Capitolo 47

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Anastasya

Guardo il sole tramontare dall'apertura della tenda che in questi giorni ci ha ospitate. I letti che abbiamo usato sono rifatti perfettamente e l'ambiente è ormai vuoto. Sul tavolinetto un lume e basta, è come se noi non fossimo mai state qua.

Sospiro, spostandomi i capelli dal viso. È proprio questa l'orribile sensazione che sento: come se fosse stata tutta una finzione. Frutto della mia fantasia ogni emozione, ogni palpitazione, ogni sofferenza solo il frutto del mio bisogno. I colori mi sembrano spegnersi e la nostra prossima libertà mi sembra la trappola di una vita intera senza di lui. Seguo Hanna e Irina verso la nostra auto. Il silenzio accompagna quegli ultimi momenti in quel luogo e dopo un veloce saluto alle persone che abbiamo conosciuto, saliamo nei posti di dietro per lasciare spazio davanti a Aleksander che guiderà e a Dimitri che ci farà compagnia. Vasilii partirà dopo, per non dare nell'occhio.

L'auto si accende e così anche la parlantina di Dimitri che intrattiene tutti con i suoi soliti racconti. Mi mancherà anche lui ed è orribile lasciarlo senza sapere cose ne sara di lui o dell'uomo che gli sta accanto. Non mi ha rivolto parola da stamattina. Ci ha accompagnate all'ospedale ed è sparito per rispuntare poco prima della partenza taciturno e scostante. Ha deciso di dirmi addio lo sento e questo mi ha spezzato il cuore. La sua non fiducia nei nostri sentimenti e in me mi rende più triste della partenza stessa. Sento il nostro legame, quel filo sottile che ci ha unito fin da subito, assottigliarsi metro dopo metro.

Una volta usciti dall'accampamento resto sconvolta di quella che è la mia città: macerie, distruzione non la riconosco più. Qualcuno gira per strada ma è una città spenta, morta.

Guardo dal finestrino scorrere quelle strade che ho percorso infinitamente ma mai così, mai con carri armati schierati.

«Prenderemo le strade più sicure.» La sua voce mi fa palpitare. «E nel cruscotto troverete la mappa con la via che farete voi quando vi dovremo lasciare.»

«Non ci accompagnate fino a Sarny?» Irina è delusa da questa scoperta.

«Non possiamo purtroppo, ma sono stato molto preciso nell'indicarvi come arrivare sane e salve.» Lo guardo dallo specchietto, sono seduta dietro di lui, e il suo viso è concentrato solo sulla strada che sta percorrendo come se staccare gli occhi anche solo per un attimo fosse pericoloso. Forse lo è per lui. «Ci sono anche i vostri telefoni.» Hanna ne è entusiaste e mostra il primo momento di gioia della giornata.

Odio quel suo modo di ignorarmi. Odio come stia rovinando quegli ultimi momenti. Odio il fatto che mi abbia esclusa.

La voce di Dimitri torna a riempire l'abitacolo e io a fissare quello specchietto in cerca del suo sguardo. Mi sento schiacciare contro quei sedili, mi sembra di non poter sopportare quel peso e il suo profumo non fa che peggiorare tutto. Perché vorrei averlo vicino fino a diventare un tutt'uno così staremo insieme, così non ci dovremmo dividere e invece lui mi sta già chiarendo che siamo due esseri separati e presto sarà come se non ci fossimo mai incontrati.

Il viaggio sembra infinito e allo stesso tempo quando lui accosta sul ciglio della strada mi sembra di essere appena partita. «Bene...» il suo tono sembra vacillare. «Siamo arrivati.» Ed ecco che finalmente i suoi occhi si posano su di me. La tempesta che vedo nelle sue iridi e il riflesso di quella che mi scuote da dentro.

«Forza ragazze, scendiamo un attimo. Vasilii arriverà a momenti. Potete sgranchirvi un po'.» Irina e Hanna lo seguono io resto incollata in quel posto con i suoi occhi ancora addosso.

È tutto così dannatamente triste. Stringo le labbra per trattenere il desiderio di piangere. Lui stringe il volante fino ad avere le nocche bianche e quando stanco stacca gli occhi dai miei per chiuderli penso che forse qualcosa c'è ancora. «Perché è così dannatamente difficile? Perché mi manca l'aria fino a sentire bruciare i polmoni? Perché devo lasciarti andare?» La sua voce è un lamento. Si porta le mani al viso e io perdo la mia lotta con le lacrime che scivolano silenziose sulle mie guance. Non sopporto più quella distanza e con coraggio scavalco verso i posti di davanti, stupendo Aleksander che mi guarda come se fossi impazzita. Con difficoltà per l'ambiente stretto riesco nella mia impresa ma mi fermo solo quando riesco a sedermi su di lui.
I suoi occhi sono increduli ma non mi importa, sono stufa di stargli lontana.

Avvolgo il suo viso con i miei palmi che tremano e appoggio la mia fronte alla sua. «Anastasya.» Mi sospira sul volto.

«Perché preferirei rischiare tutto anziché lasciarti andare?» Si lo farei. Affiderei Hanna a Irina e resterei con lui ad affrontare la guerra insieme, vicini sotto le bombe, fra le attese che lui torni da una missione, ma almeno non dovrei rinunciare a questo sentimento che mi brucia dentro.

Lui scuote la testa lottando con la ragione. «Devo lasciarti andare. Io lo devo fare. Io troverò il coraggio di...» Non voglio sentire altro e premo le mie labbra sulle sue.

Le nostre bocche tremano per essersi ritrovate, allento la pressione fino a sfiorarlo. Restiamo così, sospesi, come tante volte abbiamo fatto, guardandoci da lontano e quando i nostri fiati irregolari sono l'unico suono che si sente apro gli occhi incontrando i suoi. Voglio vedere per ricordare tutto anche il mio riflesso nelle sue iridi quando ci baciamo. Torno a premere su quelle labbra morbide prima di insinuare con audacia la mia lingua fra di loro per accarezzare la sua. Le mie mani stringono ancora il suo viso. Vedo i suoi occhi stringersi come se quel bacio gli facesse male. La lotta con sé stesso è visibile nel suo sguardo come la sua resa quando finalmente le nostre lingue si accarezzano, si rincorrono, si uniscono. Entrambi apriamo la bocca contemporaneamente per approfondire quell'ultimo sofferto, sospirato, ansante, desiderato, coinvolgente, profondo scambio delle nostre anime. Adoro il modo in cui i suoi palmi si aprono sulla mia schiena per avvicinarmi a lui. Il profumo di pino mi investe riempiendo le mie narici. Tutto, ricorderò tutto di quel momento in cui con un semplice bacio ha marchiato il mio essere con il suo nome. Lui poteva invitarmi a lasciarlo andare, a rifarmi una vita ma io non potrò mai provare questo per qualcun altro.

Il bacio cresce di intensità gli accarezzo il capo mentre lui sale a stringermi i capelli, a malincuore ci stacchiamo per riprendere aria. Il bacio rallenta la sua corsa come i nostri cuori, non sazi ci sfioriamo ancora e ancora. La mia lingua sul suo labbro, la sua che accarezza la mia. Una dolce tortura che sottolinea la necessità di avere ancora tempo. Tempo da vivere insieme.

«Aleksander, scendi dobbiamo andare.» Sussultiamo al rumore sordo che segue il colpo della mano di Dimitri sul cofano. Entrambi chiudiamo gli occhi e io non trattengo un singhiozzo che muore nella sua bocca. Lo stringo forte a me nascondendomi nel suo collo.

«Ti prego non voglio.» Le sue mani mi accarezzano la schiena quando mi rendo conto di non essere l'unica che sta piangendo.

«Aleksander...» Mi allontana dal mio nascondiglio portandomi poi i capelli indietro.

I nostri occhi si scrutano rivelando tanto, tutto. Tutto il dolore. Tutta la sofferenza. Tutto il sentimento in quelle iridi lucide che si stanno dicendo addio.

«Sei entrata nella mia vita come un carro armato e mai mai mi dimenticherò di te, della tua forza e di questi sentimenti che mi hai fatto provare di cui non potrò mai scordare l'intensità.» Le sue parole sussurrate sulla mia bocca sono una sofferenza.

«No, non voglio un addio.» Cerco di sfuggirgli. Vorrei nascondermi ancora.

«Mi hai reso nuovamente vivo, in questo mondo di morte che ci circonda.» Unisce le nostre fronti. «Sii felice Anastasya,, ti prego. Ti meriti tutta la felicità di questo mondo.» Un ultimo bacio mi strappa il cuore prima di vederlo scendere da quell'auto e fuggire via.

A nulla serve il suo nome che urlo disperata. Mi accascio sul sedile del passeggero quando lo vedo salire accanto a Vasilii che con sguardo addolorato mi comunica anche il suo di dispiacere a vedermi andare via.

«Ti supplico Dio proteggilo.» Mi stringo le mani fra loro e mi affido a l'unico che può aiutarmi. «Accetterò di non poterlo avere, però tu fallo restare vivo.»

Ed è così che va a volte. Non tutti gli amori si possono vivere ma non per questo sono meno veri e puri.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora