Capitolo 29

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Anastasya

Alla fine sono dovuta tornare in tenda, non potevamo rischiare di farci trovare insieme. Sarebbe stata una situazione compromettente e per quanto triste dover vivere così anche questo sentimento dobbiamo fare in modo che nessuno capisca. Nessuno di coloro che non sono persone fidate. Non è certo tempo per l'amore nel nostro mondo e in particolare non può esserlo per quello tra un ragazzo e una ragazza che si trovano in guerra da nemici.

Se solo qualcuno si rendesse conto di quello che stiamo vivendo potrebbe usarlo contro di lui o contro di noi. Potrebbe essere tutto frainteso e il desiderio che ho di stare con Aleksander potrebbe essere visto come un lascia passare per le atrocità che un Yari vorrebbe compiere.

Mio malgrado quindi bacio un'ultima volta le sue labbra e cerco di ricordare tutto. La notte buia, il fuoco nel bidone, l'odore del bruciato mischiarsi a quello suo di pino e muschio. Il calore del suo corpo, la perfezione con cui io mi incastri fra le sue braccia mentre, in piedi, ce ne stiamo vicino l'ingresso della tenda. Il mio bacino si unisce al suo riempiendomi di brividi, le sue mani si aprono sulla mia schiena facendomi sentire protetta e il cuore mi scoppia per la sorpresa, per il bisogno, per la meravigliosa sensazione che le sue attenzioni mi provocano dentro. Mi sento leggera, felice, inebriata dal suo mostrarmi quanto stranamente possa essere importante per lui. È così assurdo. Era così improbabile. È così perfetto.

Le mie dita sfiorano la sua nuca mentre le nostre bocche si uniscono in quella nuova danza che mi sta stregando. Sento ogni ruvidezza e morbidezza delle sue labbra. Il freddo le ha screpolate ma sono talmente invitanti e carnose che anche quel particolare aumenta il mio desiderio di mordicchiarle e accarezzarle fino al resto del tempo che abbiamo.

Tempo che sembra così infinito quando sento il suo calore avvolgermi ma che ora, nel mio letto, mi sembra così breve e precario.

Il nostro primo bacio è purtroppo così simile all'ultimo quando non sai domani cosa possa accadere. Sento lo stomaco contorcersi al solo saperlo in viaggio per quella città. È tutto nato ora. È l'inizio di qualcosa, di quel qualcosa che hai sempre cercato ma che non potevi aspettarti di trovare così. Sono certa che sia un regalo che la vita mi ha mandato. Perché è l'unico per me e fino a ieri non sapevo neanche che esistesse. I suoi dolci occhi mi si mostrano così come la linea della sua mascella che vorrei accarezzare ancora. Un fiore fra le pietre questo è il nostro sentimento e non ho idea di come curarlo, di come farlo crescere ma lo sento esplodere dentro di me in battiti nuovi mai provati prima, una nuova musica con dentro il suo nome.

Mi giro nel letto in ansia e apprensione vorrei che questo giorno non iniziasse e allo stesso tempo vorrei fosse già finito. Il respiro di Hanna mi tiene con i piedi per terra, devo badare a lei, non posso farmi prendere dallo sconforto e allora penso a Irina. Lei per noi lo sta facendo, sta superando il suo immenso dolore per aiutarci e per sopravvivere e io l'apprezzo ancora di più. Come si può vivere con il pensiero a una persona che non sai dove si trova ma sopratutto non sai se sta bene e se mai lo rivedrai.

«Ragazze e ora di alzarsi.» La voce di Dimitri mi sorprende. Sapevo fosse ancora a Mariupol, doveva tornare nel pomeriggio quando Alekasander sarebbe partito.

Corro ad aprire la tenda con le proteste di Hanna che stava ancora abbottonandosi la giacca. «Ciao Dimitri.» Cerco di non mostrare l'apprensione nel trovarmelo davanti. Avevo sperato di avere un altro saluto, anche se più formale l'avrei comunque rivisto e questo mi aveva aiutato a non correre da lui per il resto della nottata.

«Ciao Ana, sei pronta?» Annuisco mordendomi la lingua, voglio sapere se è già partito. La fitta al cuore mi fa chiedere senza vergogna.

«Sei tornato prima?» Lui annuisce con aria sofferta.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora