spogliano delle giacche per iniziare a mangiare.

«Quell'uomo è orribile.» Sono d'accordo con la mia amica.

«È quello che ho incontrato il primo giorno.» Piego la giacca sulla sedia libera al mio fianco. E prendo la forchetta. «Buona cena.» Inizio a mangiare seguita da Irina. Non abbiamo mangiato niente a pranzo e ora nonostante la stanchezza ho molta fame.

«È tutto così orribile da quella sera.» La voce stanca della mia amica mi fa alzare lo sguardo su di lei. «Finirà mai? Non ne posso più.» Lascia cadere la posata per stringere le mani agli occhi.

«Irina...» mi dispiace vederla così.

«Non abbiamo più idea di quello che accade fuori da qui.» Ha ragione, forse dovrei chiedere qualche informazione ai ragazzi. «Io non sento Andrew da quattro giorni. Non so cosa ne è stato di lui.» La vedo singhiozzare e mi avvicino a lei per consolarla.

«Sono certa che starà bene.» Non mi stanco di rassicurarla anche se ne dubito io stessa.

«Non puoi saperlo.» Continua a disperarsi senza che io riesca a consolarla.

«Lo so amica mia, ma io voglio credere che sia così e devi farlo anche tu.» Insisto decisa.

«Okay.» Si arrende, liberando il volto dalle mani. I suoi occhi sono rossi e le guance bagnate e io le sorrido sperando così di farla stare meglio. Non so come ma da ieri mi sembra più facile capire la sua angoscia.

«Tutto bene?» il profumo di Hanna ci investe mentre la voce di Aleksander ci fa sussultare e il mio cuore ricomincia la sua corsa.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora