Aleksander
Appena lo vedo sopra di lei nudo, perdo il controllo. Il terrore di essere arrivato tardi mi dà il tormento. Come accecato dal desiderio di ucciderlo lo afferro dalle spalle scaraventandolo a terra e non ho pietà. Colpisco quel corpo fino allo sfinimento, poi dei fievoli mugolii mi riportano alla lucidità. Yari è steso ai miei piedi semi-incoscente lo vedo respirare con fatica ma non mi importa: è solo feccia. Il suono ovattato continua e mi giro lentamente verso di esso con il cuore che mi trema e la paura che quello che vedrò mi renderà di nuovo un folle. Gli occhi spalancati della ragazza mi supplicano di aiutarla. Mi avvicino immediatamente e la libero di quel bavaglio che le impedisce di parlare. Non mi sfugge il dettaglio che indossa ancora l'intimo e mi appiglio alla possibilita che invece ce l'ho fatta.
La sua pelle è graffiata, macchie rosse si spandono sulle sue cosce e sul suo viso che presto diventeranno lividi, ma sembra stare bene e il mio cuore ricomincia a battere. La stringo a me prima di trovare la forza di riportarla a casa.
Vorrei prenderla in braccio ma lei me lo impedisce. «No, ti prego.» Quasi urla quando insisto. «Non vorrei si preoccupassero per me.» La vedo stringere i denti per il dolore ma non riesco a farla ragionare, riesco solo a sorreggerla mentre nella notte torniamo indietro fino all'ospedale. Voglio che Maxsim la controlli e stavolta ignoro le sue proteste.
«Odio il fatto che non devi prenderti cura di te stessa.» Mi agito vedendola chiudere gli occhi non appena si siede su di un lettino lasciato libero. Prendo subito il disinfettante e le tampono le ferite che ha sul viso e sulle mani. La rabbia mi riporterebbe da lui se non avessi altro di più importante da fare.
«Io sto bene se le persone a me care stanno bene.» Cazzate.
«Tu stai bene se ti curi e ti lasci andare come tutti gli altri.» La guardo serio mentre le alzo il mento per passare la garza sul labbro insanguinato. «Così dai modo a chi tiene a te di saperti sana.» Come non capisce. «Io per esempio ho il bisogno di sapere che stai veramente bene.» Mi trema la voce mentre lo dico. «Perché ho avuto paura che ti facesse del male e il vederti dire che stai bene quando non riesci neanche a camminare non mi fa stare tranquillo.» La sua mano sale a stringere la mia e io scosso ho bisogno di quella sicurezza che le dico. Le fisso gli occhi che alle mie parole si riempiono di lacrime. Brillano come le stelle che amo osservare. «Il tuo preoccuparti sempre per gli altri è ammirevole e ti fa onore ma, ti prego, dai modo agli altri di farlo con te.» La supplico. Una lacrima scivola via silenziosa dalle sue ciglia bionde. La vedo correre fino a fermarsi sul suo labbro superiore che trema mostrandomi finalmente un sentimento.
«Mi fa male ogni parte del mio corpo.» Bisbiglia a fatica lasciando che altre lacrime seguono la prima. Le passo il pollice ad asciugare il suo dolore mentre la ascolto attentamente. «Ma sono un dottore, so che questo lo posso curare e quindi non è un problema. Non avrebbe senso lamentarmi per questo, quando so cosa avete passato tu e gli altri. È stato brutto per tutti.» Resto in attesa che continui con gli occhi sempre incollati ai suoi. In quella penombra le sue iridi azzurre sono blu notte con striature gialle, il cielo notturno. Le prendo le mani fra le mie. Il suo tono ferito mi lacera l'anima. «Ma grazie a te ho solo graffi e lividi, non è riuscito a farmi altro. Perché lo hai fermato subito e perché mentre...» Chiude gli occhi con sofferenza prendendo coraggio. «Mentre cercava di abusare di me...» la voce le trema e il mio stomaco si contrae. La sua mano si sposta sulla mia guancia circondandola. «Io pensavo a te. Mi hai dato la forza di sopportare con la tua dolcezza, con il modo unico che hai di toccarmi e di farmi sentire preziosa...» Vorrei dirle che è così, lei è qualcosa di inspiegabile per me. «Con il tuo essere semplicemente te stesso. E allora nonostante la paura e la rabbia ho deciso che se anche fosse riuscito nel suo intento non gli avrei mai dato modo di distruggermi.» La guardo come merita, come un fiore raro di cui prendersi cura.
«Lo avrei ucciso.» Le mormoro sincero. Io che odio la violenza. Appoggio la mia fronte alla sua e i nostri nasi si sfiorano.
«Lo so. Ma per fortuna ti sei fermato.» Si allontana per guardarmi ancora. «Non volevo ti macchiassi di una cosa del genere perché io stavo bene visto che tu eri con me. Perché ora so che mia sorella e Irina sono salve e perché ora che siamo qui, non mi importa dei graffi o del resto perché so che tu me li curerai. Mi farai dimenticare tutto.» Ecco perché le persone come lei ti stupiscono. Perché quando decidono di parlare il tuo mondo diventa il loro.
Poso la garza sul tavolino accanto al letto e le prendo il viso fra le mani e poi inizio a baciare ogni millimetro della sua pelle, dagli occhi alle guance, dalla mandibola alla mia perdizione le sue labbra. Baci delicati ma pieni di amore e tenerezza. Lei sospira sollevata e io le accarezzo i capelli mentre continuo la mia cura. Con gli occhi aperti vedo i suoi chiudersi e le sue labbra aprirsi in un lieve sorriso.
Non mi fermerei mai perché oltre a tentare di farle dimenticare il dolore che ha provato sto tentando di risanare anche il me stesso che era andato fuori di testa.«Anastasya!» L'urlo di Hanna mi fa allontanare. Faccio un passo indietro e lascio che le due sorelle si abbraccino in questo momento in cui tutto è risolto ma le cattive intenzioni aleggiano ancora su di noi e sui nostri animi. Poco dopo si unisce alla stretta anche Irina aggiungendo i suoi pianti a quelle delle due ragazze. Impotente mi sposto più indietro, mi giro un attimo verso il muro e mi porto le mani al volto come a cancellare le ultime ore. Vengo raggiunto da Dimitri che è altrettanto sconvolto.
«Aleksander...» Si avvicina e parla piano per non farsi sentire.
«Oh, Dimitri, non ti avevo sentito.» Riporto le mani giù infilandole dentro le tasche. Ci spostiamo leggermente per lasciare loro un po' di privacy.
«Vasilii ha portato tutti dal comandante e verranno messi in punizione per due giorni.»
«Che stronzata.» Sbuffo schifato.
«Lo so, ma siamo in guerra non è un'esercitazione e quegli idioti ci servono.» Fanculo. «Yari è quello messo peggio. Ci sei andato giù pesante.» Annuisco. «Maxsim è dovuto andare a controllarlo e il suo pene ha riportato diverse lacerazioni e ne sono fottutamente contento.» Sono certo stia sorridendo e anche io. Ascolto le sue parole guardando fuori nel buio e non provo rimorso e ora capisco di non essere il solo a pensarla così. Mi sbatte la grande mano sulla spalla e io ne provo soddisfazione ed è orribile da parte mia, anche se quel mostro aveva superato ogni limite. «Comunque, con loro fuori uso domani potremo agire indisturbati.» Una fitta allo stomaco mi fa inclinare in avanti mentre la mia mano corre a massaggiare la parte sofferente.
«Si, sembra davvero perfetto.» I suoi occhi mi scrutano e subito io distolgo lo sguardo, non gli piacerebbe cosa mostrano.
«Cazzo, Ale, ma proprio di lei dovevi invaghirti. Cazzo!» Mi strattona ancora più lontano. Non sono riuscito a nascondermi. «Cazzo!» Ripete appoggiandosi al tavolino davanti a me. «Lo sai vero che dobbiamo farle andare, è per il loro bene.»
«Dimitri, tranquillo.» Alzo gli occhi su di lui con un mezzo sorriso, ho il labbro che mi fa male. «Le porteremo via e io, e io me ne farò una ragione.» Ho bisogno di lavare le mani con l'acqua gelata, per lenire il dolore.
«Ma dico Ale, sono passati quanto dieci giorni come... come?» Non posso credere che il romantico Dimitri mi chieda questo.
«Secondo te lo so?» Lui mi guarda dispiaciuto. «Mi sono ritrovato a questo punto praticamente subito.» Sospiro per la triste realtà. «Doveva andare così.» Mi tiro su, il discorso è finito.
«Aleksander...» Apro le braccia e Hanna si fionda fra di esse. «Puoi dormire con noi, ti prego?» Come potrei rifiutarmi. Alzo gli occhi su Anastasya che ci osserva con gli occhi lucidi.
«Ma certo piccola, ora andiamo tutti a farci una doccia e poi riposeremo un po'. La sostengo e, come tante volte è accaduto, mi avvio con lei nelle stradine buie. Anastasya cammina dietro di noi abbracciata a Irina e sono certo di sentire il suo sguardo accarezzarmi la schiena.
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Con la Forza di un Carro Armato
RomanceAnastasya è una laureanda in medicina piena di sogni e di speranze. Ha appena finito la sua prima settimana all'ospedale di Kiev, la sua città ed è pronta a festeggiare con la sua famiglia il contratto a tempo indeterminato. Per realizzare il suo so...