Aleksander
Accarezzo i capelli con la mano destra mentre con la sinistra faccio scorrere un power point di presentazione per la conferenza di domani. È passata la prima settimana e come promesso da Mauro alla stampa domani ci saranno nuove interviste. Purtroppo anche io dovrò partecipare come i responsabili dei vari stati coinvolti. Sbadiglio stancamente, alla fine non è andata così male come mi aspettavo l'incontro con tutto il team, forse qualche occhiata di astio e imbarazzo il primo giorno ma dopo la professionalità ha avuto la meglio e abbiamo lavorato tutti bene. Si è creata una buona sintonia e devo ammettere che in soli sette giorni abbiamo già raggiunto ottimi risultati.
«Allora Aleksander, ci sarai da Mauro questa sera?» il mio collega Damian si sta togliendo il camice pronto a tornare in albergo.
«Si, si certo.» Il suo sguardo scettico è comprensibile, ho fatto molti straordinari questa settimana ma il problema è che non riesco a dormire e quindi almeno mi tengo occupato. «Volevo ricontrollare la presentazione...»
«Dai forza.» Il suo dito indice spegne il mio schermo e io sono costretto ad alzarmi.
«Dividiamo il taxi?» Propongo per far capire che sto davvero andando via.
«Sì, andiamo.» Ci avviamo per i corridoi illuminati da una forte luce bianca. Il cielo al di là delle finestre è ormai nero e una leggera luce gialla ne illumina una parte dietro la montagna vicina, il solito spettacolo a cui non riesco mai ad abituarmi.
Damian mi parla di quello che ha scoperto oggi e io lo ascolto distrattamente, sono davvero stanco, avrei solo bisogno di dormire due ore di seguito ma non posso rifiutare questa prima uscita fra colleghi.
La serata è molto mite e me ne stupisco sempre, niente a che vedere con il clima della mia terra. Non è la prima volta che vengo in Italia e in realtà ho anche collaborato con loro a un progetto qualche anno fa ma questa volta mi sembra tutto diverso perché anche io sono cambiato.
In albergo mi faccio una doccia veloce per poi indossare un jeans e una camicia bianca, potrebbe bastare ma prima di uscire decido comunque di portare il giubbotto di pelle che ho comprato insieme al resto.
Scendo in strada e aspetto che arrivi il taxi che ho prenotato. Nell'attesa prendo il telefono e compongo il numero di Ivan mentre passeggio avanti e indietro. L'ho chiamato ogni giorno da quando sono tornato ma non mi ha ancora risposto. Vorrei sapere come sta. Potrei informarmi, ma ho paura a farlo, spero ancora che mi risponda lui personalmente.
L'odore che proviene da un ristorante vicino mi fa venire l'acquolina in bocca. Rifletto su che cibo possa essere, forse carbonara. Sto diventando un esperto.
«Pronto Ale, sei davvero tu?» Avevo perso le speranze e a risentire la sua voce mi blocco.
«Ivan, sì sono io. Ma che cazzo di fine hai fatto, mi hai fatto venire un colpo.» La sua risata riempie le mie orecchie e fa sparire la paura.
«Ho fatto, che mi hanno ferito, cazzo. Ho una gamba sfracellata ma sto comunque bene ora.» Resto in silenzio colpito da quella rivelazione.
«Io... io non lo sapevo.» Immagino il mio amico ferito e provo solo rabbia.
«E come avresti potuto. Soffro maledettamente. Tu invece, ancora tutto intero?» La sua voce è comunque allegra e questo mi stupisce.
«Si, ancora intero, mi hanno spedito a Roma.» Mi sento quasi in colpa a essere stato così fortunato.
«Cazzo, vero, per la missione Minerva.» Mi chiede del mio soggiorno e io di cosa faccia adesso ed è in quel momento che arriva il mio mezzo.
«Ora devo salutarti. Ci sentiamo domani.» Lo saluto.
«Si, a domani.» Chiudo la chiamata con un po' di amaro in bocca, non meritava questo. Come sono ormai abituato a fare metto in un angolino i miei risentimenti e dico l'indirizzo all'autista.
La casa di Mauro è un appartamento in un quartiere che si affaccia sui monumenti, ha un bellissimo terrazzo che ti permette di godere della splendida vista. Siamo una decina di persone e la serata è molto piacevole. Fra buon cibo e vino ci ritroviamo a parlare intorno al tavolo ormai vuoto. La moglie di Mauro è un'affascinante donna italiana, con lunghi capelli scuri e la carnagione olivastra. I suoi occhi scuri brillano ogni volta che si posano sul marito non posso fare a meno di notarlo e non sono l'unico visto che qualcuno gli chiede come si sono conosciuti.
«Al bar sotto casa dei miei.» Spiega subito Mauro. «Lei è un dottore e li vicino c'è una clinica privata molto importante e lei aveva fatto il turno di notte.» Lo vedo perdersi nello sguardo della moglie. «Beh, che dire, non ho perso tempo a presentarmi e ora eccoci qua.» Sembra facile da come lo racconta lui ma so bene che non lo è.
A turno altri colleghi raccontano le loro storie anche Damiam che invece è divorziato da tre anni. «La mia storia non è andata. Un giorno era il mio angelo e quello dopo non ci sopportavano.» Anche questa semplificazione è eccessiva ma in fondo è quello che ho sentito con Maria. «A te è capitato Aleksander?» Guardo il mio collega.
«Sì, però convivevamo. Un giorno ho capito che non aveva più senso stare insieme.» Ricordo bene quel momento mi è comunque pesata. Mi guardo attorno e gli occhi sono ancora su di me.
«E invece l'amore? Ti è capitato d'incontrare l'amore?» mi chiede Luisa in cerca di un lieto fine per la serata. Sorrido imbarazzato e mi porto la mano al capo, sono caduto in trappola.
«Raccontaci tutto.» Damian mi colpisce alla spalla e Mauro mi invoglia con lo sguardo d'incoraggiamento che usa a lavoro con tutti noi.
«Beh...» Mi schiarisco la voce in attesa che quello che avevo seppellito ritorni a galla. Sono mesi che non penso a lei. Chi voglio prendere in giro, che fingo di non pensare a lei. Non mi sono più concesso questo momento di debolezze da sveglio ma nei miei sogni... nei miei sogni lei c'è sempre. «Non è una storia finita bene purtroppo.» Annuncio subito ma questo non fa altro che alimentare la curiosità. Non entrerò nei particolari ma alla fine decido di dire comunque qualcosa. «Lei è una dottoressa come te Luisa. Ci siamo conosciuti per strada, lei passeggiava e all'improvviso si è fermata per guardarsi intorno e si è accorta di me. Io ero fermo e quando l'ho vista ho pensato che fosse bellissima.» Rivedo i suoi capelli biondi luccicare alla luce del sole. «In pratica conoscersi è stato necessario perché non riuscivamo a stare lontani. Quando l'ho vista ho iniziato a camminare verso di lei senza neanche accorgermene e per lei fu lo stesso.» Sospiro e ripasso quella mano sulla testa come a cancellare quei ricordi dolci ma che ora bruciano come sale su di una ferita. «Ma purtroppo non era il nostro momento.»
«Per la guerra.» Apro la bocca e faccio una smorfia prima di confermare.
«Sì, nonostante i sentimenti non puoi chiedere all'amore di aspettarti per sempre. Abbiamo preso strade diverse.» Bevo l'ultimo sorso di vino per togliermi da quella situazione.
«Cazzo amico, è davvero pesante.» Damian fa scontrare i nostri bicchieri e beve con me. Mauro mostrandomi la sua solita delicatezza cambia subito argomento ma sua moglie resta a fissarmi dispiaciuta. È seduta di fronte a me e i suoi occhi addosso mi pesano.
«Ne sei ancora innamorato, vero?» La vedo portarsi la mano alla bocca. «Scusa, parlo troppo. E che sono molto romantica e la tua storia mi ha colpito.» Vedo in lei la stessa discrezione e gentilezza di suo marito e allora mi lascio un po' andare.
«Sì, molto.» Le sussurro in quella notte che ha appena perso la sua spensieratezza.
«Allora vi incontrerete ancora. Ne sono certa. L'amore trova sempre la via.» Scuoto la testa stringendo le labbra alla determinazione nella sua voce.
«Non è così semplice e passato tanto tempo.» Non so neanche dove sia e di questo mi rammarico ogni giorno. Se solo avessi preso un contatto. Se solo avessi dato il mio numero a Hanna. Ma volevo chiudere tutto e ora ne pago le conseguenze.
«No, non lo è mai, ma se è destino te la ritroverai davanti nel posto più impensabile.» Sorrido gentilmente, ben consapevole che non accadrà mai. Fisso le mie dita giocare con il calice e vorrei con tutto il cuore poterla toccare ancora. Risentire le sue dita fredde strette alle mie, sarebbe meraviglioso, sarebbe la perfezione.
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Con la Forza di un Carro Armato
RomanceAnastasya è una laureanda in medicina piena di sogni e di speranze. Ha appena finito la sua prima settimana all'ospedale di Kiev, la sua città ed è pronta a festeggiare con la sua famiglia il contratto a tempo indeterminato. Per realizzare il suo so...