Capitolo 78

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Aleksander

Quando decisa mi risponde di volerlo anche lei, tiro un sospiro di sollievo. Le bacio il dorso con galanteria. Voglio che sia lei a decidere tutto. Non voglio rovinare questo momento con la mia irruenza cercherò di metterla sempre prima di me stesso.

Fermo la mia auto nuova davanti l'hotel, consegno le chiavi al ragazzo che attende per posteggiarla e apro lo sportello di Ana che con eleganza scende precedendomi sul marciapiede. Rivolgo un'occhiata poco amichevole al giovane che non si è perso neanche un millimetro della sua pelle e ora segue quelle splendide gambe fino all'ingresso quasi sbavando. La mia espressione di ghiaccio lo rimette a posto e imbarazzato sale in auto e in fretta va via.

Perdo qualche secondo per trovare il coraggio di raggiungerla, mi sembra così perfetta che ho paura di mostrarle le mie imperfezioni. Il suo vestito dondola leggermente mentre lei con le mani giunte sulla schiena mi aspetta guardando in alto verso il cielo.

La raggiungo e le poso una mano alla base della schiena, lei si gira e mi sorride dolcemente per poi farsi condurre verso l'ascensore. Le luci della hall sono troppo forti, come le rifiniture dorate che luccicano eccessivamente.

Camminiamo sul marmo bianco e giunti davanti le porte in metallo un'altra coppia sale con noi. Premo il tasto del nono piano mentre l'altro uomo digita il settimo.

Il solito silenzio imbarazzato trascorre in quei minuti che ci portano ai nostri piani. Con Anastasya stiamo vicini, le nostre braccia si sfiorano e i nostri visi sono rivolti ai numeri che si colorano sulla tastiera. Le cingo la vita non sopportando più quella distanza e lei si avvicina al mio petto. Sento il suo respiro solleticarmi il collo e conto il tempo che scorre troppo lento mentre con le dita disegno cerchi perfetti sul suo fianco.

La coppia davanti a noi si prepara a scendere, dopo un breve saluto, le porte si richiudo lasciandoci finalmente soli. I nostri sospiri riempiono il piccolo spazio e nonostante non vedessimo l'ora entrambi di restare soli non ci muoviamo da quella posizione. In quei pochi secondi di attesa i nostri occhi si incrociano sullo specchio alla mia sinistra. Vedo l'azzurro delle sue iridi confondersi con il mio talmente sono grandi e luminosi questa sera. Le labbra schiuse solleticano la mia mascella e io le stringo quel fianco trattenendo il fiato che rilascio solo quando il campanello del piano ci mostra che siamo arrivati.

Le porte si aprono costringendoci a interrompere il contatto tra i nostri occhi.

«Siamo arrivati.» Sottolineo l'ovvio nervoso e con mani tremanti infilo la tessera magnetica per poi accendere la luce dell'abajour all'ingresso. Una luce gialla crea un alone in tutta la stanza, spero sia sufficiente mi sembra molto romantica e intima. Mi sfilo il giubotto che lancio sul divano trovando finalmente il coraggio di girarmi verso Anastasya.

Lei è ferma a pochi passi da me, sembra sovrappensiero e questo mi preoccupa, che ci abbia ripensato.

«Vuoi accomodarti, ti va qualcosa da bere?» impacciato striscio le mani sudate sui pantaloni e mi guardo intorno cercando il mobiletto del bar. Lo individuo vicino alla vetrata ma la voce di Anastasya mi riporta a incontrare il suo sguardo.

«No, grazie. Va bene così.» In risposta alla sua affermazione si sfila via la giacca che insieme alla borsa adagia con cura sulla spalliera del divano. Nel farlo si avvicina ancora di più a me, che me ne sto fermo come se fosse la prima volta per me di trovarmi solo con una donna. Una donna che desidero più di qualunque altra cosa. Una donna che le supera tutte fino a sentirmi mancare l'aria nei polmoni.

Il suo profumo floreale mi attira verso di lei, le note di zagara si espandono nella stanza quando con grazia si porta i capelli dietro le spalle. Vedo ondeggiare quei fili dorati e chiudo gli occhi per lasciarmi avvolgere da quell'aroma che sogno già attorno a me, sulla mia pelle.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora