Capitolo 70

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Aleksander

Con riluttanza lascio andare la mano di Anastasya e dopo una nuova rassicurazione da parte sua che mi aspetterà, con un sospiro di frustrazione, mi avvio lungo quel corridoio che mi porta dai miei colleghi. Cammino e mi passo la mano fra i capelli per poi fermarmi prima di arrivare dal gruppo. Sto lì un attimo a riprendere il controllo.

«Wow...» appoggio le mani sul davanzale della finestra alla mia destra e lascio vagare lo sguardo fuori anche se in realtà è dentro di me che sto osservando. Il mio cuore che non ha ancora arrestato la sua corsa mi ricorda che è stato tutto vero. Lei è incredibilmente a Roma ed è venuta a cercarmi. Un sorriso increspa le mie labbra ancora gonfie per i nostri baci, che magnifica sensazione.

«Aleksander!» la voce di Mauro mi richiama al dovere.

«Arrivo.» Avanzo fra la folla con i vari microfoni che mi colpiscono anche il mento per catturare la mie parole. Non ho idea di come sia finita la conferenza e Mauro mi salva salutando definitivamente tutti.

«Signore e signori, come dicevo, ora noi dobbiamo andare. Il lavoro ci aspetta.» Muovo i talloni in attesa che le ultime mani alzate vengano soddisfatte dalle risposte dei miei colleghi. Mi guardo attorno sempre più ansioso, voglio andare via. Sbircio l'ora sul polso e mi sembra essere passata già un'eternità da quando l'avevo fra le braccia. Non scherzavo, non le lascerò mai più.

«Signori vi prego...» Mauro insiste e la folla sembra finalmente comprendere che l'incontro è concluso. «Ci aggiorneremo fra due settimane.» Alza la mano in segno di saluto e noi tutti lo seguiamo dietro le quinte. «Bene, abbiamo il tempo di pranzare e torniamo a lavoro.»

«Io vado subito all'Esa.» Damian saluta svelto. «Devo finire una cosa importante e ho già perso troppo tempo.» Lo vedo prendere la sua cartelletta di pelle e qualche collega fargli eco.

«Aleksander, tu vieni?» Scuoto la testa deciso.

«Ho un appuntammeto a pranzo, ci vediamo là verso le quindici.» Ho più o meno tre ore da poter passare con le mie ragazze.

«Va bene.» Mauro mi lascia andare e approfitto di qualcuno che si sta già allontanando per seguirli e giungere velocemente all'uscita. Chiacchero con i miei colleghi trepidante di arrivare fuori. Quando la luce del sole fa capolino in fondo all'ennesimo corridoio accelero il passo con un certo timore. E se mi fossi davvero sognato tutto?

Arrivo all'inizio della scalinata e mi guardo intorno preoccupato.
Non c'è, cazzo!
Inizio a scendere un passo alla volta salutando distrattamente chi è uscito con me. Il verde degli alberi del viale, le auto del solito traffico di Roma, i passanti sul marciapiede.
Ana, dove sei?

I miei occhi la cercano mentre mi porto una mano su di essi per ripararmi dal sole che non mi fa vedere bene. Scendo velocemente quegli ultimi gradini e quando esasperato mi volto ancora a destra e a sinistra vengo investito da un dolce profumo che mi è mancato almeno quanto quello della sorella.

«Piccola.» La avvolgo nel mio abbraccio e le bacio i capelli che mi arrivano appena sotto il mento.

«Ci hai trovate!» Le sue braccia mi stringono la vita.

«No, tecnicamente lo abbiamo trovato noi.» Alzo gli occhi su Anastasya che si avvicina con passo più pigro ma con in viso un meraviglioso sorriso. I nostri occhi si legano pieni di tante parole che non abbiamo ancora avuto modo di esprimere.

Accarezzo la sua figura slanciata e per la prima volta mi rendo conto di cosa indossa. È in abiti femminili ed è dannatamente sexy con quella gonna blu che le stringe i fianchi e quella camicetta leggera che le si apre fin sopra i seni. Uno spettacolo da togliere il fiato, se non fosse per quel tipo. Infastidito assisto a un uomo che con troppa confidenza allunga il suo braccio sulle spalle di Ana avvicinandosela a se. Sta sorridendo anche lui e quando le bisbiglia qualcosa all'orecchio lei lo colpisce al braccio prima di farmi risentire quello splendido suono che è la sua risata.

Hanna si gira fra le mie braccia e continuando a tenermi per la vita osserva con me quella scena.

«Tu devi essere il famoso Aleksander...» Una voce femminile mi fa voltare e mi si mostra una bella donna alla mia destra.

«Famoso non so, però sì, sono io.» Lei allunga la mano verso di me e io ricambio il suo gesto. La presa è decisa e me ne stupisco, alzo gli occhi e vedo il suo guardo severo.

«Gabriella. Spero tu sia davvero così eccezionale come si ricordano queste due.» Sfida il mio sguardo e io ne rimango spiazzato che ha questa donna contro di me. Alza un sopracciglio scrutandomi. Non so se sentirmi imbarazzato, ma questa chi è?

«Gabriella piantala. Lo sai bene chi è.» Anastasya e ormai arrivata davanti a me e spintona la sua amica che cambia subito espressione spalancando la bocca stupita.

«Cazzo, Ana, ma è uno schianto.» Sbatte gli occhi civettuola e io sono sempre più spaesato. «Scusa, Ale per la finta di prima. Devo pur proteggere queste due ragazze.»

«Questo dovrei farlo io. Sei sempre in mezzo Gab.» L'uomo di prima lascia, finalmente, la spalla di Anastasya per allungare la mano verso di me. «Piacere sono Maurizio e difenderò queste due contro tutto e tutti.» Ana si porta una mano in fronte. Hanna scoppia a ridere e la donna di prima, Gabriella, sbuffa esasperata.

«Sei sempre il solito esagerato. Ma che cavolo blateri.» Non ho il tempo di ricambiare la stretta di mano che i due iniziano a battibeccare facendomi sorridere e girare verso Anastasya che invece osserva me fin dall'inizio. I suoi occhi sono caldi e pieni di promesse.

«Lasciali stare, faranno così per un bel po'.» Mi precisa Hanna che poi si allontana per rispondere a una telefonata.

Anastasya mi si avvicina fino a prendere il posto della sorella. Riesco a sentire il suo splendido seno sfiorare il mio petto ma mi sembra sempre troppo lontana. La vedo mordersi il labbro inferiore e non posso che seguire quel gesto affascinato.

«Cioè... ma li vedi!» Gabriella è così entusiasta da rompere i timpani. Anastasya si volta verso di lei rimproverandola con lo sguardo per la sua interruzione.

«Caro Aleksander, devi spiegarmi come cazzo fai, lei pende dalle tua labbra.» Maurizio infierisce sulla povera ragazza che scuote il viso guardando il cielo.

«La piantate!» Si lamenta ma noto che nessuno dei due le da retta.

«Siete stupendi!» continua la donna.

«No perché, io ho un certo successo, come puoi capire dalla mia avvenenza fisica ma cavolo, nessuna mi mangia con gli occhi come lei ha appena fatto con te. Amico, voglio sapere tutto.» Lo sento prendermi sottobraccio e porto la mano alla testa che gratto confuso.

«Ma sono davvero tuoi amici?» Guardo stupito Ana che abbassa lo sguardo colpevole.

«Sì.» Sospira fra i gridolini eccitati della sua amica.

«Anche perché stiamo parlando di occhi di ghiaccio Anastasya. La ragazza che se ti avvicini si trasforma in Frozen. Hai presente? Ciò anche fatto un pensierino, te lo confesso. Ma piccolo piccolo e solo all'inizio perché guardala...» Si ferma facendomi girare verso Anastasya che rossa come un peperone si porta le mani al viso. «È una strafiga ma poi lei mi ha ghiacciato e puf ho deciso di esserle amico. Ti ho lasciato il campo libero, insomma.» Mi sento sospingere non so neanche verso dove e come se mi avesse investito un uragano di gioia e follia.

«Maurizio, ma dove vai? Dobbiamo girare di qua.» Finalmente sento la presa al braccio sciogliersi e i due riprendere lo scambio acceso di battute.

Anastasya mi torna vicina e poggia la testa sul mio petto, nascondendosi dal mio sguardo e dal mio sorriso. È da quando l'ho rivista che non smetto di farlo.

«Scusa.» Mormora sulla mia camicia facendomi rabbrividire con il suo fiato caldo.

«Sei sempre sorprendente.» Guardo i due ancora senza parole. «Anche in questo.»

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora