Capitolo 35

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Anastasya

Un altro giorno sta per finire. Cerco di respirare anche se mi viene difficile. Irina mi sorride incoraggiante, mi capisce perché le mie fatiche sono anche le sue e io stessa mi trovo assurda nel paragonarle. Il suo è un amore di quelli da sempre e per sempre, come posso solo pensare di star vivendo la stessa cosa, ma allora perché mi fa così male il cuore? Perché mi sembra assurdo stare qui senza di lui?

Cinque giorni che di lui non c'è traccia. Vasilii e Dimitri sono molto preoccupati, alla fine il loro era diventato un trio di fiducia e fratellanza e il non sapere dove si trovi il loro amico li sta facendo impazzire. Non li ho mai visti così di malumore. Vanno e vengono da missioni su Kiev ma nulla si sa di cosa stia accadendo a Mariupol se non che ci sono scontri in corso e che la situazione è molto grave. Nessuno degli alti ufficiali da informazioni precise, solo generici dati di morti e feriti e io mi sento sospesa in quell'attimo prima in cui ho scoperto i miei genitori sotto le macerie. Non è giusto che vada così. Non è giusto non essere informati. Non è giusto che io non sappia dove si trovi.

Mi sposto i capelli dal viso, continuo a lavorare senza tregua, i feriti sembrano aumentare con i giorni e l'idea che tutto potesse finire presto è ora un'ipotesi non contemplata. Ogni volta che il suono dei mezzi mi avvisa che i soldati stanno rientrando al campo il mio fiato si blocca e i miei occh si spalancano alla ricerca dei suoi capelli biondi e del suo sorriso. Perché quando la sua bocca si allarga in quel dolce sorriso timido io sento le gambe tremarmi. Potrei disegnare la sequenza che mi incanta: le labbra si piegano di lato e gli occhi quasi sfuggono ai miei sguardi rendendolo irresistibile. Non riesco ancora a credere di averlo baciato. Sembra passata una vita intera. È così, ormai, il tempo per me, certi momenti sembra scorrere velocemente poi quando sto qui, in attesa di lui, sembra fermarsi.
Ma purtroppo siamo in guerra e forse ci distruggeremo tutti prima di smetterla con questo massacro.

Finisco di dare i punti sul sopracciglio di questo povero ragazzo che ho davanti. È volato fuori dalla jeep per una mina e fortunatamente è ancora vivo anche se malconcio.

«Stiamo finendo.» Sento il suono dei suoi denti stridere, stretti in una morsa. Abbiamo terminato gli antidolorifici e per quelli come lui è un supplizio.

«Grazie, Anastasya. Non preoccuparti.» È un bravo ragazzo, uno di quelli che la sera ci aiuta a stare tranquille.

«Mi spiace, ma davvero è l'ultimo punto. Poi potrai andare.» È seduto davanti a me e il suo capo mi arriva allo stomaco. Per quello che sto facendo vedo perfettamente il dolore sul suo volto e in quei lineamenti tirati cerco dettagli del suo essere. Ogni volta non posso fare a meno di pensare cosa facevano nella realtà. Nella loro vita prima del conflitto. Ho conosciuto ingegneri, muratori, idraulici, pittori, musicisti un mondo dentro il mondo.

«Ecco.» E poi penso alle loro famiglie, madri, padri, fidanzate, mogli, figli una vita che non esiste più neanche per loro.

«Anastasya, devo parlarti.» Vasilii arriva frettolosamente dentro la tenda e dall'aria seria che gli leggo in viso il mio cuore perde un battito. Ti prego Dio no.

Faccio cenno di aspettare un attimo per finire quello che sto facendo ma soprattutto per cercare un po' di coraggio in me stessa per affrontare le sue parole. Scambio un'occhiata con Irina che preoccupata guarda prima me poi Vasilii e quindi me nuovamente. Mi è stata molto vicina in questi giorni, dopo le sue prime parole in cui ovviamente dubitava che quello che stavo provando per Aleksander potesse essere reale, alla fine è diventata una mia complice. Perché la realtà è questa e anche se non capita spesso a me è capitato di provare un sentimento forte per qualcuno appena conosciuto.

Fisso il cerotto sulla fronte del ragazzo e mi allontano con mani tremanti verso il lavello per sciacquare i residui di disinfettante. Vasilii si agita sul posto e alla fine cede avvicinandosi lui a me.

«Anastasya, per favore, dobbiamo parlare.» Annuisco e gli faccio cenno di andare fuori. Lo sento seguirmi mentre saluta alcuni pazienti lungo il percorso. Fuori fa molto freddo oggi. Mi stringo nella giacca e mi fermo girandomi verso di lui. Soddisfatto mi prende il gomito con la mano e mi sospinge un po' più in là rispetto all'ingresso. Mi mordo il labbro inferiore preoccupata mentre mi stringo le braccia incrociandole al petto.

Vasilii mi si avvicina, ultimamente abbiamo avuto modo di stare più tempo insieme e dalla chiacchierata dopo il suo incidente c'è più confidenza fra noi. La sera non riuscendo a dormire esco fuori accanto al fuoco e così ho avuto modo di conoscere meglio sia Dimitri che lui. È un ragazzo attraente, molto gentile e di buona compagnia.

Si gratta i capelli scuri, prima di iniziare a parlare. «Sono venuto da te per dirti una cosa molto importante.» Ci siamo. Alzo il mento pronta alla brutta notizia. Incrocio i suoi occhi nocciola e cerco di scorgere quel qualcosa che mi distruggerebbe. «Stanno per arrivare dei mercenari.» Si abbassa leggermente verso di me come a capire se ho compreso cosa voglia dire, ma io resto ferma. È vivo. «Anastasya, hai capito?» Non credo, ma non mi importa mi interessa solo di non aver ricevuto quell'orribile notizia. Inclino il capo tornando a respirare. Sbatto più volte gli occhi cercando di concentrarmi nuovamente su di lui. «Non abbiamo abbastanza soldati e allora il nostro presidente ha trovato un accordo con persone che combattono conflitti per soldi. In particolare si parla della Wagner, sono uomini di diverse nazioni e capirai che non parliamo di brave persone.» Si ferma a sospirare. «Combattono per i soldi e per questi farebbero qualunque cosa e io temo per voi.» È davvero un nuovo pericolo per noi. Lo vedo portarsi una mano al viso e così facendo mi mostra la sua stanchezza. «Per favore Anastasya, dovete stare ancora più attente. Io non ho idea di cosa potrebbero farvi.» Resta fermo davanti a me attendendo la mia reazione che penso sia di palese sconcerto. Avevamo appena raggiunto un equilibrio, quasi ci sentivamo al sicuro e ora le cose stanno per peggiorare ulteriormente.

«Ma verranno anche qui all'accampamento?» Stringo sempre più forte.

«Sì, stanno allestendo uno spazio per alcuni di loro. Sicuramente per chi li comanda.» Annuisco facendo una smorfia, non potranno difenderci da tutti.

«Capisco.» Mi arrendo quasi. Mi sento sempre più sola e poi penso a mia sorella, a Irina, io non posso permettere che capiti loro qualcosa. «Vasilii, io devo proteggerle.» Ovviamente capisce a chi mi sto riferendo. «Non potrei mai permettere che capiti loro qualcosa di grave.» Scuoto la testa allarmata, gli sto chiedendo aiuto.

«Lo so Anastasya. Neanche io potrei sopportare che vi facciano del male.» Mi accarezza i capelli, dolcemente.

«Non mi importa di me Vasilii. Io... io...» Potrei sopportarlo? Non lo so. Ovviamente no.

«Tu, Anastasya, anche tu.» I suoi occhi sono più seri del solito.

«Sarebbe peggio per me, sapere che lo hanno subito loro.» Lo guardo dal basso, supplicandolo di capire che la mia priorità è la mia famiglia.

«Anastasya, per me siete tutte importanti.» Mi risponde fissandomi negli occhi con aria dolce.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora