Anastasya
Ho dovuto attendere tutto il giorno per aprire la busta che ora tengo in mano e che non ho idea di cosa possa contenere. Aleksander non è ancora rientrato e mi sento logorare dall'ansia. Ho così paura che possa capitargli qualcosa. Non vista lascio che una lacrima scivoli via. È importante per me quello che ci siamo detti e non me ne sono pentita al risveglio né alla luce delle notizie orribili che ho letto ieri. L'Ucraina sta soffrendo. Kiev non è più quella che ricordo, ed è tutto un incubo, ma nonostante tutto io sento questo sentimento battere dentro incessante e non riesco ad arrestarlo. È un fiume in piena che mi ha travolto al primo incontro e che ora non riuscirei a fermare neanche volendolo.
Mi asciugo la lacrima velocemente, non voglio che Irina o Hanna mi vedano debole, hanno bisogno della mia forza. Faccio passare il dito fra la carta e tiro fuori il contenuto restando senza fiato. Una foto, una breve lettera e una cartina. Con mani tremanti avvicino la foto alla luce del tavolo e la meravigliosa persona che è l'uomo che riempie i miei pensieri si mostra facendomi battere il cuore.
Non attendo altro tempo. «Irina, vieni presto!» mi volto verso la mia amica con un grande sorriso sul viso.«Che c'è?» Stranita mi si avvicina mentre Hanna resta a guardarmi da seduta.
«Guarda! guarda!» Allungo il braccio verso di lei mostrandole la foto. I suoi occhi incuriositi sbirciano l'immagine per poi riempirsi di lacrime. Crolla nel letto vicino a me con fra le mani la carta che trema per i suoi singhiozzi. «Ha la data di ieri sera. Hai visto?» Le faccio notare i numeri in alto che indicano le coordinate dove è stata scattata e l'orario.
«È vivo.» Mormora accarezzando quei lineamenti da lei tanto amati. «È vivo.» Non riesce a frenare quelle lacrime di gioia.
«Cara Irina, mi dispiace che tu debba sopportare l'angoscia di non sapere dove si trovi l'uomo che ami.» Con voce flebile leggo quel foglio scritto a mano che accompagnava la foto. «Penso sia orribile da sopportare il non sapere se sta bene. Se è vivo. Ti ho vista così triste in questi giorni che ho sperato di darti un pizzico di felicità con questo piccolo gesto.» Mi sembra di vederlo fare tutto questo nella sua tenda poco prima di andare via. «Nonostante la guerra ci descriva come nemici io non potrei mai considerarci così. La foto di Andrew è stata scattata ieri sera a Leopoli. La città ha subito un grande attacco iniziale.» È difficile leggere queste parole. «Abbiamo distrutto l'aeroporto. L'area è stata colpita da tre missili, uno caduto vicino alla torre delle comunicazioni. Il secondo, come dicevo, ha colpito l'aeroporto e infine l'ultimo una raffineria di petrolio a circa un chilometro e mezzo dal centro di Leopoli. Sarò sincero, sono previsti ulteriori attacchi e riguarderanno le centrali elettriche ma non ci saranno scontri per via terra o di altro tipo con i militari che sono la.» Faccio fatica a proseguire, sento il fiato accorciarsi sempre più. «Ora che so del tuo Andrew farò in modo di tenerlo d'occhio e informarti su tutto. Spero di lenire quel peso che ti porti dietro.» Come vorrei che lui fosse qui. «Avrei voluto darti tutto di persona e poter rispondere alle tue domande ma purtroppo sto per partire e non so bene quando tornerò e non volendo aspettare o deciso di farti avere tutto.» Dove sei Aleksander? «Un'ultima cosa posso fare per te. Se seguirete le indicazioni sulla mappa troverete il tuo cellulare così potrai chiamare lui e la tua famiglia. Non dovete parlare di niente che ci riguardi o che è in questa busta e dovranno essere chiamate brevi quaranta secondi al massimo. Mi raccomando, sarebbe rischioso per voi e per me e io voglio farti questo dono e fidarmi di te. Vi prego di bruciare tutto non appena lo avrete letto, anche la foto. Con affetto Aleksander.» Finisco quella lettura piangendo io stessa. Ha messo a rischio la sua vita per noi e io mi sento scoppiare di amore per lui. Come lo vorrei qui. Come vorrei risentire il suo calore.
Stiamo piangendo tutte e per proteggerlo sto già strappando quella lettera tenendo per me il PS. "Sono certo che sia stata tu a leggere ad alta voce le mie parole, Anastasya, e quindi voglio dirti una cosa: anche se sarò lontano sarai al centro dei miei pensieri sempre. Non scherzavo su niente questa notte. Spero di tornare da te e che tu mi voglia ancora. Tuo Aleksander." Strappare quelle righe mi fa stare male perché le ha scritte lui. Perché sono tutto quello che ho di lui al momento. Il rumore che accompagna i miei movimenti è difficile da sopportare, ma continuo fino a ridurre in piccoli quadratini illegibili quel breve messaggio che ci mostra quanto buono sia l'uomo che mi stupisce ad ogni gesto. Sento tremare il mio petto quando mi concedo mentalmente di considerarlo mio e non mi accorgo che dopo un bacio Irina sta compiendo i miei stessi gesti, singhiozzando silenziosamente. Hanna è rimasta in disparte tutto il tempo e quando mi sento in grado di alzare lo sguardo lo poso su di lei preoccupata. I suoi occhi mi scrutano non so da quando e la consapevolezza che lei sappia, nonostante la sua giovane età, il cosa quel gesto ha rappresentato per me mi fa smettere di piangere. Asciugo le guance con il dorso delle mani e quando ho ritrovato un po' di controllo anche l'espressione di mia sorella cambia. Un dolce sorriso le incurva le labbra.
«Ho capito subito che era speciale. Come te del resto.» Non riesco a negare quella verità non ora che lui mi manca così tremendamente. Porto i miei capelli dietro le orecchie mostrando senza vergogna i miei sentimenti per lui, il sorriso di Hanna cresce e io sono contenta che lei approvi e non voglio pensare alle difficoltà che incontreremo, non voglio quell'incertezza guastare quello che invece voglii sentire senza privazioni: i miei sentimenti per lui.
«Quando possiamo andare Ana?» Irina indica l'ultimo foglio sulle mie gambe.
«Dobbiamo essere certe che dormano tutti.» Guardo le scritte che ci ha lasciato Aleksander e vedo subito in alto anche l'indicazione dell'orario in cui farlo. Guardo al mio polso il regalo dei miei genitori per il mio ultimo compleanno e vedo che manca poco più di un'ora.
«Aleksander ci consiglia fra un'ora. Abbiamo il tempo di memorizzare tutto e distruggere anche questo foglio.» Le indicazione sono molto semplici e fanno riferimento a luoghi o cose che conosciamo bene è stato molto bravo a descrivere il campo e in poco tempo abbiamo la certezza di sapere dove si trovi. Hanna ci conferma essere la tenda di Aleksander. Io e Irina non ci siamo mai state ma lei si, è anche diverse volte, ed è certa che la mappa indichi quel luogo. Con minor convinzione mi preparo a strappare anche quella.
«No aspetta.» la mano di Irina mi ferma spostandosi sulle mie. «E se avessimo capito male? Non avremmo modo di recuperare.»
«È troppo rischioso Irina.» Le sue dita si stringono.
«Ma poi io non avrei più modo...» Capisco la sua paura ma la mia è più grande.
«Hai visto la foto Irina. Non possiamo rischiare la vita di Aleksander.» Cerco di farla ragionare anche se, nonostante il bene che le voglio, sarei disposta a litigare pur di proteggere lui.
«Hai ragione. Fa pure.» Mi libera dalla sua stretta e io distruggo anche quel foglio. «È ora di andare.»
Apro la tenda lentamente e i ragazzi compreso Dimitri dormono profondamente. Lascio cadere i pezzettini nel fuoco al centro del piccolo accampamento e solo quando li vedo bruciare sono pronta a proseguire verso la tenda di Aleksander.
La notte è buia e la strada poco illuminata ma mi sembra di averlo accanto a me. Di sentire le sue indicazioni sussurrate e di percepire la sua protezione in quella piccola avventura.
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Con la Forza di un Carro Armato
RomanceAnastasya è una laureanda in medicina piena di sogni e di speranze. Ha appena finito la sua prima settimana all'ospedale di Kiev, la sua città ed è pronta a festeggiare con la sua famiglia il contratto a tempo indeterminato. Per realizzare il suo so...