Capitolo 73

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Anastasya

Non riesco a credere alla sua proposta. Fino a qualche giorno fa non sapevo che fine avesse fatto, addirittura stavo provando a dimenticarlo e ora, ora non solo è qui a Roma ma è davanti a me, lo stringo, ne ho riassaporato le labbra che tante volte ho sognato e, addirittura, lui mi chiede di convivere. Nè rimango sconvolta. Se non fosse stato per Hanna veramente avrei accettato subito. Avrei mandato tutto al diavolo, in fondo ho convissuto con qualcuno che mi trasmetteva talmente meno che mi sembra assurdo averlo fatto, ma lei c'è e quindi le cose vanno fatte per bene.

Il taxi si ferma davanti casa mia, pago la corsa e scendendo liscio la gonna ormai completamente spiegazzata. Mi sento come una quindicenne che torna a casa dopo aver pominciato in auto. Salgo le scale canticchiando felice, il cuore scoppia di gioia e prima di entrare mi prendo un minuto per me. Mi appoggio al muro vicino alla porta e porto la testa indietro chiudendo gli occhi, la mano mi stringe il petto dove il cuore martella impazzito e io sospiro piena di amore e speranza.

La mia vita sembra cambiare ancora e stavolta spero per sempre.

Al suono della chiave che gira nella toppa ho attirato lo sguardo di tre persone che non mi danno neanche il tempo di entrare che mi assaltano con le loro richieste, abbracci, occhi a cuoricino e schiamazzi vari.

«Ma dov'è lui?» sbuffa Hanna cercandolo alle mie spalle. Non trovando nessuno nel corridoio sbatte la porta facendomi sussultare. «Ma non è giusto, l'hai tenuto solo per te, anche io voglio salutarlo.» La guardo dispiaciuta ma prima che possa consolarla ecco il mio amico che interviene.

«È davvero un gran figo. Un mentore. Con uno sguardo ti ha stesa.» Maurizio continua con questa assurdità e lo fulmino con lo sguardo. «Invitami a cena, voglio parlare con lui. Anche Gabriella avrebbe mollato suo marito per lui.»

«Ma che blateri.» Quest'ultima lo spintona via considerandolo ormai superfluo. Anche lui fa il broncio accomodandosi sul divano accanto a mia sorella con la stessa espressione.

«Allora...» Gabriella mi fa sedere sulla poltrona per poi sedersi sul mio bracciolo destro.

«Continuo a sognare. È tutto come speravo, come se il tempo non fosse passato.» Ripenso alla sua proposta. «Hanna non preoccuparti, stasera verrà qui e in realtà penso che ci vedremo spesso perché entrambi abbiamo il desiderio di stare insieme.» Tutti e tre sospirano guardandomi estasiati.

«Che romanticismo.» Maurizio è davvero andato.

«E poi? Dove siete stati? Avete parlato di cosa? Dai su racconta.» Gabriella mi invita toccandosi la spalla.

«Siamo andati nella sua suite d'albergo...» Arrossisco.

«Tu, Frozen, in una suite dopo quanto... dieci minuti. Sei davvero sfacciata.» Hanna colpisce Maurizio alla nuca come tante volte abbiamo fatto io e Gabriella.

«Ehi, è mia sorella.» Precisa.

«La smetti con questo nomignolo che non mi si addice.» Mi fa una smorfia poco convinto. «Comunque si, perché volevamo parlare e stare tranquilli e non mi è venuto niente di meglio che da lui.» Il mio collega ammicca ricevendo un altro colpo.

«Ed è stato?» Gabriella mi invita a parlare ancora.

«Bello, Gabri. È stato bello, lui è stupendo e io mi sento così fortunata.» Le prendo la mano per stringerla commossa e anche merito suo se l'ho incontrato. I suoi occhi sono lucidi come i miei.

«Sono io felice per te. I miracoli a volte capitano.» Mi accarezza il capo come una buona madre e poco dopo Hanna mi si tuffa addosso.

«Sono così contenta.» Entusiasti continuiamo a parlare con te e biscotti a farci compagnia. Quando la penombra della stanza ci fa capire che il sole sta tramontando i ragazzi decidono di andare via.

Mentre Maurizio raccoglie le sue cose, che ha l'abitudine di lasciare in giro per la stanza, Gabriella approfitta del fatto che Hanna è andata in bagno per avvicinarsi.

«Ti ha costretta a fare qualcosa? Ti prego Anastasya stai attenta, potrebbe non essere quello che pensavi...» La ringrazio per il suo affetto.

«Lo so Gabriella, ma lui è quello che è. Comunque lo confiderò solo a te perché non mi sembra il caso lo sappia Hanna.» Lei annuisce avvicinandosi. «Mi ha chiesto di andare a vivere con lui, ovviamente, con Hanna.» La mia amica sbatte le ciglia incredula.

«Ma come? Non è normale. È se non vi piacete?» Mi prende le braccia per farmi ragionare.

«Tranquilla, gli ho detto che avremmo dovuto capire proprio questo prima, ma in realtà io voglio fidarmi del mio cuore e concedermi senza riserve. Io voglio crederci Gabriella, non metterò a rischio Hanna ma non voglio che le mie paure possano impedirmi di vivere questa storia.»

«Chiaro. Però sta attenta, la passione brucia prima e anche dopo lasciando cenere.» Lo so bene, in passato è stato così per me.

«Sono certa non sia solo quello ma lo scopriremo.» Sono fiduciosa.

«Okay, ho preso tutto.» Maurizio mi bacia la guancia e apre la porta per andare.

«Ciao Ana, fa la brava.» Mi saluta anche Gabriella e chiudendo l'uscio dietro di loro apprezzo quel silenzio che mi permette di riflettere un po' prima di rivederlo.

«Ana...» come non detto. Mi libero della camicia camminando verso la nostra stanza. «Ho detto a Marko di venire, voglio che Aleksander lo conosca.» Anche lei, come me, non ha riserve su di lui.

«Va bene. Ora però devo farmi una doccia e poi tu mi aiuterai a preparare qualcosa.» Le sue labbra si storcono come il suo solito. «Forza apperecchia la tavola mentre.» I suoi borbottii di protesta accompagnano la sua camminata verso la cucina e io sono pronta per farmi la doccia. Mi spoglio mettendo tutto a lavare nella cesta e mi infilo sotto il getto tiepido con il viso rivolto verso il soffione. L'acqua ha l'effetto sperato e dopo aver applicato shampoo e maschera mi sento rigenerata. Apro il vetro e poggio il piede gocciolante sul tappeto bianco del nostro bagno, l'accappatoio e sulla mia destra e la sua spugna mi avvolge morbida non appena lo indosso.

Sospiro davanti lo specchio tutto appannato, con un panno ne pulisco la superficie e poi rimango stupita dalla mia espressione. Una giovane donna mi guarda sorridendo, con i capelli gocciolanti e il viso felice e trepidante come da tanto o forse mai mi è successo. Sorrido ancora e ancora come se non potessi piu cambiare la mia espressione. Dopo tanto, tanto tempo mi sembra che le cose stiano andando per il verso giusto. Non ho più paura del futuro se con me ci sarà lui.

Passo l'asciugamano sui capelli e accendo il fon che con la sua aria calda fa svolazzare i fili biondi a destra e sinistra. Non vedo l'ora di sentir suonare il campanello, districo la mia chioma e quando soddisfatta vedo che sono asciutti corro in camera a vestirmi. Indosso un leggings nero, come anche la canottiera e una maxi maglia grigia per preparare la cena. Prima del suo arrivo mi cambierò indossando qualcosa di più carino.

Inizio la preparazione delle portate con Hanna che canticchia la canzone che ha messo su you tube. Anche io ondeggio sulle sue note e quando lei mi abbraccia da dietro sussulto sorpresa.

«Sono così felice sorellina.» Mi stringe fino a stritolarmi.

«Anche io.» L'unica cosa che riesco a dire, poi sento mancarmi il fiato e scoppio a ridere. Il suono del citofono sorprende entrambe. «Ma che ore sono?» preoccupata alzo gli occhi sul display del forno. «No, non sono pronta.» Mi agito, correndo a vedere chi è dal citofono.

«Neanche io. Marko dovrebbe arrivare tra un'ora.» Mia sorella mi segue lamentandosi.

«E invece è qui e con lui anche Aleksander.» Ci guardiamo sconsolate e anche un po' agitate mentre apro il portone e i due spariscono dalla visuale delle videocamera.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora