Capitolo 21

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Anastasya

Dimitri ci scorta verso il bagno, è notte ormai, io e Irina siamo stanche e stravolte. Se la prima volta che sono entrata in quella tenda mi sembrava una situazione pesante a confronto di oggi era niente. Io amo il mio lavoro ma oggi ho avuto paura di non farcela. Mi sembravano moltiplicarsi e forse era davvero così. Guardo l'uomo grande e grosso al mio fianco. Ha un taglio sul braccio che ho curato io stessa e ora mi sento in colpa per le domanda che gli ponevo stamattina. Dopo che ci ha lasciate in ospedale è andato via con il convoglio del giorno. L'ho visto passare su quei mezzi e ce l'avevo con lui per ciò che stava andando a fare ma ora mi è chiaro che siamo tutti vittime della follia di pochi.

«Come stai?» gli mormoro avvicinandomi. Ho impressa la sua espressione al ritorno. Era impaurito e incredulo di essere ancora con noi. È scoppiata una bomba vicino al loro appostamento e altri non sono stati così fortunati. So che hanno lottato con la mia gente ma ormai li vedo per quello che sono: persone. Persone che voglio aiutare.

«Sto bene.» Tenta un mezzo sorriso in quella notte buia. I fuochi accesi qua e la illuminano di giallo e di ombre buie quelle tende scure. In giro poche persone ma da qualche parte qualcuno sta suonando e si sentono le risate e una voce stonata intonare canzoni popolari. Quella melodia festosa in realtà è malinconica anche perché è accompagnata da altri suoni, da boati incessanti e impietosi. E allora guardo ancora Dimitri con occhi diversi.

«Mi spiace per oggi.» Lui si ferma a guardarmi e Irina gli va a sbattere contro. «Ora ho capito cosa volevi dirmi, quindi, mi dispiace.» Un nuovo sorriso incrina un lato della sua bocca.

«Sei stata molto brava.» Riprendiamo il cammino e io prendo sotto braccio la mia amica che sembra dormire in piedi.

«È stata dura moralmente e fisicamente ma sono fiera per ciò che ho fatto.» È la verità non mi importa se sono russi. Vorrei solo che sopravvivessero.

«Siamo solo uomini. Uomini con famiglie che ci aspettano.» È vero.

«E noi siamo solo degli ucraini che vogliono la propria terra libera. E purtroppo quella famiglia in alcuni casi non ci aspetta più, perché voi l'avete a casa noi sotto le bombe.» Non è il gioco a chi sta peggio ma è la triste realtà.

«Io non so neanche più dove sono.» La voce di Irina al mio fianco è angosciata. Le stringo la mano.

«Vedrai che staranno bene.» Parole di conforto che purtroppo non vogliono dire nulla, perché nessuno lo sa.
La mano grande dell'uomo si alza a poggiarsi sul capo della mia amica. Non dice niente ma mi è comunque chiara la sua compassione. Dura un attimo ma è sufficiente. «Siamo arrivati.» Ci indica il bagno.

«Finalmente.» Irina sospira e avanza dentro mentre io mi fermo un attimo sulla soglia a guardare il volto stanco di Dimitri.

«Va dentro. Non abbiamo molto tempo.» Avrei voluto confortare io lui e credo lo abbia capito quando in tono scanzonato mi invita ad andare in bagno.

Mentre mi lavo penso a mia sorella. È andata via giusto in tempo per risparmiarsi altre scene orribili. Spero stia bene, ha comunque visto abbastanza. Mi lavo per bene il viso e alla fine anche i capelli. Con quell'acqua gelata e la saponetta verde che sa di menta. Sento il sapore del sangue anche in bocca e sfrego i denti per portarlo via. Dimitri fischietta una canzone per farci sapere che è qui fuori e questo mi rende più tranquilla. Una volta finito indosso i jeans blu e il maglione nero che ho recuperato in tenda e infine abbottono il sopra dell'uniforme.

Anche Irina si è cambiata e quando torniamo dalla nostra scorta oltre a lui ad aspettarci c'è Vasilii.

«Buona sera, signore. Pronte a tornare in tenda?» In risposta Irina sbadiglia.

«Vorrei andare da Hanna, sai dove si trova?» Vasilii annuisce.

«Sì, Aleksander l'ha portata da lui. Hanno già mangiato e hanno preso anche qualcosa per voi.» Anche se non mi piace starle lontana saperla con lui mi fa stare tranquilla. «Noi andiamo nella vostra tenda e Dimitri andando via li avvertirà che siete rientrate.» Sono d'accordo.

«Va bene.» Mi avvicino alla mia amica per riprendere il cammino. «Buonanotte Dimitri, a domani.» Lo saluto abbiamo tutti bisogno di riposare.

«Notte, a domani.» Ci saluta portando l'indice e il medio alla tempi per poi girare i tacchi e andare.

«Com'è andata oggi?» Vasilii si informa sulla nostra giornata, con tono tranquillo.

«Orribile.» Rispondo subito. Gli racconto un po' cosa abbiamo fatto e lo vedo annuire con sguardo perso davanti a se. Anche lui è un bell'uomo. Capelli castani tagliati a spazzola credo abbia più o meno una trentina d'anni, ma sembra più maturo. Tiene le mani in tasca mentre mi pone qualche altra domanda facendomi così capire che mi sta ascoltando.

Arriviamo presto e due ragazzi ci aspettano seduti sui i loro sacchi a pelo, saranno la scorta di questa notte.

«Ciao ragazzi.» Li saluta Vasilii. «Questi ragazzi mi faranno compagnia stanotte.» Li salutiamo educatamente e poi finalmente entriamo nella nostra tenda. La cena ci attende sul tavolo e tolta la giacca mi accomodo avvicinando la sedia al mio pasto come anche Irina. Parliamo del più e del meno quando finalmente mia sorella fa la sua apparizione con le stampelle. Chiude la tenda dietro di sé e sono felice di vederle in viso un'espressione rilassata.

«Ciao ragazze.» Saltella fino al letto dove si lascia andare. Vorrei chiedergli di Aleksander ma non faccio in tempo che la voce di lui mi giunge forte e chiara. Sta parlando con Vasilii e il tono è serio, non capisco cosa si stanno dicendo ma in realtà non mi importa neanche. Mi stupisce il desiderio che ho di vederlo. Hanna inizia a raccontarci cosa hanno fatto, li immagino mangiare insieme e le attenzioni che lui le avrà regalato pur di farla stare bene, e vorrei ringraziarlo ancora.

Continuo a mangiare distrattamente seguendo quella voce bassa e virile più che quella allegra e squillante di mia sorella. «Mi ha portato a prendere la cena e poi mi ha permesso di vedere due puntate della mia serie preferita. Le abbiamo viste insieme in realtà.» Getto nel sacchetto il piatto ormai vuoto e con quella scusa mi avvicino all'uscita. Percepisco ancora la sua voce e lotto con me stessa, mi porto i capelli indietro mentre cammino in quel piccolo spazio indecisa su cosa fare. Osservo il marrone del pavimento quando la voce di Hanna mi risveglia. «Ana mi aiuteresti a sfilare la divisa, vorrei mettere una tuta.»

«Certo.» Con un po' di riluttanza nel dover perdere quel tempo mi inginocchio davanti mia sorella per aiutarla. Irina si stende sul suo letto e in pochi minuti ha già gli occhi chiusi.

«Buonanotte Hanna.» La aiuto a stendersi e le depongo un bacio sul capo.

«Notte Ana.» Mi risponde lei girandosi su di un fianco.

Resto un attimo ad osservarle entrambe felice che un giorno sia passato e che stiamo tutte bene. Poi decisa apro la tenda per sbirciare fuori con la scusa della spazzatura. Mi guardo in giro alla ricerca dei suoi capelli biondi ma di lui nessuna traccia. Ci sono i due uomini più Vasilii che parlano di esercitazioni e possibili attacchi.

«Anastasia, tutto bene?» Vasilii si alza preoccupato e mi viene incontro.

«Oh, sì, tutto bene. Volevo buttare questa.» Alzo il sacchetto che tengo in mano. «E poi volevo ringraziare Aleksander per mia sorella.» Alla fine confesso speranzosa che lui mi dica che sta tornando, non riesco a frenare il battito accelerato del mio cuore.

«Peccato, è appena andato via.» Osserva il punto dove credo si sia allontanato.

«Ah, okay.» Mi muovo sui piedi imbarazzata.

«Doveva andare in perlustrazione stanotte. Tornerà domani mattina.» L'idea che sia fuori mi riempie di ansia. Me ne torno in tenda e resto a occhi chiusi senza riuscire a dormire e senza farci caso mi ritrovo a pregare che lui rientri sano e salvo.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora