Capitolo 52

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Aleksander

In pochi giorni i convogli sono in fila per raggiungere quelle nuove terre.

«Ehi Dimitri, facciamo colazione insieme.» Raggiungo il mio amico dopo una notte di combattimenti. Li ho seguiti dall'elicottero ma è stato comunque pesante, è da un mese che lottano per la conquista di questo territorio e la resistenza degli ucraini è tanta.

Sbadiglio mentre attendo la sua risposta dietro la tenda chiusa.

«Arrivo.» Esce fuori mentre ancora si abbottona la divisa. «Cavolo, capisco che sei appena rientrato ma è l'alba.» Si lamenta ma so che non è un problema per lui. Ormai sono mesi che non dormiamo. Mentre io leggo, Dimitri ha deciso di scrivere ed è così che passa i momenti di riposo. Ha iniziato con le lettere a sua moglie e da li ha deciso di tenere una specie di diario per lasciarle qualcosa nel caso non fosse fortunato da tornare.

Il caffè è orribile come il borbottare di Dimitri che si lamenta di tutto oggi, anche del tempo, il che è assurdo visto che finalmente c'è il sole.

Mi accarezzo i capelli biondi finalmente cresciuti, le mie dita scompaiono fra quei fili chiari mentre rido a una barzelletta del mio compagno di colazione.

«Tu sei assurdo.» Rido ancora incredulo che si possa cambiare umore così velocemente. La risata di Dimitri accompagna la mia mentre finiamo di mangiare. «Hai visto Vasilii oggi?»
Pongo quella domanda senza guardarlo in viso. Mi giro a osservare fuori dalla tenda. Approfittando del sole alcuni soldati stanno giocando a calcio. Il pallone è un ammasso di fogli ma la gioia nel rincorrerlo è la stessa che se fossero a San Siro. Dimitri sospira e io torno a distendere le labbra quando uno dei ragazzi esulta per un goal.

«No, è da ieri mattina che non lo vedo e anche in quel caso non abbiamo avuto modo di parlare.» Annuisco riportando i miei occhi ai suoi. Leggo in lui lo stesso dispiacere che sento io.

«Capisco.» Purtroppo i nostri rapporti si sono freddati, poco alla volta ci siamo allontanati, sopratutto, è stata una scelta sua. All'inizio l'ho lasciato stare, poi ho anche provato a parlare con lui ma le sue risposte evasive mi facevano innervosire e allora ho lasciato che le cose andassero come dovevano andare. Pur di starmi lontano ha scelto di dirigere una nuova squadra e allora con Dimitri ci siamo arresi alla fine del nostro trio.

Spesso lo vedo stare da solo e nonostante capisca molti dei motivi che lo hanno fatto reagire così, mi risulta insopportabile vederlo agire in maniera così egoistica.

«Si sarà stufato dei tuoi racconti noiosi, ne sono certo.» Si alza e stiracchiandosi la schiena mi prende in giro.

«Io penso sia colpa del tuo parlare continuo. Sei logorroico te l'ho sempre detto, anzi, da quando scrivi sei più accettabile.» Lo ricambio con la stessa moneta afferrando entrambi i vassoi. Mi avvicino ai cestini e getto via i resti di quella colazione che è il preludio a una nuova giornata di merda.

«Che fai oggi?» raggiungo Dimitri che si accende una sigaretta.

«Sono di pattuglia per la nuova città che abbiamo conquistato. Dovrebbe essere abbastanza tranquilla come giornata. Tu?» Mi aggiusto la giacca e prendo il palmare dalla tasca dei cargo.

«Ho i video da caricare, oltre alle informazioni che abbiamo recuperato questa notte e infine per sommo divertimento ho una riunione con il comandante.» Mi tocca sempre aggiornare le mappe dopo un nuovo attacco.

«Almeno starai qua.» Questo è vero.

«Già.» Indosso gli occhiali da sole per non mostrargli che quell'incontro mi preoccupa un po'. Ho saputo di nuovi scontri in corso e di cambiamenti di tattiche e sono certo che se vogliono parlarmi è perché hanno deciso che io ne farò parte. «Va bene. Allora mi sa che ci vedremo stasera.» Mi giro verso il mio amico che butta la cicca che ha appena terminato a terra.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora