Capitolo 50

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Aleksander

Prendo il fucile che mi porge il soldato alla mia destra e tenendomi al fianco del mezzo salgo su quella camionetta che ci porterà in giro per Kiev. Non ho avuto tempo per riprendermi ne per i giorni a Mariupol ne per la nottata alla ricerca di Anastasya ma, sopratutto, per la sua partenza. Sento la stanchezza posarsi sulle mie spalle quando mi lascio andare nel posto accanto a Dimitri. La sera sta prendendo il posto del giorno e intorno a me non c'è tanta voglia di chiaccherare. Stiamo tutti in silenzio ad aspettare che sia tutto pronto per partire.

Man mano che ci avviciniamo al centro di Kiev la tensione sale e come a ricordo dei miei giorni a Mariupol sudo freddo mentre mi guardo intorno nella speranza che non accada nulla, che sia solo un giro di controllo. L'odore dell'esplosivo mi disgusta, i rumori di sottofondo mi rimbombano nelle orecchie e a ogni scoppio chiudo gli occhi, mi sento più vulnerabile del solito e le mie mani che tremano mentre stringono quel metallo di morte ne sono una prova.

Tiro un respiro di sollievo quando dopo ore vedo l'alba spuntare tra i palazzi e il convoglio dirigersi nuovamente verso il nostro accampamento. Mi aggiusto l'elmetto che mi stringe il mento e finalmente ricomincio a respirare.

«Siamo arrivati ragazzi. Riposatevi. Aleksander, nel tardo pomeriggio ci vediamo nella tenda del comandante c'è una riunione per noi.» Annuisco con il capo e finalmente posso andare in tenda e liberarmi del giubotto antiproiettile.

Cammino verso la mia meta e per farlo passo davanti l'ospedale da campo. Cerco di trattenermi ma come riflesso degli ultimi tempi il mio sguardo vaga fra quei lettini in cerca di lei, di Hanna raggomitolata sulla sua sedia nell'angolo più nascosto o di Irina che in silenzio e con gentili sorrisi aiuta i poveri degenti. Non c'è nulla di tutto questo. Riporto lo sguardo sulla strada e sui miei stivali neri che calpestano le pietre e il fango ritmicamente avvicinandomi a dove posso nascondermi da tutti.

Entro dentro e butto quello che indosso sulla sedia accanto alla scrivania. Sento il cuore rimbombarmi nelle orecchie quando il bisogno di vederla mi stringe la gola. I suoi occhi azzurri mi perseguitano e esasperato corro nei bagni per una doccia ghiacciata.

L'acqua scorre sul mio corpo nudo in lunghe scie che mi bruciano la pella è talmente fredda che anche volendo non riuscirei più a pensare. Lascio che quegli aghi mi pizzichino gli occhi e le guance, i muscoli si tendono per il dolore risvegliandomi dal mio stato di torpore. Finisco e mi avvicino allo specchio sul lavello per farmi la barba. Il mio viso è arrossato per il freddo, oltre alle occhiaie mi colpiscono i miei occhi: sono spenti, vuoti. Come se mi avessero risucchiato tutto, lasciando il mio corpo vuoto pronto solo a sopravvivere. Quanto mi sembra lontano il tempo in cui l'ho assaporata, in cui l'ho stretta.

«Ehi Ale.» Vasilii entra con in mano il beauty e una tovaglia. «Come è andata?» c'è un po' di freddezza fra noi lo percepisco. Sicuramente essere innamorati della stessa donna non aiuta e neanche la tristezza per averla dovuta lasciare andare.

«Bene, tutto tranquillo.» Mi accarezzo le guance ispide indeciso se radermi o no mentre lascio da parte i pensieri su di lei. «La tua giornata?»

«Orribile. È inutile prendersi in giro. Mi manca. In questi giorni che non ci sei stato passavo molto tempo con lei a chiaccherare, è una buona ascoltatrice.» La gelosia mi pulsa dentro riempiendo di luce quell'azzurro che fino a pochi attimi fa mi sembrava opaco. «Cazzo, e non sopporto che se ne sia andata e cazzo, non sopporto di non aver avuto con lei neanche una chance. Non ti prometto che non cercherò di rintracciarla appena tutto sarà finito.» Sembra quasi un avvertimento e io lo ignoro. «Come cazzo hai fatto a conquistarla a tal punto e in così breve tempo?» Non è una vera domanda e decido di tacere. Ascolto il suo sfogo infastidito, ma è solo il suo bisogno di liberarsi e non voglio litigare con lui. In fondo lo ha ammesso lui stesso: lei è mia o meglio era mia. Alla fine decido di lasciarla più lunga, mi da un aspetto più tormentato ed è quello che mi sento dentro.

Non avendo risposta Vasilii incrocia il mio sguardo nello specchio e noto un senso di colpa nei suoi occhi scuri. Alzo il mento come a dirgli: “non ti preoccupare, è tutto a posto”, poi distolgo lo sguardo e finisco di sistemarmi. Il rumore dell'acqua mi fa capire che il discorso è finito, diciamo che ci siamo chiariti e spero di non doverne parlare mai più.

Le sei arrivano troppo presto e stancamente mi dirigo verso la base dove si terrà la riunione. Mi porto dietro il palmare e mentre aspetto che arrivino gli altri faccio finta di lavorare e mi isolo guardando lo schermo. Curioso sbircio la posizione di Andrew e della sua squadra è stata fortuna la mia quando sono riuscito a trovarlo. Ho dovuto fare molta attenzione. Una follia che però ha fatto felice la mia amica e quindi ne è valsa la pena. Come a cancellare ogni legame con lei vedo sparire dal palmare le coordinate di Andrew. Evidentemente si sono spostati o hanno capito che avevano una falla nel sistema. Certo le mie capacità di hacker mi hanno aiutato in questo caso. Cerco di trovare la nuova codificare ma non sono fortunato. Forse devo davvero prenderlo come un segno.

«Allora ragazzi.» Il colonnello prende la parola portando l'attenzione tutta su di lui. Vasilii siede di fronte a me e ascolta attentamente quello che ci viene detto. «Domani ci sposteremo. Gli ordini sono di conquistare Donetsk e per questo ci prepareremo a una grande offensiva. Inizieremo con il conquistare la vicina provincia del Lugansk.» Il silenzio è totale. «Aleksander, vuoi spiegare l'importanza di queste regioni.» Di malavoglia prendo la parola e mi connetto con lo schermo dietro il colonnello per proiettare l'immagine di quei territori.

«Donetsk e Lugansk comprendono il Donbass, la parte orientale industrializzata dell'Ucraina al centro del più grave conflitto in Europa da diverse generazioni.» Mantengo la voce ferma. «Se conquisteremo Lysychansk, l'ultimo bastione della resistenza ucraina nel Lugansk, potremo poi concentrare gli sforzi soprattutto sulle città di Sloviansk e Kramatorsk, nel Donetsk.» Concludo riportando lo sguardo su Vasilii che annuisce. Sono andato bene.

«È tutto chiaro. Cosa ci aspettiamo da voi? Cosa la Russia si aspetta da noi? La Russia vuole quelle terre indipendenti sotto il nostro controllo e da anni che ci proviamo ed è finalmente giunto il tempo della libertà per quei paesi sotto assedio. Quindi siate impeccabili e rendeteci fieri.»

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora