Anastasya
Arriviamo in tenda che sono le tre di notte. Dimitri, dopo essersi assicurato che stiamo bene, ci saluta per raggiungere Vasilii, anche lui è un testimone, come anche i ragazzi che erano con noi qui fuori quando Yari e gli altri sono arrivati. Al solo ripensarci rabbrividisco. Intreccio le braccia per darmi conforto.
Aleksander aiuta Hanna a sedersi sul letto. Lo vedo abbassarsi alla sua altezza, sedendosi sui talloni. «Io sarò qui fuori, okay?» La rassicura accarezzandole i capelli. Vedo un livido sulla sua guancia e chiudo gli occhi sentendomi in colpa per tutto.
«No!» Hanna lo afferra per le spalle per poi abbracciarlo. «Resta dentro con noi.» Lo vedo indeciso, con lui qui dentro lo spazio sembra essersi rimpicciolito.
«Ti prego Aleksander. Ne sarei felice anche io.» Irina lo guarda speranzosa dall'altro lato del letto.
Alle parole di Irina si arrende subito. «Okay, mettetevi pure a letto.» Lo vedo sedersi sulla sedia vicino al tavolo. «Io starò qui.» Il suo dolce sorriso rassicura tutte.
«No, io starò con Irina.» Hanna si sposta nell'altro letto. «E tu dormirai con Anastasya.» Non c'è titubanza da parte di mia sorella nel fare quella nuova disposizione. Non siamo più un mistero e allora sento il cuore accelerare i battiti felice perché presto sarò fra le sue braccia. Preso di sorpresa lui si gira verso me titubante su cosa fare, ma gli basta guardarmi per capire che non vedo l'ora. La sua espressione cambia, i suoi occhi sono caldi e invitanti e il sorriso si trasforma in un sospiro.
«Okay.» Rispondo io per lui. Hanna e mia sorella si coricano, spegnendo una delle lanterne mentre io e lui rimaniamo fermi ai lati opposti della brandina. Con mani tremanti sfilo i bottoni dalle asole per poi posare la giacca sulla sedia dove prima si era seduto lui. Mi rialzo sentendo la mia pelle formicolare sotto i suoi occhi attenti che non si perdono nessun movimento. Mi piego per sciogliere i nodi degli stivali con fatica, per il dolore stringo i denti. Una volta tolti alzo la coperta e mi stendo sul mio lato del letto con indosso i pantaloni e la camicia.
Aleksander è ancora fermo con le mani lungo i fianchi che mi osserva incantato. Non ho il coraggio di dirgli niente e sono contenta quando inizia anche lui a spogliarsi. Ripete i miei stessi gesti e questa volta sono io a osservare ogni muscolo teso del suo meraviglioso corpo. Il suo peso fa inclinare il materasso facendomi scivolare un po' dalla sua parte. Cerco di trattenermi anche se vorrei già essere fra le sue braccia. Trattengo il fiato emozionata e guardo la sua mano tendersi fino a spegnere l'ultima luce nella stanza.
Non riesco più a vederlo ma lo sento muoversi e infine stendersi accanto a me. Entrambi guardiamo in alto persi nei nostri pensieri e imbarazzati per non essere soli.
Restiamo lì, con le braccia che si toccano prendendo fuoco e le mie mani che si intrecciano indecise su cosa fare.
«Credo si siano già addormentate.» Il suo bisbiglio mi fa trasalire era così vicino, era così caldo.
«Si, penso di sì.» Quasi balbetto imbarazzata. Lui non si muove, capisco che vuole lasciare a me la scelta.
«E anche questo l'abbiamo fatto.» Il suo tono scherzoso mi fa girare verso di lui. Forse riesco a intravedere il suo profilo ora che mi sono abituata al buio.
«Cosa?» Non capisco.
«Stiamo anche per dormire insieme, diciamo che abbiamo bruciato molte tappe in questi giorni.» Ha ragione. Lo conosco da un attimo, un attimo che non si può descrivere per quanto pieno di emozioni. Cerco di girarmi sul fianco ma un gemito mi esce spontaneo. Ho un tremendo dolore alla parte sinistra dove mi ha colpita Yari.
«Stai bene?» Preoccupato si gira anche lui verso di me. Si, riesco a intravederlo. Allungo le dita su di lui e facendo pressione sulla sua spalla mi avvicino fino a posare il mio capo sul suo petto. Il suo braccio mi avvolge e il sospiro che mi accarezza i capelli mi fa capire che sperava questo.
«I minuti sono diventati ore da quando siamo qui.» Anche di più. «Ma non solo per me, mi sembra che tutti ci conosciamo da sempre.»
«Mi sarebbe piaciuto conoscerti da sempre.» La sua mano mi accarezza i capelli mentre io gioco con i bottoni della sua camicia. Il suo petto si gonfia e sono certa che non mi piaceranno molto le parole che sta per dire, sembrano già pesanti e fatte di addio.
«Anastasya, io ti chiedo scusa per tutto questo, se non mi fossi avvicinato a te. Se non mi stessi così cara sono certo che Yari non avrebbe fatto una follia simile dentro al campo.»
«Non mi importa, non è colpa tua e io sono felice che tu ti sia avvicinato.» Stringo la sua camicia avvicinandomi ancora.
«Voglio che tu sappia che hai alleggerito la mia esistenza in questo posto, da quando sei arrivata. E mi sento morire a doverti lasciare andare ma voglio che siate felice e che tu... che tu dimentichi tutto.» Mi sollevo fino a mettere il mio capo sul suo, per guardarlo dall'alto. Ora riesco a distinguere bene i suoi occhi tristi. La mascella tesa ha sostituito il suo sorriso caldo.
«Cosa dici?» Io non potrei. «Io non voglio dimenticarmi di te.»
«Devi.» I suoi palmi sul mio viso mi fanno sentire protetta. «Non sappiamo quanto tutto questo durerà e tu devi pensare al bene di tua sorella, non puoi restare legata a noi. Non so neanche se ci sarò in questo noi.» Scuoto la testa.
«Non dire così, certo che ci sarai.» Non voglio neanche pensarci mi sono bastati questi cinque giorni.
«Ti prego voglio saperti felice, qualunque cosa ci accadrà voglio avere la certezza che tu hai fatto le migliori scelte per voi. Questo nostro legame è stata una benedizione per me ma non voglio che ti impedisca di sfruttare la tua occasione di vivere sana e salva lontana da qui.» Appoggio la fronte sulla sua bocca.
«No, no.» Sapevo non mi sarebbe piaciuto questo discorso. «Io non voglio dimenticarti.» Ripeto angosciata. Sento il mondo crollarmi addosso ancora una volta. «Tu sei importante per me. Io voglio sapere che ci rivedremo.»
«Anastasya, devi andare avanti.» La sua voce è talmente roca e bassa che mi sembra graffiarmi il cuore.
«No, tu hai detto che ti ho dato una speranza.» Lui annuisce e io mi alzo per guardarlo negli occhi. «E allora tu dalla a me. Dammi la speranza che un giorno ci rincontreremo e potremo vivere tutto questo senza timore, senza sentirci sbagliati.»
Vedo gli angoli della sua bocca scendere, sa che mi deluderà negandomi ancora una possibilità di ritrovarci.
«Ti prego.» Fermo la sua protesta. «Ti prego se hai almeno un piccolo desiderio di rivedermi lasciami pensare che potrebbe accadere.» Le sue labbra si posano sulle mie.
«Ma certo, certo che vorrei rivederti. Oh, Ana.» È una sofferenza.
«Allora, io sono certa che accadrà.» Ricambio il suo bacio riempiendolo della mia speranza. Mi perdo in quel dolce scambio di promesse, addio, bisogni e desideri. Il suo sapore che si mescola al mio accendendomi un fuoco dentro. Riesco a cancellare le ultime ore, siamo sempre stati così, senza paure e violenza, perché quando lui mi bacia, come sta facendo ora, nulla di brutto può accadere.
Le sue dita stringono i miei capelli attirandomi ancora a lui. Le nostre bocche si cercano frenetiche, i sospiri e gli ansiti riempiono quel piccolo spazio e quando una sua mano scende ad accarezzarmi la schiena fino a fermarsi alla curva delle natiche un gemito mi sfugge incontrollato.
«Shhh» mi zittisce lui ma non riesce ad aggiungere altro perché con urgenza riunisco nuovamente le nostre bocche. «Ana, ricorda che non siamo soli.» Scendo a mordergli il collo infastidita dal suo interrompere il nostro bacio. Muovo la mia gamba su di lui e mi rendo subito conto della reazione che gli provoco.
«Dovremmo far piano.» Geme, quando il mio ginocchio struscia sulle sue parti sensibili. Blocca il mio gioco ansimando.
«Non abbiamo tempo per fare piano.» Mi lamento fermandomi con le labbra sul suo orecchio. «Questo è un altro motivo per venirmi a cercare.» Gli mordo il lobo e lui ansima e ride.
«Ti garantisco che ho già un'infinità di motivi per farlo e questo era già incluso.»
«Bene.» Gli mormoro prima di tornare a baciarlo.
Sarebbe così facile dimenticare tutto.
STAI LEGGENDO
Con la Forza di un Carro Armato
RomanceAnastasya è una laureanda in medicina piena di sogni e di speranze. Ha appena finito la sua prima settimana all'ospedale di Kiev, la sua città ed è pronta a festeggiare con la sua famiglia il contratto a tempo indeterminato. Per realizzare il suo so...